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 2014  luglio 08 Martedì calendario

Balene per Sette - Uno studio commissionato mesi fa dal governo islandese doveva scoprire quanto soffrono le balene prima di morire durante una battuta di caccia

Balene per Sette - Uno studio commissionato mesi fa dal governo islandese doveva scoprire quanto soffrono le balene prima di morire durante una battuta di caccia. Non ancora diffusi i risultati, forse perché dimostrano che la caccia alle balene è troppo crudele per essere tollerata ancora. Sulla caccia alle balene c’è un bando-moratoria mondiale sottoscritto nel 1986 da 79 Paesi. I governi che ancora sostengono e tollerano questa caccia: Islanda, Norvegia, Giappone. Per ammazzare una balena serve: un rampone dentato che porta una granata esplosiva alla pentrite sparato verso il cervello dell’animale, colpi di fucile (da 3 a 9), almeno 2 scariche di una lancia elettrica. Secondo i cacciatori la balena muore in un paio di minuti. Altre fonti dicono che la morte arriva in media dopo 6 minuti. Secondo altri ricercatori ancora, soprattutto inglesi, per i corpi immensi dei cetacei che arrivano alle 10 tonnellate può non bastare un’ora, un’ora e mezza di sofferenze. Altri numeri sull’uccisione delle balene: in Norvegia sono state registrate agonie di 90 minuti, in Giappone perfino di 130. In Norvegia, dove si usano granate più perfezionate, solo il 20% dei cetacei arpionati non muore all’istante per «ingiuria traumatica cerebrale». In Giappone, dove ufficialmente si caccia «a scopo di ricerca scientifica» (come in Islanda), la percentuale sfiora il 60%. Spesso la granata non arriva neppure al cervello, o non esplode: in una sola stagione di caccia dei balenieri giapponesi è stato accertato che appena 1.310 granate su 2.758 sono esplose colpendo il bersaglio. Con la scusa delle spedizioni scientifiche, il Giappone ha ucciso 380 balene nel Pacifico settentrionale l’anno scorso. Quest’anno ha fissato il limite a 210. I giapponesi dicono di cacciare le balene per guardare nel loro stomaco e vedere se ci sono tracce di radioattività dopo il disastro di Fukushima. Una volta compiuta l’osservazione, vendono la carne per mangiarla. Il 60% dei giapponesi ritiene di dover continuare il programma di pesca delle balene . Circa due milioni di balene sono state uccise nei mari di tutto il mondo durante il secolo scorso, e 28mila da quando, nel 1986, è stato firmato il bando-moratoria. Il dottor Harry Lillie, medico di bordo su una baleniera in Antartide durante l’ultima Guerra, annotava sul diario: «Se immaginiamo un cavallo con due o tre lance esplosive nello stomaco, poi costretto a tirare sanguinante il carretto di un macellaio per le vie di Londra, possiamo avere buon’idea dei metodi di uccisione delle balene. I balenieri stessi ammettono che, se le balene potessero gridare, tutta l’industria della pesca si fermerebbe, perché nessuno potrebbe resistere a quelle grida». In italiano balena, in inglese whale, in svedese e danese “hval”. L’animale deriva il suo nome dalla rotondità o dal rollio, poiché in danese “hvalt” significa arcuato, a volta. Con il termine “balena” si indicano cetacei di grande taglia (megattere, capodogli, balenottere, balene). Sono tutti mammiferi a sangue caldo e tutti vengono cacciati dall’uomo. La balena azzurra è il più grande cetaceo al mondo: può raggiungere 33 metri di lunghezza e 160 tonnellate di peso. Nuotando, raggiunge circa 48 chilometri orari. Vive fino a 90 anni. Ogni giorno mangia 4.000 chili di krill (diverse specie di creature marine invertebrate che costituiscono lo zooplancton, cibo di balene, mante, pesci vari e uccelli acquatici). Il cuore della balena azzurra pesa circa 550 chili, la lingua 350, il fegato una tonnellata. Alcuni tipi di balene hanno i fanoni invece dei denti: lamine che funzionano come filtri espelledo acqua dalla bocca e trattenendo il krill. Il capodoglio, invece, ha i denti: possono superare 20 centimetri di lunghezza e un chilo di peso. La balena della Groenlandia ha fanoni lunghi fino a 4 metri. Quelli della balena azzurra arrivano a un metro. Il capodoglio può stare senza respirare per 2 ore e 20 minuti. Le balene dormono con mezzo cervello per volta. Ciò gli permette di risalire di tanto in tanto in superficie per prendere aria. Durante i primi sei mesi di vita un cucciolo di balena azzurra cresce di 110 chilogrammi al giorno, grazie ai 400 litri di latte quotidiani che riceve dalla madre. I versi emessi dalle balene viaggiano sott’acqua anche per 900 chilometri. Le migliaia di navi e i sonar militari disturbano le comunicazioni tra balene. Cristopher Clark, studioso di linguaggio dei cetacei: «È un processo inesorabile: interferiamo con l’universo delle balene, fino al punto di renderle disfunzionali». Generiamo confusione, inducendole alla nevrosi: così si spiegano comportamenti misteriosi, come i suicidi periodici sulle spiagge. Il caso di una balena solitaria avvistata per anni nel Pacifico su rotte inusuali. Intercettata, si è capito il motivo della sua solitudine: era stonata. Hanno spiegato gli scienziati: «Le balene parlano tra di loro con suoni a bassa frequenza strutturati in canti anche molto complessi. Questi canti – che servono per segnalare pericoli, chiamare i cuccioli, corteggiare le femmine eccetera - sono uguali per tutte le balene del mondo, ma non per la balena solitaria del Pacifico, che per questo motivo è tenuta alla larga dalle altre». Secondo i ricercatori dell’Università del Vermont, le balene fanno bene agli oceani e all’ecosistema marino. Per esempio nei luoghi dove vanno a partorire si nota una più ricca fauna marina, forse grazie alle sostanze che rilasciano in acqua. Inoltre i ricercatori hanno osservato che quando muoiono, le carcasse immagazzinano nelle profondità del mare una notevole quantità di carbonio fornendo habitat e cibo per un incredibile assortimento di creature. Durante le trattative per la pace dei Pirenei, il cardinal Mazarino regalò a don Louis d’Aro una balena. Ne ebbe in cambio una fornitura di ghiaccio, due volte la settimana, a dorso di mulo. Nel suo “Sistema della Natura ”(1766) Linneo scrive: «In questo modo separo le balene dai pesci a motivo del loro cuore caldo e biloculare, dei polmoni, delle palpebre mobili, delle orecchie cave, del penem entrantem femina mammis lactantem e ex lege naturae jure meritoque». Nell’Ottocento, sulle baleniere non si pagavano stipendi. Tutti gli uomini, compreso il capitano, ricevevano quote dei profitti chiamate spettanze, proporzionate al compito svolto a bordo. Una “spettanza lunga” era dell’ordine di un 275° sul profitto netto. Per poter assicurare alle baleniere Usa il libero accesso alle acque del Pacifico orientale e meridionale, il commodoro Matthew Perry, al comando della Flotta Nera, nel 1853 arrivò nella baia di Tokyo a portare al governo le profferte di amicizia del presidente Fillmore in cambio del libero accesso ad alcuni porti. Il governo dello shogun si rese conto che l’offerta di amicizia conteneva una minaccia: rifiutarla avrebbe significato la guerra. In seguito i pescatori giapponesi adottarono le tecniche americane per la pesca dei cetacei, ma il consumo locale della carne restò limitato. Solo dopo la Seconda guerra mondiale, con il Paese affamato e sconfitto, si diffuse la campagna del generale Douglas MacArthur per imporre in tutte le scuole giapponesi la carne di balena come alimento quotidiano, fonte di proteine a buon mercato. Ricorda lo scienziato ambientale Shuichi Kitoh, dell’università di Tokyo: All’inizio molti giapponesi la trovavano immangiabile». Secondo l’Institute for Cetacean Research nel 2012 sono state congelate nei frigoriferi del pianeta, perché invendute, 4.700 tonnellate di carne di balena, di cui 4.000 solo in Giappone. Il consumo è limitato ad alcune comunità ristrette e agli anziani che ricordano i tempi della scarsità di proteine nel dopoguerra (la carne ha un gusto molto deciso, i giovani non la mangiano). All’alba della rivoluzione industriale l’olio di balena era usato principalmente come combustibile per le lampade da illuminazione, ma anche per il riscaldamento, la lubrificazione, per fare sapone, tinte da stoffe e vernici. Si ricava dal corpo dei cetacei, ma il migliore era lo spermaceti, che si trova solo nella testa dei capodogli. Esposto all’aria solidifica, per questo al tempo si usava per fare candele che bruciavano senza fumo, considerate le migliori mai prodotte. Fu la scoperta e la diffusione del petrolio a mettere un freno all’industria delle baleniere. Town-ho: antico grido al primo avvistare di una balena dalla testa d’albero di una nave. Gli occhi della balena sono posti lateralmente, il loro campo visivo è limitato a circa 60°. Gli orecchi sono posti vicino agli occhi, non hanno lobo esterno e hanno una piccolissima apertura. Katsuhiro Otomo, dovendo dipingere la Tokio del futuro, le diede la forma di una balena arenata sulla baia. Herman Melville nel giugno 1851, poco prima di pubblicare “Moby Dick”, scriveva a Nathaniel Hawthorne dalla campagna di Pittsfield dove abitava: «Tra una settimana circa andrò a New York a seppellirmi in una stanza al terzo piano, e lavorare come un forzato alla mia ”Balena”». In Australia è reato avvicinarsi a meno di 100 metri dalla carcassa di una balena morta sulla battigia È impossibile che Giona sia stato inghiottito da una balena, come c’è scritto nella Bibbia, perché (lo spiega Melville) l’animale ha un esofago tanto stretto che «una pagnotta da un soldo la potrebbe strozzare». A detta di Vivien Leigh, Clark Gable aveva un alito fetente, come di uno con «una balena arenata sulla lingua». Martin Lutero usava una vertebra di balena come sgabello. J.F. Kennedy collezionava denti di balena intagliati, che teneva nella Sala Ovale, alla casa Bianca. Nel ’63 Jacqueline commissionò un dente istoriato con il sigillo presidenziale, che voleva regalare al marito a Natale. Ma JFK fu ucciso il 22 novembre: la first lady mise il regalo nella bara. Fra i pirati più spietati del Novecento nella caccia (illegale) alle balene, spiccò Aristotele Onassis, futuro marito di Jacqueline Kennedy, la cui flotta depredò per anni le aree protette. «Trovarsi nel ventre della balena è un’idea confortante e piacevole... Escluso l’esser morti, è lo stadio finale e inarrivabile di irresponsabilità» (George Orwell, 1940). Per il film Moby Dick girato nel 1954 da John Huston, Ray Bradbury lesse il libro nove volte, scrisse 1.500 pagine di copione da cui poi ricavò le 150 della sceneggiatura finale: «Terminai in preda a una grave depressione». Legge inglese: «La testa di qualsiasi balena trovata morta sulla costa britannica appartiene al re, la coda alla regina».