Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 09 Mercoledì calendario

«LE SCARPE COLORATE SONO UN ABOMINIO OMOSESSUALE»


MOSCA — In Russia c’è chi è felice per l’eliminazione della nazionale dal Mondiale brasiliano. Non certo Fabio Capello che sperava di superare almeno la fase a gironi. Non certo i tifosi. Ad essere contento per la fine dell’avventura alla Coppa del Mondo è Alexander Shumsky, un influente prete ortodosso russo che si è rallegrato apertamente del fiasco sul campo perché ha permesso alla nazionale di non continuare a partecipare a una competizione da lui definita come «abominio
omosessuale». Nello specifico, Shumsky se la prende per l’uso di scarpe da calcio colorate da parte dei giocatori e per il taglio di capelli sfoggiato da certi campioni. E lo fa con parole dure e inequivocabili: «Indossare scarpe rosa o blu è come mettere delle mutandine o dei reggiseno» ha scritto il prete nella sua rubrica sul sito cristiano «Linea del popolo russo». Insomma, sarebbe un po’ come promuovere l’arcobaleno della comunità Lgbt, fare propaganda gay, pratica vietata da una controversa legge russa, che ha già
sollevato molte polemiche in tutto il mondo anche alle Olimpiadi di Sochi del febbraio scorso.
Al sacerdote non è andato giù soltanto il design dai colori vivaci delle scarpette proposto dai maggiori brand sportivi nello sforzo di catturare qualcosa dell’atmosfera del carnevale brasiliano. Shumsky si è detto offeso anche dall’«impensabile»
acconciatura di alcuni giocatori brasiliani. «L’ideologia liberale del globalismo — aggiunge — vuole chiaramente opporsi alla Cristianità col calcio. Ne sono sicuro». E conclude: «Quindi sono felice che i giocatori russi abbiano fallito e, grazie a Dio, non partecipino più a questo «abominio omosessuale».