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 2014  luglio 09 Mercoledì calendario

OPPIDO, L’ORO DEI BOSS E IL CADAVERE AI MAIALI

L’oro dei boss va alla Madonna e chi lo tocca muore. Il confine tra ’ndrangheta e Chiesa a Oppido Mamertina non esiste. In questo pezzo di Calabria, sperduto tra le campagne della Piana di Gioia, l’uomo d’onore è anche un uomo devoto. Un filo rosso lega i clan sanguinari della provincia di Reggio all’ipocrisia di alcune tonache che fanno finta di non vedere chi porta in spalla la statua della Madonna delle Grazie.
Le polemiche nate dopo l’inchino della vara davanti alla casa del boss Giuseppe Mazzagatti sono solo l’ultimo esempio, forse il più banale, di questo rapporto perverso. Il comandante della stazione dei carabinieri Andrea Marino ha fatto saltare un tappo di una situazione esplosiva che si trascinava da anni. Il militare, che ieri ha ricevuto i vertici dell’Arma giunti a Oppido per complimentarsi con lui, ha addirittura tentato di non arrivare a gesti eclatanti avvertendo il parroco don Benedetto Rustico, i portatori della vara e l’amministrazione comunale di non fare girare la statua in direzione dell’anziano padrino. L’inchino c’è stato lo stesso. Il sindaco, Domenico Giannetta, sarebbe stato informato in anticipo dal maresciallo che, da lì a poco, avrebbe abbandonato la processione invitandolo a defilarsi. “Non posso farlo – sarebbe stata la risposta del primo cittadino, tessera del Nuovo Centrodestra – Come faccio ad allontanarmi?”. Il carabiniere non ha battuto ciglio. Ha lasciato la processione dando l’ordine ai suoi uomini di filmare cosa stava succedendo. La Madonna ha omaggiato la ’ndrangheta come è sempre avvenuto.
Ci sono tre pagine sulla scrivania del procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. In due di queste c’è un elenco di nomi, circa una sessantina. Tutti i portatori della vara. Ancora non ci sono indagati. Sono in corso gli accertamenti e presto una decina di loro potrebbero essere iscritti nel registro della Direzione distrettuale antimafia.
Tra questi anche alcuni soggetti imparentati con gli uomini della cosca. Come Francesco Bonina, fratello di Rocco Bonina arrestato nell’operazione “Erinni”. Non è il solo. Molti dei sessanta portatori della vara hanno precedenti penali. Alcuni per mafia altri per reati minori. I più devoti però quest’anno non c’erano. Sono in carcere perché arrestati nel novembre scorso. Erano i figli e i nipoti del boss omaggiato dalla Madonna. Negli anni scorsi, infatti, tra i portatori della vara c’erano Francesco e Giuseppe Mazzagatti. Ma anche Francesco Raccosta, dato in pasto ai maiali, dopo i contrasti con la famiglia mafiosa di Oppido Mamertina. Sotto la statua della Madonna, prima di essere arrestati, c’erano pure i suoi carnefici, Pasquale Rustico (cugino del parroco) e Simone Pepe. Quest’ultimo, dopo aver massacrato Raccosta a sprangate, ancora morente lo ha fatto divorare da una scrofa di oltre 200 chili.
Proprio nelle pieghe dell’inchiesta Erinni, la “devozione” del clan alla Madonna si percepisce con tutta la sua crudezza. È lo stesso Simone Pepe che spiega cosa è successo ai ladri che, una volta, si sono intrufolati nella chiesa di don Benedetto Rustico: “Calcola che a questa Madonna delle Grazie gli hanno rubato l’oro. Calcola che alla Madonna delle Grazie gli avevo dato l’oro mio quando ho fatto il voto no? Tutti quelli che gli hanno rubato l’oro, erano in tre, sono morti tutti, ammazzati”. L’ordine era del suo patrigno Domenico Bonarrigo che gli disse: “Vediamo chi cazzo è stato, ammazziamolo e ce lo leviamo dal cazzo”.
L’oro dei boss va alla Madonna e chi lo tocca muore.
Lucio Musolino, il Fatto Quotidiano 9/7/2014