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 2014  luglio 08 Martedì calendario

L’ULTIMO RECORD DEGLI EMIRI A DUBAI LA CITTÀ-CUPOLA TUTTA CLIMATIZZATA

Non bastava il quartiere di residenze lussuose costruito su un arcipelago artificiale a forma di palma, per sbalordire chi sbircia l’emirato dai finestrini di un charter. Non era del tutto soddisfacente neanche la torre del Califfo, nonostante il record di palazzo più alto del mondo, un pelo sotto gli 830 metri, e neppure l’albergo Burj al Arab per soli miliardari, che manda a prendere i clienti più modesti con la Rolls Royce (i più ricchi arrivano direttamente sul tetto, in elicottero) e li ospita nell’edificio disegnato come una vela in suite da 20 mila euro a notte. Dubai vuole di più: dopo che a novembre scorso l’Expo 2020 è stato assegnato agli Emirati arabi uniti, lo sceicco Mohammed bin Rashid al-Maktoum ha deciso di lanciare una sorta di città del futuro che porterà il suo nome e sarà dedicata ai soli pedoni, sotto una cupola a temperatura controllata. È lo sfondo dei Pronipoti, i cartoni animati che raccontavano la vita nel 2060, un futuro per bambini sognato negli anni Sessanta da William Hanna & Joseph Barbera.
Tutto sarà all’insegna del “più grande del pianeta”, a partire dall’inevitabile centro commerciale “Mall of the World” e dal parco a tema curato dagli studi cinematografici Universal. Ci sarà un centro di assistenza per l’imprenditoria, mentre per accogliere i viaggiatori sarà costruito un centinaio di hotel, uno dei quali — ancora in fase di progetto — sotto il mare. Il collegamento con il resto della città passerà attraverso il “Cultural Crossing”, una zona dedicata solo a gallerie d’arte. Non mancherà un parco naturale, che secondo i progettisti sarà «grande il 30 per cento in più di Hyde Park».
La città ad aria condizionata, costruita da un’impresa di proprietà dello sceicco, sarà grande
quattro milioni e mezzo di metri quadri, 750 mila dedicati al solo centro commerciale. A una prima occhiata, i consulenti della famiglia reale devono essere sicuri che maratoneti delle vetrine e appassionati di intrattenimento siano disposti a spendere di più e restare più a lungo se si sentono a casa. Così i progettisti hanno avuto ordine di “ispirarsi” alle realtà più note, sia in Occidente che a Oriente: la zona degli acquisti sarà modellata sull’impero dei jeans, la londinese Oxford Street. Quella dei teatri, manco a dirlo, sarà una replica di Broadway. Ma l’idea di imitare i modelli di successo, a metà strada fra lo stile Las Vegas e le ansie di un adolescente, non si ferma qui. Fra i progetti in via di sviluppo c’è anche una replica del Taj Mahal: forse l’originale indiano appariva troppo sobrio, perché a Dubai ne vogliono una copia molto somigliante ma grande quattro volte tanto.
L’ispirazione ricercata all’estero non comprende, apparentemente, le regole del lavoro: a realizzare l’opera sarà sempre l’esercito di lavoratori stranieri immigrati, in prevalenza pachistani, filippini, indiani, in genere mal pagati, senza diritti sindacali e spesso privati persino del passaporto fino alla fine del contratto.
Non è ancora chiaro quanto costerà l’operazione, né quali siano le scadenze per la conclusione dell’opera: difficilmente sarà completa per l’appuntamento del 2020. In ogni caso il piano è ambizioso: l’emirato vuole recuperare il tempo perduto e riprendere il passo dei grandi progetti, che si era fermato con il tracollo finanziario delle proprietà immobiliari nel 2009. Sua Altezza Rashid al-Maktoum ha indicato chiaramente che il futuro dell’emirato è nel turismo: Dubai conta di portare nel suo Mall of the World 180 milioni di visitatori l’anno, pescando prevalentemente nei paesi islamici, nel Medio oriente e nel subcontinente indiano. La borsa locale ha accolto molto bene la presentazione dei progetti: domenica gli indici finanziari sono saliti del 4,4 per cento.
Sul web Dubai si propone come “destinazione del 21° secolo”. E forse non a torto. Già ora propone il più grande giardino botanico del mondo, con 45 milioni di fiori. E il vecchio Dubai Mall, con il gigantesco acquario che espone 33 mila specie marine, nel 2012 ha attratto da solo 65 milioni di visitatori: più turisti di New York, che ne ha avuti 52. Duecento anni fa, su questa costa sorgeva solo un villaggio di pescatori di perle.
Giampaolo Cadalanu, la Repubblica 8/7/2014