Francesco Palmas, Avvenire 9/7/2014, 9 luglio 2014
L’INCUBO DEI MISSILI M-75
Sono il sempiterno spettro di Israele: i famigerati razzi terraterra di Hamas e della Jihad, cresciuti negli anni in numero e qualità. Nemmeno Tel Aviv si può più sentire al sicuro, distante appena 70 chilometri dalla Striscia. I bombardamenti del novembre 2012 non hanno fatto che confermarlo: i «Fajr-5», da 75 chilometri, sono ormai a Gaza. I palestinesi ne hanno prodotto perfino una variante locale, ribattezzandola «M-75» e chiudendo un cerchio che parte in origine dalla Cina e dai suoi «WS-1», finiti in maniera un po’ improvvida nelle mani degli ayatollah iraniani, subito pronti a copiarli e a cederli agli estremisti levantini. I palestinesi sono soliti spararli da lanciatori o supporti improvvisati, e ne hanno adattato alcune decine anche per l’impiego da autocarri. Inutile dire che i «Fajr-5» sono fra i bersagli principali dell’aviazione israeliana, insieme alle piattaforme di lancio dei «Fajr-3» (43 chilometri), che espongono il cuore di Israele alla minaccia missilistica. Ma Hamas ha molteplici atout: fra i 10mila vettori di cui dispone, i pezzi da 122 mm «Grad-P» sono fra i calibri più efficaci, in genere di origine russa se provenienti dalla Siria e cinese se in arrivo dall’Iran. Infine, ci sono gli autoctoni «Qassam», epitome dei progressi del gruppo Hamas: da 2-3 chilometri di gittata iniziale sono arrivati oggi a 40.