VARIE 8/7/2014, 8 luglio 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - GRILLO E LE RIFORME
DA REPUBBLICA DI STAMATTINA
TOMMASO CIRIACO
TOMMASO CIRIACO
ROMA .
L’inimmaginabile si consuma tra le tende di broccato e le tele antiche dello studio di Luigi Di Maio. In un pomeriggio rivoluzionario, il Movimento cinque stelle pronuncia “dieci sì” al Pd sulla riforma elettorale, mentre il vicepresidente della Camera assume fragorosamente il comando dei pentastellati. In poche ore, al culmine di un confuso ping pong di accelerazioni e frenate, Gianroberto Casaleggio impone la linea del confronto, piegando Beppe Grillo e mortificando la sua furia telefonica.
L’epicentro del caos è il quartier generale di Di Maio. È ancora mattino quando il Pd annulla con una nota del capogruppo l’atteso streaming sulle riforme. Serve una risposta scritta, segnalano i democratici. Lo staff comunicazione del Movimento entra in fibrillazione, si decide di convocare al volo una conferenza stampa. Senza Grillo, che pure qualcuno nel Movimento segnala in arrivo a Roma. «Nessuna spaccatura», ordina il guru.
Di fronte ai giornalisti, Di Maio si dice «esterrefatto» dal Pd e giura che d’ora in avanti parlerà solo con Renzi. Non ribalta il tavolo, però, perché questa è la linea del cerchio magico: «Non vogliamo farlo saltare», giura il “reggente”. Come gesto di buona volontà, anzi, i grillini compiono una mossa che complica lo schema del Pd: elencano i dieci sì al confronto, ipotizzano una legge elettorale con il ballottaggio che assegna alla lista vincente il 52% dei seggi. Per il primo turno suggeriscono proporzionale puro e preferenze.
Pochi minuti e il vicesegretario Lorenzo Guerini lascia intravedere un spiraglio per riaprire la trattativa. È in quel preciso istante che, come un fulmine, si scarica l’ira di Grillo. Improvvisa,
spazza via ogni velleità di dialogo: «Un confronto democratico e trasparente è oggi impossibile ». Peggio, i grillini «non possono essere trattati come dei paria da sbruffoni della democrazia. Abbraccio i ragazzi che si sono fatti prendere in giro da questi falsi e ipocriti che parlano di 10 punti, del documento... Da consegnare a casa di chi?». L’ultimo ragionamento è un grido di battaglia: «Non concediamo più un millimetro. Basta, adesso opposizione vera e dura. Stiamo scivolando lentamente verso una dittatura a norma di legge».
La base, in rivolta fin dal mattino sul blog e infuriata con i dem, esulta. Come i falchi: «Abbiamo avuto fin troppa pazienza — dice del Pd Andrea Colletti — noi possiamo stare al tavolo fino a un certo limite, che è stato però valicato». Tutto finito? Neanche per idea. Il Movimento vive ore drammatiche, Di Maio chiama a raccolta alcuni fedelissimi come Danilo Toninelli, Ilaria Loquenzi e Silvia Virgulti. Rocco Casalino chiude a chiave la porta. La tensione è altissima, il telefono bollente. Il vicepresidente, maniche di camicia arrotolate, concorda con il guru la correzione di rotta del comico
genovese. Sentono anche Beppe. Poco dopo sul blog — scopre l’Espresso — scompare per un po’ la parte più dura dello stenografico del leader. E si assiste a una retromarcia bruschissima: «Il M5S ha il dovere di migliorare la legge elettorale e ci proverà fino in fondo. Tra il mio intervento e la conferenza stampa di Di Maio non vi sono contraddizioni».
Ci sono, invece. Ed esplodono a sera, quando dopo un lavoro certosino affidato ad Aldo Giannuli, arrivano le dieci risposte a Renzi: «Così il Pd non avrà più alibi». Preventiva, arriva pure la precisazione: «Non c’è contraddizione fra il gruppo e Grillo». La fotografia della rivoluzione consumata tra i pentastellati non sfugge però a nessuno: «Per me Luigi ha segnato un punto — sostiene l’avversario-amico Roberto Giachetti — costringendo Grillo a fare marcia indietro». La pattuglia parlamentare assiste allibita, disorientata. Tacciono i legionari della prima ora. Ma mugugnano, soprattutto quando a sera scoprono che Di Maio è ospite di Mentana in Tv. Eppure Beppe aveva ”scomunicato” il piccolo schermo solo pochi giorni prima.
EZIO MAURO IN TV
Giorni decisivi per il nuovo Senato. Si vota in aula dalla prossima settimana. Il sì del M5S ai dieci punti dei democratici. L’incognita dei 60 contrari di destra e di sinistra. Consumi, record negativo dal 2004. I danni del maltempo nel Nord Italia. Brasile 2014, senza Neymar e Thiago Silva la Selecao contro la Germania.Il commento del direttore Ezio Mauro in apertura della riunione della redazione del mattino. Gli interventi dei responsabili dei settori. Le nostre telecamere dentro Repubblica
TIZZONE ARDENTE
FRASI CANCELLATE DAL BLOG
REPUBBLICA.IT
ROMA - Ore decisive per le riforme. Mentre i capigruppo del Senato si riuniscono per tentare di dettare una tempistica all’iter di approdo a Palazzo Madama (l’obiettivo è giungere al voto sul testo del ddl Boschi martedì prossimo anche se l’aula di domani resta fissata), si è concluso un vertice tra il ministro Maria Elena Boschi, la relatrice Anna Finocchiaro (Pd) e il capogruppo Fi, Paolo Romani per mettere a punto l’emendamento al ddl sulle riforme istituzionali che introduce il criterio della proporzionalità nell’assegnazione dei seggi senatoriali, così come chiesto da Forza Italia. L’altro relatore, il leghista Roberto Calderoli, è bloccato a Milano per le conseguenze di un infortunio (si è fratturato tre dita di una mano, ndr), ma si attende il suo rientro a Roma - con tutta probabilità domani - affinché apponga anche la sua firma sotto il documento.
LEGGI Napolitano: "Basta rinvii" / Ma 60 dissidenti fanno paura
Renzi ai frenatori. Intanto, a intervenire sull’argomento e a mandare un messaggio inequivocabile ai ’dissidenti’ interni ai partiti - dal Pd a Fi passando per Ncd, M5S e Sel - è stato stamani il premier Matteo Renzi che durante il Digital Venice ha parlato della riforma del Senato e ha detto: "Noi le riforme le facciamo, è giusto farle perché l’Italia toni a essere leader. Piaccia o no a chi vuole frenarci, il risultato a casa sulla riforma costituzionale, sulla legge elettorale, sul lavoro, sulla giustizia, noi lo portiamo. Per voi magari è normale, per un politico italiano è una rivoluzione". Il governo è determinato a portare a casa il risultato delle riforme perché "vogliamo troppo bene al Paese per lasciarlo a chi dice solo no e disfa i progetti altrui".
LEGGI Senato, l’accordo di maggioranza in 20 emendamenti
Titolo V. In serata, la commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato il nuovo Titolo V nel testo base che ricalca il ddl del governo sulle riforme. E’ stato approvato anche un sub emendamento dell Nuovo centrodestra, a prima firma Maurizio Sacconi, che introduce in Costituzione dopo "gli indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno" le parole "uniformati a criteri di efficienza", ossia i costi standard per le spese degli enti locali per quanto riguarda l’autonomia finanziaria. Le modifiche riguardano gli articoli 117 e 119 della Costituzione. Rispetto al testo del governo, aumentano le competenze per le Regioni.
Pd-M5S. Sul fronte legge elettorale, invece, i grillini - dopo la svolta di ieri con la risposta scritta ai 10 punti del memorandum stilato dai dem - continuano a muoversi sul tavolo della discussione. Il pentastellato Luigi Di Maio twitta: "Ieri abbiamo risposto al Pd ufficialmente (per la seconda volta). Ora battano un colpo. Non ci sono più alibi".
A questo punto, di sicuro c’è che l’incontro Pd-M5S, saltato nei giorni scorsi, si farà. L’annuncio lo ha dato il vicesegretario del Nazareno, Lorenzo Guerini: "Abbiamo finalmente ottenuto le risposte alle domande che avevamo posto. Adesso manderemo una lettera, punto per punto. Poi faremo un incontro, la prossima settimana".
DI MAIO
Ieri abbiamo risposto al Pd ufficialmente (per la seconda volta). Ora battano un colpo. Non ci sono più alibi. http://fb.me/6XSx7w55m
LE DIECI DOMANDE E I DIECI SI’
In corsivo le dieci domande di Renzi e del Pd al Movimento Cinque stelle pubblicate qualche giorno fa e così riportate sul blog di Grillo. Di seguito le risposte pubblicate oggi sul portale del leader M5S.
1. Per noi un vincitore ci vuole sempre. L’unico modello che assicura questo oggi in Italia è la legge elettorale che assegna un premio di maggioranza al primo turno o al secondo turno. Il Movimento 5 Stelle, per esempio, ha vinto a Parma, Livorno e Civitavecchia nonostante che (sic) al primo turno abbia preso meno del 20% dei voti. Però poi al ballottaggio ha ottenuto la metà più uno dei votanti. Vi chiediamo: siete disponibili a prevedere un ballottaggio, così da avere sempre la certezza di un vincitore? Noi sì.
"Si"
Per noi quello che voi chiamate "vincitore" è il conquistatore di una vittoria di Pirro, che non garantisce in alcun modo la governabilità: speravamo che l’esperienza di "vittoria" con una schiacciante maggioranza nella scorsa legislatura vi fosse stata d’insegnamento, ma evidentemente non è così. Un modello che assicuri la certezza di un vincitore come quello disegnato nella legge Berlusconi-Renzi non esiste pressoché in nessun sistema democratico al mondo.
In ogni caso, al fine di evitare un pessima legge elettorale quale è la legge Berlusconi-Renzi nella sua attuale formulazione, e produrre un testo migliore siamo disponibili a prevedere un ballottaggio che dia ad una forza politica la maggioranza dei seggi, a condizione di evitare che la conquista del primo posto si trasformi in una corsa all’ammucchiata di tutto e il suo contrario (come è stato per l’Unione di Romano Prodi e per le coalizioni guidate da Silvio Berlusconi) che ha provocato la caduta anticipata dei rispettivi governi nel 2008 e nel 2011 nonostante la "vittoria". Per evitarlo, la nostra proposta alternativa è formulata in questi termini:
- un primo turno proporzionale privo di soglie di sbarramento, in modo da consentire a chiunque di correre per il Parlamento e colmare il deficit di rappresentatività che la legge comporta;
- in caso di superamento della soglia del 50% + 1 dei seggi al primo turno, prevediamo un premio di governabilità minimo, che consegnerebbe al vincitore il 52% dei seggi;
- nel caso in cui nessuno raggiunga la maggioranza al primo turno, è previsto un secondo turno tra i due partiti più votati, al cui vincitore viene assegnato il 52% dei seggi.
2. Siete disponibili a assicurare un premio di maggioranza per chi vince, al primo o al secondo turno, non superiore al 15% per assicurare a chi ha vinto di avere un minimo margine di governabilità? Noi sì.
"Si"
Ferme restando le obiezioni di cui alla precedente risposta, che potranno tuttavia essere sciolte dalla Corte costituzionale nella sede del controllo preventivo previsto nella riforma costituzionale, come già evidenziato siamo disponibili alla previsione di un turno di ballottaggio, nel caso in cui il primo turno non veda nessuna forza politica ottenere la maggioranza dei seggi, con il quale sia possibile attribuire un numero di seggi tali da assicurare a chi ha vinto di avere un minimo margine di maggioranza (la governabilità è un’altra cosa, per noi).
3. Siete disponibili a ridurre l’estensione dei collegi? Noi sì.
"Si"
La riduzione dell’estensione dei collegi è possibile, ma questo e altri elementi tecnici dipendono naturalmente dall’impianto complessivo della legge e da come si vuole concretamente realizzare.
4. Siete disponibile a far verificare preventivamente la legge elettorale alla Corte costituzionale, così da evitare lo stucchevole dibattito "è incostituzionale, è costituzionale"? Noi sì.
"Sì"
Siamo disponibili a far verificare preventivamente la legge elettorale alla Corte costituzionale; quello che tuttavia abbiamo urgenza di capire è in quale modo si dovrebbe introdurre questo controllo e come dovrebbe intervenire sulla legge elettorale in discussione. Il Presidente del Consiglio ha affermato nel corso del nostro ultimo incontro che la legge elettorale sarà approvata e promulgata dopo la prima lettura da parte del Senato della riforma della Costituzione. Il che significa che il controllo non sarà previsto per la legge elettorale in discussione.
Come pensate di risolvere questa contraddizione?
5. Siete disponibili a ridurre il potere delle Regioni modificando il titolo V e riportando in capo allo Stato funzioni come le grandi infrastrutture, l’energia, la promozione turistica? Noi sì.
"Si"
Siamo disponibili ad una modifica del Titolo V, sebbene riteniamo che l’impianto proposto nell’attuale riforma non sia funzionale alla risoluzione dei problemi provocati dalla riforma del 2001. Nel merito, la riforma Renzi del Titolo V prevede l’eliminazione sia della competenza concorrente Stato-Regioni, quella in cui lo Stato dettava i principi, con "leggi-quadro" per ragioni di omogeneità e le Regioni vi davano attuazione con le loro leggi, e della competenza residuale regionale, ovvero della clausola per la quale tutto quanto non era di competenza statale o concorrente spettava alle Regioni.
Nel nuovo quadro vengono definite solo le competenze statali, e quelle regionali non sono più residuali ma sono specificamente elencate. Se il problema che la riforma Renzi mira a risolvere è quello del "chi fa cosa" e quindi del contenzioso che si crea innanzi alla Corte costituzionale bloccando o invalidando numerosissime leggi, non si capisce in che modo questa riforma lo risolverebbe.
La nuova definizione di competenze non sembra essere risolutiva del problema in questione: dove finisce, ad esempio, la "programmazione e organizzazione dei servizi sanitari" (materia di competenza regionale) e dove iniziano le "disposizioni generali e comuni per la tutela della salute" (di competenza statale)? Quale opera sarà da considerarsi "dotazione infrastrutturale" (regionale) e quale "infrastruttura strategica" (statale)?
A ciò si aggiunga la previsione di una "clausola di supremazia" per la quale "su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale". Anche in questo caso, si pone il problema della grave disfunzione applicativa che può produrre questa disposizione.
Non si capisce, infatti, anzitutto perché debba provenire dal Governo la proposta per l’utilizzo della clausola di supremazia in ambito legislativo, anziché dall’organo legislativo che è il Parlamento. È facile immaginare che un Governo incapace di governare, che si regge sull’abuso dell’utilizzo dello strumento della questione di fiducia per imporsi al Parlamento, utilizzerà nello stesso modo la clausola di supremazia per imporsi alle Regioni, facendo rientrare discrezionalmente qualsivoglia legge nel concetto per sua natura amplissimo e difficilmente delimitabile dell’"unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale".
Sul ricorso a questa clausola, è facile poi prevedere altro contenzioso paralizzante innanzi alla Consulta.
Inoltre, riteniamo che vadano discusse nello specifico le materie da riportare in capo allo Stato, oltre a quelle elencate, quali ad esempio la Sanità.
6. Siete disponibili ad abbassare l’indennità del consigliere regionale a quella del sindaco del comune capoluogo e eliminare ogni forma di rimborso ai gruppi consiliari delle Regioni? Noi sì.
"Sì"
Premettendo che il problema dell’indennità di consigliere regionale e di ogni forma di rimborso elettorale per i gruppi consiliari è stato già risolto dal M5S con il dimezzamento del primo e la restituzione di buona parte del secondo, non solo in sede regionale, ma anche in sede nazionale, non si capisce in che modo il Parlamento potrebbe intervenire su questa materia, che dovrebbe essere di competenza regionale. Il PD governa la maggior parte delle Regioni da molto tempo, per cui non è chiaro che cosa stia aspettando per procedere da solo in questo senso. La risposta a questa domanda è "noi sì, e lo facciamo già"
7. Siete disponibili a abolire il CNEL? Noi sì.
"Sì."
A questo proposito, vi chiediamo: considerato che non vi è relazione diretta tra l’abolizione del CNEL e il resto del progetto di riforma, siete disposti a scorporare l’abolizione del CNEL dal resto delle riforme costituzionali, in modo da vederlo approvato ad amplissima maggioranza e in tempi più rapidi?
8. Siete disponibili a superare il bicameralismo perfetto impostando il Senato come assemblea che non si esprime sulla fiducia e non vota il bilancio? Noi sì.
"Si"
Non siamo pregiudizialmente contrari, a condizione che l’esistenza di tale assemblea abbia ancora una precisa funzione nel disegno istituzionale.
9. Siete disponibili a che il ruolo del Senatore non sia più un incarico a tempo pieno e retribuito ma il Senato sia semplicemente espressione delle autonomie territoriali? Noi sì.
"Si"
Che significa che il ruolo del Senatore deve essere un incarico non a tempo pieno e semplice espressione delle autonomie territoriali? Perché un ruolo importante come quello del rappresentante delle autonomie territoriali non dovrebbe essere a tempo pieno? Che senso avrebbe tale ruolo, al di là di quello che i rappresentanti delle autonomie già fanno nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni? Peraltro, il testo che si va formando attribuisce una serie di poteri al Sentao (elezione del Presidente, dei giudici costituzionali, dei membri laici del Csm, competenza decisionale nelle leggi di riforma costituzionale ecc.) che vanno molto al di là dei poteri locali e che sono inconciliabili con una formazione di secondo grado, per cui, sul punto, riteniamo che in presenza di tali attribuzioni sia irrinunciabile l’elettività di promo grado dei senatori.
Il problema della retribuzione è presto superato: siete disponibili al dimezzamento immediato delle indennità e degli emolumenti di tutti i parlamentari e degli stanziamenti previsti per i gruppi parlamentari?
Noi lo abbiamo già fatto. E per farlo non occorrono complessi procedimenti di revisione costituzionale, ma solo volontà politica seria in tal senso.
10. Siete disponibili a trovare insieme una soluzione sul punto delle guarentigie costituzionali per i membri di Camera e Senato, individuando una soluzione al tema immunità che non diventi occasione di impunità? Noi sì.
Sì.
La nostra proposta in merito è semplice: affinché l’immunità non diventi occasione di impunità e tuttavia preservi il parlamentare nella sua essenziale funzione di rappresentante dei cittadini, riteniamo necessario e sufficiente cancellare le immunità attualmente previste, all’infuori della garanzia dell’insindacabilità per le opinioni e i voti espressi.
Contrariamente a quanto si è detto da parte di alcuni organi stampa, non c’è alcuna contraddizione fra l’azione del gruppo parlamentare M5s, compresa la presente lettera, e la reazione di Beppe Grillo che rappresenta solo una diversa articolazione dello stesso discorso politico per il quale l’importante è fare un buona legge elettorale.
Ora noi intendiamo , per senso di responsabilità e per non perdere altro tempo, passare sopra il teatrino che avete messo in piedi e ci auguriamo che non troviate altri pretesti. L’unica cosa a cui teniamo è che si faccia una buona legge elettorale per i cittadini. In questo senso, chiediamo serietà e reale disponibilità a un confronto.
I DISSIDENTI
ROMA . Il pallottoliere segna una sessantina di dissidenti, tra i 50 e i 60, per l’esattezza. Ma a Palazzo Chigi i conti sono al ribasso. Renzi è convinto che la dinastia “Minzmin”, la fronda cioè capitanata dal forzista Augusto Minzolini e dal democratico Corradino Mineo, non rovinerà il cammino rapido delle riforme e che il requiem del bicameralismo con il nuovo Senato di non eletti, arriverà all’approdo con una maggioranza ampia di 236 senatori. Forse troppo ottimista. Le incognite infatti sono molte. Al netto di dissensi e incertezze comunque, il governo dovrebbe contare su 175 o 183 fedelissimi.
Seppure i “ribelli” del Pd e di Forza Italia sulla riforma del Senato si squagliassero cammin facendo come neve al sole, si può stare certi che cercheranno una rivincita sull’Italicum. E a quel punto il dissenso può diventare maggioranza. Un documento di Francesco Russo a favore del Senato come lo vuole Renzi ma che pone l’alt all’Italicum, è stato sottoscritto da una ventina di senatori dem. Ma sono soprattutto i 29 di “Area riformista”, la corrente guidata da Roberto Speranza e che a Palazzo Madama può contare tra gli altri su Miguel Gotor, Maurizio Migliavacca, Valeria Fedeli, Federico Fornaro, Carlo Pegorer, a chiedere la modifica della nuova legge elettorale. L’allarme lo ha lanciato Pier Luigi Bersani, l’ex segretario per il quale non si può scherzare con il fuoco e l’Italicum «va corretto», punto e basta.
Lo ripetono in tanti nel Pd e trovano sponda negli alfaniani. Nel governo è il ministro Maurizio Martina ad avanzare dubbi e ad incalzare: «L’Italicum francamente è da migliorare». Gotor nella riunione di corrente elenca minuziosamente i cambiamenti che la riforma del Senato non può ignorare, a cominciare dai Grandi elettori a cui è affidato il compito di scegliere il capo dello Stato. «A meno che non si voglia un presidenzialismo strisciante, una svolta autoritaria pericolosa... «, si scalda.
Nell’assemblea dei senatori ieri sera viene appunto presentato il documento firmato dal drappello che si autodefinisce dei “facilitatori”. Russo illustra le ragioni del Senato di non eletti, che sarebbe «un errore incomprensibile frenare». Insomma sul Senato elettivo anche il capogruppo Luigi Zanda si sente più tranquillo. I “dissidenti” dem che porteranno il loro emendamento fino al voto dell’aula sono 19: Vannino Chiti, Felice Casson, Walter Tocci, Paolo Corsini i trainer. Tuttavia fanno asse con i forzisti che appoggiano Minzolini e i malpancisti al seguito di Fitto. Lucio Malan che sponsorizza la via mediana di «aggiustamenti per consentire un voto compatto in Forza Italia », confida nell’incontro promesso da Berlusconi con i senatori. Riuscirà a metterli in riga, l’ex Cavaliere? I senatori berlusconiani attendono il leader a Palazzo Madama e immaginano un “serriamo le file” tramite mozione degli affetti: «Io mi sono impegnato con Renzi, non lasciatemi ora solo», dovrebbe essere l’appello di Berlusconi. La tela della maggioranza si sgrana anche nel Nuovo centrodestra.
A dire “no” al Ddl Boschi sono in due: Roberto Fomigoni e Antonio Azzollini si sono uniti alla fronda pro-Senato elettivo. Formigoni l’ha anche twittato, spingendosi ad appoggiare il capogruppo forzista alla Camera, Renato Brunetta con cui non c’è mai stato buon sangue. Ora invece apprezza: «Il lodo Brunetta per elezione dei senatori è una buona idea, come la proposta originaria #ncd di una lista separata contestuale alle regionali ». E ci sono le incertezze leghiste. Roberto Calderoli, uno dei due relatori delle riforme, aveva
già fatto sapere che se lo smottamento contro la Camera delle autonomie composta da senatori non eletti fosse diventato una frana, allora i malumori della Lega sarebbe stato difficile tenerli a bada. In realtà la partita del Carroccio si gioca tutta sul Titolo V e le competenze alle Regioni.
Ma una cosa più di tutte i renziani hanno in odio in queste ore. È il collegamento che dissidenti e malpancisti in casa democratica creano tra riforme istituzionali e nuova legge elettorale. L’ha detto il vice segretario Lorenzo Guerini, l’uomo a cui Renzi ha affidato il partito: «È sbagliato collegare riforme istituzionali e Italicum». Potrebbe saltare tutto se Berlusconi ad esempio si irrigidisse pretendendo una blindatura subito dell’Italicum per votare il nuovo Senato. Il “patto del Nazareno” è sottoposto a continue scosse. Renzi e i suoi conoscono quanto accidentato sia il terreno.
Per questo anche il documento dei “facilitatori” si rivela una mina. Afferma Russo: «Il dibattito sul nuovo Senato ha chiarito a tutti la necessità di mettere mano e cambiare profondamente la legge elettorale così come approvata dalla Camera...». Quindi l’elenco dei tre punti da modificare: le soglie, la parità di genere e, prima di tutto, lo stop alle liste bloccate e a un Parlamento di nominati attraverso le preferenze o i collegi uninominali.
I 20 EMENDAMENTI CONCORDATI DALLA MAGGIORANZA
ROMA - Tutto pronto: la Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama inizia a votare sul disegno di legge del governo che riformerà la Costituzione, cancellerà il bicameralismo italiano e trasformerà il Senato in una camera di secondo livello rispetto a Montecitorio. Sono centinaia gli emendamenti e i subemedamenti presentati, ma, se la maggioranza regge, dovrebbero essere bocciati quasi tutti in Commissione e al massimo rientrare nelle modifiche che approderanno in Aula.
IL DOCUMENTO Tutti gli emendamenti: 728 pagine
Le uniche modifiche che dovrebbero passare sono quelle contenute nei 20 emendamenti firmate dai relatori Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega). Ma non si può escludere un accordo delle forze di maggioranza per il via libera a qualcun altro degli emendamenti in discussione
IL DOCUMENTO Le modifiche firmate Finocchiaro-Calderoli
Dai poteri del nuovo Senato al numero dei senatori, dalle competenze esclusive dello Stato alle norme sull’elezione del presidente della Repubblica, ecco cosa cambia con le 20 proposte di modifica su cui c’è intesa.
1) Articolo 55 della Costituzione / Emendamento 1.1000
È l’articolo centrale della riforma, che differenzia il ruolo della Camera e del Senato, mettendo la parola fine al tanto criticato bicameralismo perfetto. Solo Montecitorio dà la fiducia, mentre Palazzo Madama ha funzioni più limitate e funge da ’raccordo’ tra Stato e Regioni. Ma il nome forse non cambierà: per il testo del governo è "Senato delle Autonomie", secondo i relatori rimarrà "Senato della Repubblica".
TESTO COSTITUZIONE
Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
TESTO APROVATO DAL CDM:
Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato delle Autonomie. Ciascun membro della Camera dei deputati rappresenta la Nazione. La Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo sull’operato del Governo. Il Senato delle Autonomie rappresenta le Istituzioni territoriali. Concorre, secondo modalità stabilite dalla Costituzione, alla funzione legislativa ed esercita la funzione di raccordo tra lo Stato e le Regioni, le Città metropolitane e i Comuni. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi dell’Unione europea e, secondo quanto previsto dal proprio regolamento, svolge attività di verifica dell’attuazione del le leggi dello Stato e di valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche sul territorio. Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Ciascun membro della Camera dei deputati rappresenta la Nazione. La Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo. Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali. Concorre, nei casi e secondo modalità stabilite dalla Costituzione, alla funzione legislativa ed esercita la funzione di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi dell’Unione europea. Valuta l’attività delle pubbliche amministrazioni, verifica l’attuazione delle leggi dello Stato, controlla e valuta le politiche pubbliche. Concorre a esprimere pareri sulle nomine di competenza del Governo. Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione
Conseguentemente, agli articoli 2, 4, 8, 9, 10, 12, 30, 31 e 33, ovunque ricorrano, sostituire le parole: "Senato delle Autonomie" con le seguenti: "Senato della Repubblica".
2) Articolo 57 della Costituzione / Emendamento 2.1000
Cambia sostanzialmente la composizione di Palazzo Madama: non più un Senato con elezione diretta (almeno finora, viste le polemiche anche all’interno della maggioranza), ma con elezione di secondo livello. Sarà una camera di sindaci e governatori, con 147 membri secondo il governo, 100 secondo i relatori.
Per la riforma Boschi, i senatori sono i presidenti di Regione e di Trento e Bolzano, più i sindaci dei comuni capoluogo di Regione più due consiglieri regionali e due sindaci per ogni regione. Con gli emendamenti dei relatori, cala il peso dei sindaci, che saranno solo un quinto del totale. I senatori scelti dal presidente sono 21 secondo il governo e non sono a vita, 5 secondo i relatori.
TESTO COSTITUZIONE
Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale, salvi i seggi assegnati alla circoscrizione Estero. Il numero dei senatori elettivi è di trecentoquindici, sei dei quali eletti nella circoscrizione Estero. Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a sette; il Molise ne ha due, la Valle d’Aosta uno. La ripartizione dei seggi tra le Regioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, previa applicazione delle disposizioni del precedente comma, si effettua in proporzione alla popolazione delle Regioni, quale risulta dall’ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti.
TESTO APROVATO DAL CDM
Il Senato delle Autonomie è composto dai Presidenti delle Giunte regionali, dai Presidenti delle Province autonome di Trento e di Bolzano, dai sindaci dei Comuni capoluogo di Regione e di Provincia autonoma, nonché, per ciascuna Regione, da due membri eletti, con voto limitato, dal Consiglio regionale tra i propri componenti e da due sindaci eletti, con voto limitato, da un collegio elettorale costituito dai sindaci della Regione. La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle Istituzioni territoriali nelle quali sono stati eletti. La legge disciplina il sistema di elezione dei senatori e la loro sostituzione, entro sessanta giorni, in caso di cessazione dalla carica elettiva regionale o locale. Ventuno cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario, possono essere nominati senatori dal Presidente della Repubblica. Tali membri durano in carica sette anni.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
Il Senato della Repubblica è composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica. Settantaquattro senatori sono eletti dai Consigli regionali e dai Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano fra i loro membri, in proporzione alla loro composizione. Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a tre; il Molise, la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e le Province Autonome di Trento e di Bolzano ne hanno uno. La ripartizione dei seggi tra le Regioni si effettua, previa applicazione delle disposizioni del precedente comma, in proporzione alla loro popolazione, quale risulta dall’ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti. Ventuno senatori sono eletti dai Consigli regionali e dai Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano fra i Sindaci dei comuni della Regione, nella misura di uno per ciascuna. La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali nelle quali sono stati eletti. Con legge approvata da entrambe le Camere sono disciplinate le modalità di elezione dei membri del Senato tra i consiglieri regionali e i sindaci, nonché quelle per la loro sostituzione, entro sessanta giorni, in caso di cessazione dalla carica elettiva regionale o locale.
3) Articolo 59 della Costituzione / Emendamento 2.0.1000
Solo gli ex presidenti della Repubblica saranno senatori a vita, una volta terminato il mandato. Ma il presidente potrà nominare dei senatori a termine (21 secondo il governo, 5 secondo i relatori) come previsto anche dall’articolo precedente.
TESTO COSTITUZIONE
È senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.
TESTO APROVATO DAL CDM
È senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica. Soppresso il secondo comma.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
All’articolo 59 della Costituzione, il secondo comma è sostituito dal seguente: Il Presidente della Repubblica può nominare senatori cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Tali senatori durano in carica sette anni e non possono essere nuovamente nominati. Conseguentemente, all’articolo 32, sopprimere il comma 3 e, all’articolo 34 aggiungere il seguente comma: "I senatori di cui all’articolo 59, secondo comma, non possono eccedere in ogni caso il numero complessivo di cinque, tenuto conto dei senatori di diritto e a vita e della permanenza in carica dei senatori a vita già nominati alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale".
4) Articolo 63 della Costituzione / Emendamento 3.0.1000
Questo articolo, non toccato dal governo e quindi d’iniziativa dei relatori, indica che è il Senato a stabilire, nel suo regolamento, i casi di incompatibilità.
TESTO COSTITUZIONE
Ciascuna Camera elegge fra i suoi componenti il Presidente e l’Ufficio di presidenza. Quando il Parlamento si riunisce in seduta comune, il Presidente e l’Ufficio di presidenza sono quelli della Camera dei deputati.
TESTO APROVATO DAL CDM
Nessuna modifica
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
All’articolo 63 della Costituzione, dopo il primo comma, è inserito il seguente: "Le elezioni e le nomine alle cariche negli organi del Senato della Repubblica sono disciplinate dal regolamento, che stabilisce i casi di incompatibilità".
5) Articolo 64 della Costituzione / Emendamento 3.0.1001
Nell’ultima versione, su cui c’è l’accordo della maggioranza, la Costituzione non sarà quasi toccata, se non aggiungendo che la Camera garantisce, nel suo regolamento, i diritti delle minoranze. L’articolo attualmente in vigore stabilisce una serie di diritti e di regole per le due Camere, che il ddl del governo invece assegnava solo a Montecitorio, togliendo autonomia e peso politico a Palazzo Madama.
TESTO COSTITUZIONE
Ciascuna Camera adotta il proprio regolamento a maggioranza assoluta dei suoi componenti. Le sedute sono pubbliche: tuttavia ciascuna delle due Camere e il Parlamento a Camere riunite possono deliberare di adunarsi in seduta segreta. Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti, e se non sono adottate a maggioranza dei presenti, salvo che la Costituzione prescriva una maggioranza speciale. I membri del Governo, anche se non fanno parte delle Camere, hanno diritto, e se richiesti obbligo, di assistere alle sedute. Devono
essere sentiti ogni volta che lo richiedono.
TESTO APROVATO DAL CDM
Ciascuna Camera adotta il proprio regolamento a maggioranza assoluta dei suoi componenti. Le sedute sono pubbliche: tuttavia ciascuna delle due Camere e il Parlamento a Camere riunite possono deliberare di adunarsi in seduta segreta. Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti, e se non sono adottate a maggioranza dei presenti, salvo che la Costituzione prescriva una maggioranza speciale. I membri del Governo hanno diritto, e se richiesti obbligo, di assistere alle sedute delle Camere. Devono essere sentiti ogni volta che lo richiedono.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
All’articolo 64 della Costituzione, dopo il primo comma, è inserito il seguente: "Il regolamento della Camera dei deputati garantisce i diritti delle minoranze parlamentari".
6) Articolo 66 della Costituzione / Emendamento 4.1000
Anche l’articolo 66, nella formulazione del governo sostanzialmente confermata dai relatori, toglie autonomia e poteri al Senato, privandolo del diritto di giudicare su ineleggibilità e incompatibilità dei senatori. L’emendamento dei relatori reintroduce solo la parola "giudica" invece di "verifica", ma solo relativamente ai titoli di ammissione.
TESTO COSTITUZIONE
Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità.
TESTO APROVATO DAL CDM
La Camera dei deputati giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità. Il Senato delle Autonomie verifica i titoli di ammissione dei suoi componenti. Delle cause ostative alla prosecuzione del mandato dei senatori è data comunicazione al Senato delle Autonomie da parte del suo Presidente.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
Al comma 1, lettera b), capoverso, sostituire le parole: "Il Senato delle Autonomie verifica i titoli" con le seguenti: "Il Senato della Repubblica giudica dei titoli".
7) Articolo 68 della Costituzione / Emendamento 6.1000
Questo è uno degli articoli chiave, quello che parla di immunità. Nel ddl del governo, solo ai deputati veniva garantita protezione da perquisizioni, arresti e intercettazioni. L’emendamento dei relatori cancella questa distinzione, e di fatto lascia anche ai senatori l’immunità attuale.
TESTO COSTITUZIONE
I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza. Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza.
TESTO APROVATO DAL CDM
I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera dei deputati, nessun deputato può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza. Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i deputati ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
Si chiede di sopprimere l’articolo, quindi di lasciare inalterato il testo della Costituzione.
8) Articolo 70 della Costituzione / Emendamento 8.1000
Qui si stabiliscono i poteri legislativi di Camera e Senato. Come si è detto, è la fine del bicameralismo perfetto. Il Senato mantiene gli stessi diritti della Camera nell’approvazione di leggi costituzionali e leggi di revisione costituzionale. Solo la Camera vota le leggi ordinarie, su cui il Senato può proporre modifiche che Montecitorio non è obbligato ad accettare. Se le leggi riguardano i temi previsti dal Titolo V della Costituzione (semplificando, sono quelle materie che oggi sono di legislazione concorrente tra Stato e Regioni), il Senato ha più voce in capitolo visto che le sue modifiche possono essere ’ignorate’ dalla Camera solo con un voto a maggioranza assoluta. I relatori riassegnano alcune prerogative al Senato, ma l’articolo rimane sostanzialmente come disegnato dal governo.
TESTO COSTITUZIONE
La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.
TESTO APROVATO DAL CDM
La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali. Le altre leggi sono approvate dalla Camera dei deputati. Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato delle Autonomie che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato delle Autonomie può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati, entro i successivi venti giorni, si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato delle Autonomie non disponga di procedere all’esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata. Per i disegni di legge che dispongono nelle materie di cui agli articoli 57, comma terzo, 114, comma terzo, 117, commi secondo, lettere p) e u), quarto, sesto e decimo, 118, comma quarto, 119, 120, comma secondo, e 122, comma primo, nonché per quelli che autorizzano la ratifica dei trattati relativi all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modificazioni proposte dal Senato delle Autonomie solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei suoi componenti. I disegni di legge di cui all’articolo 81, comma quarto, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato delle Autonomie che può deliberare proposte di modificazione entro quindici giorni dalla data della trasmissione. Per tali disegni di legge le disposizioni di cui al comma precedente si applicano solo qualora il Senato delle Autonomie abbia deliberato a maggioranza assoluta dei suoi componenti. Il Senato delle Autonomie può, secondo quanto previsto dal proprio regolamento, svolgere attività conoscitive, nonché formulare osservazioni su atti o documenti all’esame della Camera dei deputati.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali in materia di referendum popolare, per le leggi che autorizzano la ratifica dei trattati relativi all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea, per le leggi che danno attuazione all’articolo 117, secondo comma, lettera p), per la legge di cui all’articolo 122, primo comma e negli altri casi previsti dalla Costituzione. Le altre leggi sono approvate dalla Camera dei deputati. Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati, entro i successivi venti giorni, si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all’esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata. Per i disegni di legge che dispongono nelle materie di cui agli articoli 114, terzo comma, 117, commi secondo, lettera u), quarto, sesto e decimo, 118, quarto comma, 119, 120, secondo comma e 132, secondo comma, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modificazioni proposte dal Senato della Repubblica solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei suoi componenti. I disegni di legge di cui all’articolo 81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica che può deliberare proposte di modificazione entro quindici giorni dalla data della trasmissione. Per tali disegni di legge le disposizioni di cui al comma precedente si applicano solo qualora il Senato della Repubblica abbia deliberato a maggioranza assoluta dei suoi componenti. Il Senato della Repubblica può, secondo quanto previsto dal proprio regolamento, svolgere attività conoscitive, nonché formulare osservazioni su atti o documenti all’esame della Camera dei deputati".
9) Articolo 71 della Costituzione / Emendamento 9.1000
Il disegno di legge del governo prevede che il Senato possa, a maggioranza assoluta, chiedere che la Camera proceda all’esame di un disegno di legge entro sei mesi. Un modo per garantire un peso anche a Palazzo Madama. Nell’emendamento dei relatori, le firme necessarie per presentare una legge d’iniziativa popolare scende a 30mila, contro le 50mila attuali che il governo non modificava.
TESTO COSTITUZIONE
L’iniziativa delle leggi appartiene al Governo, a ciascun membro delle Camere ed agli organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale. Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli.
TESTO APROVATO DAL CDM
L’iniziativa delle leggi appartiene al Governo, a ciascun membro delle Camere ed agli organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale. Il Senato delle Autonomie può, con deliberazione adottata a maggioranza assoluta dei suoi componenti, richiedere alla Camera dei deputati di procedere all’esame di un disegno di legge. In tal caso, la Camera dei deputati procede all’esame e si pronuncia entro il termine di sei mesi dalla data della deliberazione del Senato delle Autonomie. Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
Dopo il comma 1 aggiungere il seguente: "1-bis. All’articolo 71, terzo comma, della Costituzione, la parola "cinquantamila" è sostituita dalla seguente "trecentomila" ed è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "La discussione e la votazione finale delle proposte di legge d’iniziativa popolare sono garantite nelle forme e nei limiti stabiliti dai regolamenti parlamentari".
10) Articolo 72 della Costituzione / Emendamento 10.1000
Questo articolo stabilisce le regole di approvazione di una legge da parte della Camera. È un articolo che fino ad oggi mette sullo stesso piano Camera e Senato, ma nella formulazione del governo sancisce la preponderanza di Montecitorio su Palazzo Madama. Anche in questo caso la formulazione dei relatori riequilibra parzialmente i diritti del Senato, ma senza stravolgere il disegno del governo.
TESTO COSTITUZIONE
Ogni disegno di legge presentato a una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale. Il regolamento stabilisce procedimenti abbreviati per i disegni di legge dei quali è dichiarata l’urgenza. Può altresì stabilire in quali casi e forme l’esame e l’approvazione dei disegni di legge sono deferiti a commissioni, anche permanenti, composte in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari. Anche in tali casi, fino al momento della sua approvazione definitiva, il disegno di legge è rimesso alla Camera, se il Governo o un decimo dei componenti della Camera o un quinto della commissione richiedono che sia discusso e votato dalla Camera stessa oppure che sia sottoposto alla sua approvazione finale con sole dichiarazioni di voto. Il regolamento determina le forme di pubblicità dei lavori delle commissioni. La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi.
TESTO APROVATO DAL CDM:
Ogni disegno di legge è presentato alla Camera dei deputati e, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale. Il regolamento stabilisce procedimenti abbreviati per i disegni di legge dei quali è dichiarata l’urgenza. Può altresì stabilire in quali casi e forme l’esame e l’approvazione dei disegni di legge sono deferiti a commissioni, anche permanenti, composte in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari. Anche in tali casi, fino al momento della sua approvazione definitiva, il disegno di legge è rimesso alla Camera, se il Governo un decimo dei componenti della Camera o un quinto della commissione richiedono che sia discusso e votato dalla Camera stessa oppure che sia sottoposto alla sua approvazione finale con sole dichiarazioni di voto. Il regolamento determina le forme di pubblicità dei lavori delle commissioni. La procedura normale di esame e di approvazione diretta
da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi. Il regolamento del Senato delle Autonomie disciplina le modalità di esame dei disegni di legge trasmessi dalla Camera dei deputati. I disegni di legge costituzionali e di revisione costituzionale sono esaminati dal Senato delle Autonomie articolo per articolo e approvati a norma dell’articolo 138. Il Governo può chiedere alla Camera dei deputati di deliberare che un disegno di legge sia iscritto con priorità all’ordine del giorno e sottoposto alla votazione finale entro sessanta giorni dalla richiesta ovvero entro un termine inferiore determinato in base al regolamento tenuto conto della complessità della materia. Decorso il termine, il testo proposto o accolto dal Governo, su sua richiesta, è posto in votazione, senza modifiche, articolo per articolo e con votazione finale. In tali casi, i termini di cui all’articolo 70, comma terzo, sono ridotti della metà.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
Sostituire l’articolo con il seguente: "Art. 10. - (Modificazioni all’articolo 72 della Costituzione) - 1. L’articolo 72 della Costituzione è sostituito dal seguente: "Art. 72. - Ogni disegno di legge di cui all’articolo 70, primo comma, presentato ad una Camera, è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale. Ogni altro disegno di legge è presentato alla Camera dei deputati. I regolamenti stabiliscono procedimenti abbreviati per i disegni di legge dei quali è dichiarata l’urgenza. Possono altresì stabilire in quali casi e forme l’esame e l’approvazione dei disegni di legge sono deferiti a Commissioni, anche permanenti, che, alla Camera dei deputati, sono composte in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari. Anche in tali casi, fino al momento della sua approvazione definitiva, il disegno di legge è rimesso alla Camera, se il Governo o un decimo dei componenti della Camera o un quinto della Commissione richiedono che sia discusso e votato dalla Camera stessa oppure che sia sottoposto alla sua approvazione finale con sole dichiarazioni di voto. Il regolamento determina le forme di pubblicità dei lavori delle Commissioni.
La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi. Il regolamento del Senato della Repubblica disciplina le modalità di esame dei disegni di legge trasmessi dalla Camera dei deputati ai sensi dell’articolo 70, terzo comma. Il Governo può chiedere alla Camera dei deputati di deliberare che un disegno di legge, indicato come essenziale per l’attuazione del programma di governo, sia iscritto con priorità all’ordine del giorno e sottoposto alla votazione finale entro sessanta giorni dalla richiesta ovvero entro un termine inferiore determinato in base al regolamento, tenuto conto della complessità della materia. Decorso il termine, il testo proposto o accolto dal Governo, su sua richiesta, è posto in votazione, senza modifiche, articolo per articolo e con votazione finale. In tali casi, i termini di cui all’articolo 70, terzo comma, sono ridotti della metà.
11) Articolo 73 Costituzione / Emendamento 10.0.1000
L’emendamento dei relatori introduce una nuova funzione della Corte Costituzionale, che sarà chiamata - su richiesta di due quinti dei membri di una delle due Camere - a un giudizio di legittimità costituzionale preventivo sulle leggi che disciplinano l’elezione dei membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Questa possibilità non era prevista dal testo del governo.
TESTO COSTITUZIONE
Le leggi sono promulgate dal Presidente della Repubblica entro un mese dall’approvazione. Se le Camere, ciascuna a maggioranza assoluta dei propri componenti, ne dichiarano l’urgenza, la legge è promulgata nel termine da essa stabilito. Le leggi sono pubblicate subito dopo la promulgazione ed entrano in vigore il quindicesimo giorno successivo alla loro pubblicazione, salvo che le leggi stesse stabiliscano un termine diverso.
TESTO APROVATO DAL CDM
Le leggi sono promulgate dal Presidente della Repubblica entro un mese dall’approvazione. Se la Camera dei deputati, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, ne dichiara l’urgenza, la legge è promulgata nel termine da essa stabilito. Le leggi sono pubblicate subito dopo la promulgazione ed entrano in vigore il quindicesimo giorno successivo alla loro pubblicazione, salvo che le leggi stesse stabiliscano un termine diverso.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
Dopo l’articolo, inserire il seguente: "Art. 10-bis. (Modificazioni all’articolo 73 della Costituzione) "1. All’articolo 73 della Costituzione, il primo comma è sostituito dai seguenti: le leggi sono promulgate dal Presidente della Repubblica entro un mese dall’approvazione. Le leggi che disciplinano l’elezione dei membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica possono essere sottoposte, prima della loro promulgazione, al giudizio preventivo di legittimità costituzionale da parte della Corte costituzionale su ricorso motivato presentato da almeno due quinti dei componenti di una Camera, recante l’indicazione degli specifici profili di incostituzionalità. La Corte costituzionale si pronuncia entro il termine di un mese e, fino ad allora, resta sospeso il termine per la promulgazione della legge. In caso di dichiarazione di illegittimità costituzionale, la legge non può essere promulgata." 2. All’articolo 134 della Costituzione, dopo il primo comma, è aggiunto il seguente: "La Corte costituzionale giudica altresì della legittimità costituzionale delle leggi che disciplinano l’elezione dei membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, deferite ai sensi dell’articolo 73, secondo comma".
12) Articolo 74 / Emendamento 11.1000
La riforma introduce una proroga di 30 giorni dei decreti legge nel caso in cui il presidente della Repubblica rinvii alle Camere un dl del governo. Ma la vera novità è l’emendamento dei relatori, che aggiunge che il nuovo voto chiesto dal Presidente può essere limitato anche a specifiche disposizioni, semplificando così il meccanismo di approvazione.
TESTO COSTITUZIONE
Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata.
TESTO APROVATO DAL CDM
Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. Qualora la richiesta riguardi la legge di conversione di un decreto adottato a norma dell’articolo 77, il termine per la conversione in legge è differito di trenta giorni. Se la legge è nuovamente approvata, questa deve essere promulgata.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione, anche limitata a specifiche disposizioni. Qualora la richiesta riguardi la legge di conversione di un decreto adottato a norma dell’articolo 77, il termine per la conversione in legge è differito di trenta giorni. Se la legge o le specifiche disposizioni della legge sono nuovamente approvate, questa deve essere promulgata".
13) Articolo 77 della Costituzione / Emendamento 12.1000
Quest’articolo, che parla di decreti legge e decreti legislativi, ristruttura il rapporto tra governo e Camere, retrocedendo il Senato. Quindi, coerentemente con l’impianto del governo, le leggi delega possono essere approvati solo da Montecitorio e i decreti legge vengono convertiti di norma solo da Montecitorio. La norma aggiunta dall’emendamento dei relatori, che vieta di inserire disposizioni estranee all’oggetto o alla finalità del decreto, dovrebbe servire a limitare l’uso di decreti omnibus o decreti inzeppati delle norme più disparate, che poi passano sotto la minaccia dell’urgenza delle disposizioni da cui quel decreto nasce.
TESTO COSTITUZIONE
Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Quando, in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni. I decreti perdono efficacia sin dall’inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti
non convertiti.
TESTO APPROVATO DAL CDM
Il Governo non può, senza delegazione della Camera dei deputati, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Quando, in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alla Camera dei deputati che, anche se sciolta, è appositamente convocata e si riunisce entro cinque giorni. I decreti perdono efficacia sin dall’inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. La Camera dei deputati può tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti. Il Governo non può, mediante provvedimenti provvisori con forza di legge: disciplinare le materie indicate nell’articolo 72, comma quarto; reiterare disposizioni adottate con decreti non convertiti in legge e regolare i rapporti giuridici sorti sulla base dei medesimi; ripristinare l’efficacia di norme di legge o di atti a venti forza di legge che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimi per vizi non attinenti al procedimento. I decreti recano misure di immediata applicazione e di contenuto specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. L’esame, a norma dell’articolo 70, dei disegni di legge di conversione dei decreti, è disposto dal Senato delle Autonomie entro trenta giorni dalla loro presentazione alla Camera dei deputati e le proposte di modificazione possono essere deliberate entro dieci giorni dalla data di trasmissione del testo.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
Al comma 1, lettera d), capoverso, aggiungere, in fine, il seguente comma: "Nel corso dell’esame di disegni di legge di conversione in legge dei decreti-legge non possono essere approvate disposizioni estranee all’oggetto o alle finalità del decreto".
14) Articolo 82 Costituzione / Emendamento 16.1000
Il ddl del governo toglie al Senato la possibilità di creare commissioni di inchiesta, riservando a Montecitorio questo potere. I relatori reintroducono questa possibilità a Palazzo Madama, ma solo "su materie di pubblico interesse concernenti le autonomie territoriali".
TESTO COSTITUZIONE
Ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di pubblico interesse. A tale scopo nomina fra i propri componenti una commissione formata in modo da rispecchiare la proporzione dei vari gruppi. La commissione di inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni della autorità giudiziaria.
TESTO APPROVATO DAL CDM
La Camera dei deputati può disporre inchieste su materie di pubblico interesse. A tale scopo nomina fra i propri componenti una commissione formata in modo da rispecchiare la proporzione dei vari gruppi. La commissione di inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni della autorità giudiziaria.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
La Camera dei deputati può disporre inchieste su materie di pubblico interesse. Il Senato della Repubblica può disporre inchieste su materie di pubblico interesse concernenti le autonomie territoriali. A tale scopo ciascuna Camera nomina fra i propri componenti una Commissione. Alla Camera la Commissione è formata in modo da rispecchiare la proporzione dei vari gruppi. La Commissione d’inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria".
15) Articolo 83 Costituzione / Emendamento 17.1000
Il disegno di legge del governo cancellerebbe i delegati regionali nell’elezione del presidente della Repubblica. I relatori li reintroducono, ma specificano - rispetto alla Costituzione attuale - che nella scelta dei delegati devono essere assicurate non solo la rappresentanza delle minoranze, ma anche "l’equilibrio di genere".
TESTO COSTITUZIONE
Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri.
All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato.
L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi della assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.
TESTO APPROVATO DAL CDM
All’articolo 83 della Costituzione, il secondo comma è abrogato.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI All’articolo 83 della Costituzione, il secondo comma è sostituito dal seguente: "All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione, eletti dal Consiglio regionale in modo che siano assicurati l’equilibrio di genere e la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato."».
16) Articolo 116 della Costituzione / Emendamento 25.1000
Il testo del governo eliminava la possibilità di approvare con legge e d’accordo con le Regioni interessante, l’attribuzione di alcune competenze da una regione all’altra. Questa possibilità, seppur con alcuni limiti, rimarrà grazie all’emendamento dei relatori.
TESTO COSTITUZIONE
Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all’articolo 119.
TESTO APPROVATO DAL CDM
Abrogato
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui all’articolo 117, secondo comma, lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, anche su richiesta delle stesse, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119, purché la Regione sia in condizione di equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio.
17) Articolo 117 della Costituzione / Emendamento 26.1000
Questo è l’articolo principe del Titolo V, come modificato dalla riforma del 2000. Elenca le materie in cui lo Stato ha competenze esclusive. Nella formulazione del governo - sostanzialmente rispettato dagli ementamenti dei relatori che aggiungo pochi particolari, come l’impegno per le leggi regionali di garantire la parità di genere - nuove materie vengono tolte alla competenza regionale e avocate dallo Stato, come il "coordinamento della finanza pubblica" e il "commercio con l’estero".
TESTO COSTITUZIONE
La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l’Unione europea; diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea; b) immigrazione; c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose; d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi; e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci pubblici; perequazione delle risorse finanziarie; f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo; g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali; h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale; i) cittadinanza, stato civile e anagrafi; l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa; m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; n) norme generali sull’istruzione; o) previdenza sociale; p) legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane; q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale; r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale; opere dell’ingegno; s) tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali. Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato. Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato. Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvedono all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza. La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva, salva delega alle Regioni. La potestà regolamentare spetta alle Regioni in ogni altra materia. I Comuni, le Province e le Città metropolitane hanno potestà regolamentare in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite. Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive. La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni. Nelle materie di sua competenza la Regione può concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei casi e con le forme disciplinati da leggi dello Stato.
TESTO APPROVATO DAL CDM
La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e dagli obblighi internazionali. Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie e funzioni: a)politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l’Unione europea; diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea; b) immigrazione; c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose; d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi; e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci pubblici; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; perequazione delle risorse finanziarie; f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo; g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali; norme generali sul procedimento amministrativo e sulla disciplina giuridica del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche; h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale; i) cittadinanza, stato civile e anagrafi; l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa; m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; norme generali per la tutela della salute, la sicurezza alimentare e la tutela e sicurezza del lavoro; n) norme generali sull’istruzione; ordinamento scolastico; istruzione universitaria e programmazione strategica della ricerca scientifica e tecnologica; o) previdenza sociale, ivi compresa la previdenza complementare e integrativa; p) ordinamento, organi di governo, legislazione elettorale e funzioni fondamentali dei Comuni, comprese le loro forme associative, e delle Città metropolitane; ordinamento degli enti di area vasta; q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale; commercio con l’estero; r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale; opere dell’ingegno; s) ambiente, ecosistema, beni culturali e paesaggistici; norme generali sulle attività culturali, sul turismo e sull’ordinamento sportivo; t) ordinamento delle professioni intellettuali e della comunicazione; u) norme generali sul governo del territorio; sistema nazionale e coordinamento della protezione civile; v) produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia; z) infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione d’interesse nazionale e relative norme di sicurezza; porti e aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale. Soppresso. Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia o funzione non espressamente riservata alla legislazione esclusiva dello Stato, con particolare riferimento alla pianificazione e alla dotazione infrastrutturale del territorio regionale e alla mobilità al suo interno, all’organizzazione in ambito regionale dei servizi alle imprese, dei servizi sociali e sanitari e, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche, dei servizi scolastici, nonché all’istruzione e formazione professionale. Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie o funzioni non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica della Repubblica o lo renda necessario la realizzazione di programmi o di riforme e conomico - sociali di interesse nazionale. Con legge dello Stato, approvata a maggioranza assoluta dei componenti della Camera dei deputati, l’esercizio della funzione legislativa, in materie o funzioni di competenza esclusiva statale, ad esclusione di quelle previste dal comma secondo, lettere h), salvo la polizia amministrativa locale, i) e l), salvo l’organizzazione della giustizia di pace, può essere delegato ad una o più Regioni, anche su richiesta delle stesse e per un tempo limitato, previa intesa con le Regioni interessate. In tali casi la legge disciplina l’esercizio delle funzioni amministrative nel rispetto dei principi degli articoli 118 e 119. Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle decisioni dirette alla form azione degli atti normativi comunitari e provvedono all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza. La potestà regolamentare spetta allo Stato e alle Regioni secondo le rispettive competenze legislative. È fatta salva la facoltà dello Stato di delegare alle Regioni l’esercizio di tale potestà nelle materie e funzioni di competenza legislativa esclusiva. I Comuni e le Città metropolitane hanno potestà regolamentare in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite, nel rispetto della legge statale o regionale. Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive. La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni. Nelle materie di sua competenza la Regione può concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei casi e con le forme disciplinati da leggi dello Stato.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
Sostituire l’articolo con il seguente: "Art. 26. - (Modificazioni all’articolo 117 della Costituzione) - 1. L’articolo 117 della Costituzione è sostituito dal seguente: "Art. 117. - La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e dagli obblighi internazionali. Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l’Unione europea; diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea; b) immigrazione; c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose; d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi; e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari e assicurativi; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci pubblici; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; perequazione delle risorse finanziarie;
f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo; g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali; norme sul procedimento amministrativo e sulla disciplina giuridica del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche tese ad assicurare l’uniformità sul territorio nazionale; h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale; i) cittadinanza, stato civile e anagrafi; l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa; m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per la sicurezza alimentare e per la tutela e sicurezza del lavoro; n) disposizioni generali e comuni sull’istruzione; ordinamento scolastico; istruzione universitaria e programmazione strategica della ricerca scientifica e tecnologica; o) previdenza sociale, ivi compresa la previdenza complementare e integrativa; p) ordinamento, legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni e Città metropolitane; disposizioni di principio sulle forme associative dei comuni; q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale; commercio con l’estero; r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale; opere dell’ingegno; s) tutela dei beni culturali e paesaggistici; disposizioni generali e comuni su ambiente e ecosistema, sulle attività culturali e sul turismo; ordinamento sportivo; t) ordinamento delle professioni e della comunicazione; u) disposizioni generali e comuni sul governo del territorio e sul sistema nazionale e il coordinamento della protezione civile; v) produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia; z) infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione d’interesse nazionale e relative norme di sicurezza; porti e aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale. Spetta alle Regioni la potestà legislativa in materia di pianificazione del territorio regionale e mobilità al suo interno, dotazione infrastrutturale, programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali, promozione dello sviluppo economico locale e organizzazione in ambito regionale dei servizi alle imprese e, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche, in materia di servizi scolastici, istruzione e formazione professionale, promozione del diritto allo studio, anche universitario, di disciplina, per quanto di interesse regionale, delle attività culturali, della valorizzazione dei beni ambientali, culturali e paesaggistici, di valorizzazione e organizzazione regionale del turismo, di regolazione, sulla base di apposite intese concluse in ambito regionale, delle relazioni finanziarie tra gli enti territoriali della Regione per il rispetto degli obiettivi programmatici regionali e locali di finanza pubblica, nonché in ogni materia non espressamente riservata alla competenza esclusiva dello Stato. Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale. Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvedono all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza. La potestà regolamentare spetta allo Stato e alle Regioni secondo le rispettive competenze legislative. È fatta salva la facoltà dello Stato di delegare alle Regioni l’esercizio di tale potestà nelle materie e funzioni di competenza legislativa esclusiva. I Comuni e le Città metropolitane hanno potestà regolamentare in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite, nel rispetto della legge statale o regionale. Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive. La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni. Nelle materie di sua competenza la Regione può concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei casi e con le forme disciplinati da leggi dello Stato".
18) Articolo 119 della Costituzione / Emendamento 28.1000
Si parla di autonomia finanziaria degli enti locali, da cui ovviamente sono escluse le province che vengono abolite.
TESTO COSTITUZIONE
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio.
La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.
Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti consentono ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite.
Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.
TESTO APPROVATO DAL CDM
I Comuni, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa.
I Comuni, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri e dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio, in armonia con la Costituzione e secondo quanto disposto dalla legge dello Stato ai fini del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario.
La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.
Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti assicurano il finanziamento integrale delle funzioni pubbliche attribuite ai Comuni, alle Città metropolitane e alle Regioni.
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
I Comuni, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea.
I Comuni, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri e dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio, in armonia con la Costituzione e secondo quanto disposto dalla legge dello Stato ai fini del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario.
La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.
Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti assicurano il finanziamento integrale delle funzioni pubbliche dei Comuni, delle Città metropolitane e delle Regioni, sulla base di indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno.
19) Articolo 120 Costituzione / Emendamento 28.0.1000
In quest’articolo si prevede che se il governo vuole agire al posto di un ente locale, possibilità garantita per motivi che non cambieranno con la riforma, deve prima chiede il parere del Senato.
TESTO COSTITUZIONE
Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali.
TESTO APPROVATO DAL CDM
manca
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
All’articolo 120 della Costituzione, al secondo comma, dopo le parole: "il Governo" sono inserite le seguenti: "acquisito il parere del Senato della Repubblica, che deve essere reso entro quindici giorni dalla richiesta".».
20) Articolo 126 della Costituzione / Emendamento 30.1000
Questa nuova formulazione, lasciata intatta dai relatori se non per un aspetto formale, prevede che il Senato dia un parere sui decreti di scioglimento dei Consigli regionali o di rimozione dei governatori che abbiano compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge.
TESTO COSTITUZIONE
Con decreto motivato del Presidente della Repubblica sono disposti lo scioglimento del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della Giunta che abbiano compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge.
Testo approvato dal Consiglio dei Ministri
All’articolo 126, primo comma, della Costituzione, l’ultimo periodo è sostituito dal seguente: «Il decreto è adottato acquisito il parere del Senato delle Autonomie».
MODIFICHE FINOCCHIARO-CALDEROLI
Al comma 1, sostituire le parole: «acquisito il parere del Senato delle Autonomie» con le
seguenti:«previo parere del Senato della Repubblica».