Ugo Bertone, Libero 9/7/2014, 9 luglio 2014
CON DRAGHI GLI UTILI DELLE BANCHE SU DEL 5%
La luna di miele è già finita? Manco il tempo di brindare al successo degli aumenti di capitale delle banche italiane e sul settore si è scatenata una vera e propria tempesta che, per la verità, ha più di una spiegazione. Ma rischia di nascondere le opportunità d’autunno, quando entreranno sul mercato i quattrini della Bce e, non meno importante, usciranno i risultati degli esami sulle aziende di credito. Proviamo a capirci qualcosa.
La congiuntura offre più di una spiegazione al crollo che ha investito Monte Paschi, Popolare di Milano (entrambe -6%) e non ha risparmiato in pratica nessuna banca. Si può scegliere tra la frana delle banche impegnate nell’Est Europa, lo scandalo che ha colpito la holding Espirito Santo, in mano alla famiglia più potente del Portogallo. Oppure collegarsi alle multe in arrivo da New York: dopo Bnp Paribas è la volta di Commerzbank, colpevole di aver fatto affari con l’Iran. Ma , almeno per quel che riguarda l’Italia, la ragione delle vendite si trova in unn articolo di The Wall Street Journal di mercoledì: le autorità di Basilea (i banchieri che dettano le regole sui bilanci) stanno valutando con molta serietà l’ipotesi di imporre accantonamenti a fronte dei titoli di Stato in carico nei bilanci bancari. Finora i Bot e i Btp sono stati giudicati a rischio zero, perciò non hanno assorbito capitale come avviene per gli impieghi ai clienti. Ma , sotto la pressione della Bundesbank, le regole potrebbero cambiare presto. E per le banche italiane, che in magazzino hanno 400 miliardi di titoli di Stato, si profila il rischio di dover accantonare cifre robuste a danno degli impieghi. Proprio l’opposto di quel che si ripromette Mario Draghi con il varo dei prestiti Tltro.
Il banchiere romano si è spinto a prevedere che le otto operazioni che la Bce effettuerà di qui al 2016 faranno affluire fino ad un massimo di mille miliardi nelle banche dell’eurozona purché vengano poi prestati a famiglie e, soprattutto, imprese. Gli analisti di Natixis si sono spinti a esaminare nel dettaglio le varie, non semplici, manovre del piano Draghi, comprese le Vltro (manovre di rientro dell’esposizione verso la banca centrale). In estrema sintesi emerge che: a) il pacchetto Draghi entrerà progressivamente in azione tra settembre e fine anno (400 miliardi) prima di far refluire parte della liquidità ad inizio 2015; b) l’iniezione complessiva di liquidità, se si tiene conto di tutti i meccanismi innescato dalla Bce, raggiungerà probabilmente una cifra tra 550 e 685 miliardi. Una cifra importante, che favorirà una volta tanto le banche di casa nostra. Secondo le proiezioni di Natixis, infatti, grazie al calo degli spread e al miglioramento delle condizioni di credito, le banche della periferia guadagneranno l’1,8% in più. Ma per le banche italiane il beneficio sarà triplo: in media il 5,5%. Insomma, le premesse sembrano buone, purché l’esame della Bce, affidato ad arbitri sottoposti al condizionamento psicologico della Bundesbank non fischi troppi rigori contro le 15 aziende sotto esame. Il sospetto c’è: le banche italiane, come si è visto, possono essere un buon affare. Ma l’occasione può esser ancora migliore dopo una limatura ai prezzi o la prospettiva di cessioni, fusioni e tutto quel che potrà avvenire dopo i test europei. La sensazione è che, dopo la pioggia, l’estate allo sportello sarà rovente.