Silvia Fumarola, la Repubblica 8/7/2014, 8 luglio 2014
VOCI RIBELLI – [I
doppiatori: “Siamo artisti ma il mercato tv ci sfrutta”] –
ROMA
Per farsi sentire non hanno alzato la voce, dal 12 giugno hanno scelto il silenzio: i doppiatori italiani hanno scioperato per tre settimane. Premium è stata costretta a ricorrere ai sottotitoli per Mike & Molly, The Middle e The Mentalist, Revolution (due episodi finali della seconda stagione) e Grimm. Sky ha fatto slittare New Girl e Modern family mentre True blood 7e Leftovers sono trasmesse con i sottotitoli. Ieri a Roma c’è stato l’incontro all’Anica per discutere del futuro: lo sciopero è stato sospeso, ora si apre uno spiraglio sul rinnovo del contratto, fermo al 2008.
I doppiatori sono circa un migliaio, ci sono le superstar (Francesco Pannofino, Luca Ward, la dinastia degli Izzo, dei Lionello, Rita Savagnone, Maria Pia Di Meo, solo per citarne alcuni) e tanti professionisti, attori bravissimi di teatro e di cinema che prestano la loro voce in fiction, soap, cartoon e documentari. Se da una parte l’esplosione della pay tv e l’arrivo di decine di serie straniere ha allargato il mercato, dall’altra la crisi ha creato un sottobosco di aziende che lavorano senza regole — perché in Italia è sempre un problema di regole — al ribasso.
Roberto Stocchi, presidente dell’Anad (Associazione nazionale attori doppiatori), con il sostegno dei sindacati e dell’Associazione dialoghisti e adattatori, aveva deciso lo stop per difendere la professione e anche il lavoro dei fonici di doppiaggio, i meno tutelati. Al primo punto della trattativa i turni, che in una precedente proposta si sarebbero dovuti unificare, per fare più lavori contemporaneamente: doppiare un pezzo di film, un cartone animato, un documentario. «Tutto per chiamare meno attori » denunciava Francesco Venditti «Inaccettabile». «Per sanare la situazione » spiega il presidente dell’Anica Riccardo Tozzi «l’unico modo è analizzare i problemi punto per punto, senza irrigidirsi. Ai tempi delle vacche grasse i prezzi erano tropo cari, adesso la crisi spinge i disperati a non rispettare le regole, e questo crea una concorrenza sleale. La committenza deve rendersi conto che non si può scendere sotto certi livelli di qualità».
«Ora si parla di turni di 4 ore divisi in due parti», racconta Massimo Giuliani (direttore di doppiaggio, attore e dialoghista da oltre 30 anni, insieme al collega Claudio De Angelis rappresenta l’Aid 2014 che riunisce 15 società di doppiaggio) «non si devono mischiare i prodotti, vanno ridistribuite le fasi di lavoro e i compensi, l’Anica stessa ha detto: “Non siamo blindati”. E ci vuole una commissione che possa intervenire se qualcuno non rispetta le regole. Sanzionando. Spero che andremo avanti con la buona volontà di tutti. Ci incontreremo ancora il 14 e il 17 luglio. Una trattativa è fatta di piccoli grandi passi, occorre vigilare e non abbassare la guardia, ma proviamo a essere propositivi».
«La verità è che bisognerebbe creare un albo dei doppiatori» dice Alberto Angrisano (doppia serie di successo come Breaking bad, The wire, The shield ) «Oggi c’è una corsa al ribasso, io non sono ottimista. Questa è una categoria in cui manca una sorta di rispetto reciproco, il senso della
solidarietà: alcuni se le cose non funzionano si fermano e dicono: “Che possiamo fare?”, mentre altri vanno avanti. L’agenda vuota fa paura, ma sei un libero professionista: se uno vale, vale. Doppiare un film, un cartone e altro in un tempo ristretto significa abbassare la qualità. Un conto è adeguarsi alle tariffe, un conto scendere a compromessi micidiali. Si lavora ancora in nero e non è accettabile».
«Questa è un’arte» aggiunge un appassionato Luca Ward (tra gli altri, voce di Russell Crowe e Hugh Grant) «dall’estero sono venuti da noi per impararla, cerchiamo di difendere un’eccellenza italiana che nei prossimi 20 anni è destinata a sparire. Le società di doppiaggio sono diventate potenti quando si lavorava tantissimo e venivamo pagati bene. Oggi la concorrenza scatena la guerra dei prezzi che fa precipitare la qualità. Il mercato tv è cresciuto a dismisura, imponendo ritmi infernali e abbassando il livello. Quella che era un’arte è diventata solo sfruttamento, sia da parte della committenza che di tante società improvvisate. I doppiatori sono da soli in sala di registrazione, una volta lavoravi in gruppo e un errore si correggeva in corso d’opera, oggi te ne accorgi quando ormai è troppo tardi».
Il doppiaggio in Italia ha una storia lunga che nasce dal primo film sonoro di Stanlio e Ollio nel 1933; il fascismo lo usava anche perché nei film in lingua straniera non passassero messaggi incontrollati. In quegli anni si sviluppa l’industria e nascono i primi stabilimenti. Un lavoro affascinante e complesso, quello dei doppiatori, che spesso migliora l’originale (ma a volte lo peggiora). Abbiamo conosciuto le grandi star doppiate: dalla voce di velluto di Gualtiero De Angelis (Cary Grant) a quella profonda di Giuseppe Rinaldi, che passava da Marlon Brando a Paul Newman a Peter Sellers. Ci siamo innamorati di Robert De Niro anche grazie alla voce di Ferruccio Amendola, e abbiamo adottato Meg Ryan in Harry ti presento Sally , prima del botox, grazie a Silvia Pepitoni. Un rispetto che ai doppiatori riconoscono anche i fan della “versione originale”.
Silvia Fumarola, la Repubblica 8/7/2014