Marco A. Capisani, ItaliaOggi 9/7/2014, 9 luglio 2014
UNITÀ, L’INDEBITAMENTO SALE DI 700 MILA EURO AL MESE
L’indebitamento dell’Unità ha raggiunto quota 30 milioni di euro e s’ingrossa, ogni mese di pubblicazioni che passa, di altri 700 mila euro. Ecco il motivo per cui il quotidiano del Partito democratico (Pd) ha tempo solo fino alla fine di luglio per trovare nuovi investitori, dopo che la casa editrice Nie è stata messa in liquidazione a metà giugno. L’azionista di riferimento Matteo Fago (al 51% della Nuova iniziativa editoriale) ha già presentato una sua proposta per rilanciare il quotidiano e l’offerta è oggi al vaglio dei liquidatori. Anche Daniela Santanchè (a capo della concessionaria pubblicitaria Visibilia ed esponente del Popolo delle libertà) ha chiesto di visionare i dati societari della testata fondata nel 1924 da Antonio Gramsci, nel cui capitale è presente peraltro un’altra esponente del Pdl (l’ex senatrice Maria Claudia Ioannucci con una quota del 14% e contro cui la redazione ha scioperato più volte, avendo una storia politica incompatibile con quella dell’Unità).
Ieri, intanto, i giornalisti del quotidiano diretto da Luca Landò hanno lanciato online un videomessaggio in cui chiedono l’intervento del segretario Pd (e capo del governo) Matteo Renzi perché «per salvare l’Unità non è più tempo di parole». Chiedono inoltre che vengano vagliate solo quelle proposte con un valido piano industriale, visto che la redazione «non conosce la cifra esatta che servirebbe per salvare il giornale ma «ci è stato detto che l’Unità potrebbe avere parità di bilancio vendendo 26 mila copie al giorno e noi con gli inserti di questi mesi ne abbiamo vendute il triplo. Il problema è quindi avere una distribuzione intelligente e un piano industriale all’altezza del mercato reale». Secondo le ultime rilevazioni Ads, però, l’Unità ha diffuso a maggio 24 mila copie tra carta e digitale. È verosimile pensare allora che il traguardo delle 26 mila copie, per raggiungere il break-even, presupponga comunque una struttura dei costi inferiore, nonostante il giornale abbia attraversato diversi stati di crisi, chiuso le redazioni locali e rinunciato a essere distribuito in Sicilia, Sardegna e Calabria.
Di certo c’è che mancano ormai tre settimane alla scadenza di fine luglio, quando il giornale dovrà probabilmente portare i libri in tribunale in assenza di nuovi soci, e gli stessi lavoratori vantano ancora crediti per circa un milione di euro nei confronti della Nie. Ai giornalisti, per esempio, devono essere versati gli stipendi di maggio e giugno.
Quello che deve aver spiazzato in redazione è in primo luogo che Fago abbia avanzato da solo la sua proposta e non insieme con Maurizio Mian, l’altro azionista che detiene una quota del 18%, e in seconda battuta che non si siano fatti avanti finora nemmeno i Pessina, famiglia lombarda di costruttori data come disponibile a fornire nuova liquidità. Il timore in redazione diventa quindi che eventuali investitori vogliano aspettare la chiusura del giornale per poterlo rilevare in un secondo momento a un prezzo minore. «Chi arrivi un minuto dopo il fallimento per comprare la testata a prezzi stracciati», hanno concluso i giornalisti in un comunicato, «non lo considereremo un salvatore ma solo uno speculatore».
Marco A. Capisani, ItaliaOggi 9/7/2014