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 2014  luglio 08 Martedì calendario

GLI AUDIOPIRATI DIVORATORI DI BESTSELLER

Silvio ogni notte si siede davanti al computer, accende il programma che gli consente di registrare la sua voce e legge l’ultimo romanzo di Fabio Volo. Due o tre pagine al giorno. Ogni giorno per diverse settimane fino a quando non arriva alla fine, chiude il microfono e carica su YouTube la lettura integrale. Giorgio non pronuncia neanche una parola perché è convinto di avere una inflessione dialettale troppo forte, ma può contare su amici virtuali che incidono per lui bestseller come Inferno di Dan Brown e classici come Il diario di Anne Frank. Silvio e Giorgio sono due delle migliaia di voci pirata che attraversano la Rete: non forzano un lucchetto digitale per creare una copia di un prodotto che già esiste. Investono tempo, ingegno e una certa dose di talento per realizzare audiolibri illegali.
Violano i diritti d’autore, ma non per denaro. Hanno intenzioni simili a quelle dei volontari di LibriVox, un progetto collettivo che offre audiolibri di opere i cui diritti d’autore sono scaduti. Come loro credono nella «liberazione acustica dei libri», solo che non si limitano a farlo per quelli di dominio pubblico. Volo e la Mondadori non hanno firmato alcuna liberatoria e Silvio non è un donatore di voce. Non sta leggendo quel romanzo per metterlo a disposizione di chi, ipovedente o dislessico, non può leggere in autonomia. «Lo faccio per il piacere di condividere un’emozione, non per guadagnare qualcosa anche se in futuro mi piacerebbe lavorare come voice actor». Non si considera un pirata anche se YouTube ha respinto la sua proposta di partnership. Il suo canale — più di mille iscritti, due milioni di visualizzazioni — creava problemi di copyright. «Ho iniziato a leggere ad alta voce per me stesso, per potere riascoltare in ogni momento le frasi che più mi piacevano. Poi ho deciso di condividere quell’esperienza con altri, caricando un video su YouTube. Era una specie di esperimento, volevo vedere che effetto faceva».
Non si è più fermato: Osho, Baricco, Neruda, Kundera. La maggioranza dei video che carica sono letture parziali, poche pagine, qualche capitolo al massimo. Per Volo ha fatto una eccezione. La versione integrale del romanzo È una vita che ti aspetto è stata visualizzata da 400mila persone e “rubata” da un’altra voce pirata che l’ha caricata sul suo canale superando, a sua volta, i 500mila contatti. Non male per l’Italia dove un vero audiolibro (letto da un attore professionista e pubblicato da una casa editrice) è considerato un bestseller se supera le 20mila copie. Il problema è proprio questo: nel nostro Paese vengono pubblicati un centinaio di titoli all’anno. Nulla a che vedere con gli Stati Uniti dove, secondo i dati divulgati dall’associazione degli editori, la biblioteca audio ha più di 13mila titoli con un aumento del 20% all’anno e un giro di affari superiore al miliardo. Il 47% degli americani che acquista un audiobook lo legge in auto, il 25% mentre si dedica al giardinaggio, il 23% facendo sport. «In Italia non esistono dati ufficiali», spiega Sergio Polimene, direttore commerciale della Emons, insieme alla Feltrinelli e a Salani, uno dei principali editori di audiolibri. «Immaginiamo, per il mercato dei cd fisici in libreria, che non ci si discosti troppo da una quantità di 300mila pezzi l’anno. Per il mercato digitale, considerando la grande quantità di portali che vendono audiolibri, considerando il fatturato in crescita ogni anno, l’imminente sbarco di Audible in Italia e il fatto che alcuni editori producono solo per il mercato digitale, possiamo dire che il numero di download annui si aggiri intorno a 120mila».
Si può pensare che di fronte a Fabrizio Gifuni che legge Gadda o ad Anna Bonaiuto e Alba Rohrwacher che si alternano ne L’eleganza del riccio di Muriel Barbery non ci sia gara. Che le letture delle voci pirata — a volte grossolane, con errori di pronuncia e di dizione, con parole biascicate e con in sottofondo il rumore di un clacson — non abbiano alcuna possibilità. Invece, anche tralasciando il successo di Volo, se andiamo a controllare i clic di alcuni “bestseller” illegali come le poesie di Neruda o i romanzi di Milan Kundera troviamo titoli con 100mila visualizzazioni. Alcune edizioni illegali nascono dall’“ossessione” dei lettori per l’universo creato da uno scrittore. In Rete ci sono canali che ripropongono artigianalmente quello che la Bbc fece nel 1968: un radio- dramma a puntate de Lo Hobbit di Tolkien. Shinra, youtuber molto apprezzato dagli amanti del fantasy, ha avvisato gli ascoltatori: «Non abbiamo la benché minima pretesa sulla qualità delle letture iniziali. Non sono recitate, non sono professionali, consistono solo nella lettura integrale e priva di tagli dei testi di Tolkien». Eppure il primo capitolo de Lo Hobbit ha raggiunto quasi cinquantamila visualizzazioni. La motivazione della voce pirata, in questo caso, è simile a quella che ha spinto i lettori di Urania, collana di fantascienza della Mondadori, a convertire i titoli in digitale con un procedimento lungo e laborioso: la passione. Non mancano, nello stesso filone e in tutte le lingue, anche voci che leggono integralmente la saga di Harry Potter. O i capitoli di Inferno di Dan Brown e de L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón.
Alessandro Gazoia, esperto di media e informatica, riflettendo sulle trasformazioni
dell’editoria nel saggio Come finisce il libro (minimum fax), s’interroga sui motivi di chi viola il copyright: «L’ennesimo atto illegale, certo, ma il progetto che vi sta dietro spinge per la nascita di un mercato legale, per un allineamento a paesi come gli Stati Uniti dove sempre più titoli, di narrativa e pure di saggistica, trovano la loro edizione in audiobook». Sui blog e i forum che sostengono la «liberazione acustica dei libri» circola una proiezione: in Italia ci sarebbero un milione di potenziali ascoltatori. Giorgio, ideatore di un sito che con molta disinvoltura raccoglie gli audiolibri trovati in Rete, non sa se questo numero sia attendibile, ma è certo che ci sia un mercato da coltivare. «Non sono un lettore, dopo poche pagine mi si chiudono gli occhi. Un giorno ho scoperto gli audiolibri ed è cambiato tutto: negli ultimi tre anni ne avrò ascoltati una trentina compreso un saggio sui Borbone che mi ha fatto vedere Napoli con occhi diversi. Così ho avuto l’idea di un sito vetrina». Rastrella gli audiolibri che trova in Rete e chiede aiuto ai volontari per produrne di nuovi. Non si preoccupa di acquistare i diritti audio dei libri che fa leggere, né si rivolge agli editori per avere una liberatoria. «Se mi oscurano la pagina posso sempre aprirne un’altra. Non guadagno un euro, la mia è una grande passione e anche una intuizione: tra qualche anno ci sarà un vero pubblico, basta coltivarlo». Giorgio però chiede un contributo volontario, come Pirate Bay e i siti di file sharing più frequentati. «Cosa c’è di male? Faccio quello che gli editori non fanno».
In realtà, come insegna liberliber.it si può creare una biblioteca audio in italiano anche solo lavorando con i testi di dominio pubblico e dando spazio a quelle realtà che vogliono garantire l’accesso alla cultura alle persone con disabilità: il centro internazionale del libro parlato di Feltre o l’istituto Francesco Cavazza, per fare qualche esempio. «Ma chi dovrebbe protestare? — si chiede Giorgio — Alla fine faccio pubblicità agli scrittori». Una risposta di comodo, ma che trova inedite sponde in autori famosi. Un esempio? Paulo Coelho. Quando lo scrittore brasiliano più venduto di tutti i tempi ha trovato il file audio con la lettura integrale dell’Alchimista non si è stupito. Quando si è imbattuto in quello di Brida ha proposto un patto ai lettori: «Se ascoltate questa voce per più di dieci minuti, siete pregati di acquistare il libro. Nessuno vi sta guardando, mi fido di voi». Coelho considera la pirateria un passaparola, una strategia di marketing che aiuta le vendite. Di certo non si preoccupa se nella Rete risuonano centinaia di voci pirata che leggono ad alta voce i suoi libri.
Stefania Parmeggiani, la Repubblica 8/7/2014