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 2014  luglio 08 Martedì calendario

“VADO IN VACANZA CON L’AZIENDA DI PAPÀ” COSÌ RINASCE IL MITO DELLE COLONIE ESTIVE

Ci sono tradizioni che si evolvono, come i soggiorni per i figli dei dipendenti Eni a Cesenatico o Castagneto Carducci, e altre che si rinnovano, come le vacanze proposte dalla Fiat che quest’anno per la prima volta ha inserito l’inglese e la cittadina di Chichester, in Gran Bretagna, tra le mete per ragazzi. Ma la tendenza è la stessa per tutti: in tre anni, le domande di iscrizione alle colonie aziendali, vecchie o nuove che siano, si sono impennate (più 30 per cento) e le aziende che, con una certa lungimiranza, avevano mantenuto gli edifici, o quanto meno l’organizzazione creata nel Novecento per consentire anche ai figli degli operai di andare al mare sono state premiate. La fabbrica-mamma che ti segue ovunque torna a essere un modello vincente.
E se pochi, come la Ferrero, forse il gruppo italiano con la più forte tradizione di welfare per i dipendenti, possono o vogliono permettersi di offrire tutto gratis alle famiglie (i soggiorni a Pragelato e Lignano Sabbiadoro sono a costo zero per chi partecipa), gli altri hanno mantenuto o ridisegnato le due caratteristiche-chiave di queste vacanze: il risparmio (anche quando si paga, i costi sono inferiori del 20-30 per cento in media rispetto al mercato privato delle vacanze per ragazzi) e la fiducia, perché per mamme e papà l’idea che la prima vacanza da soli dei figli abbia il marchio della “ditta” può fare la differenza.
Sono scomparse le divise, i fischietti degli educatori e la parola “elioterapia”, che portava con sé l’idea di un beneficio nelle esposizioni al sole, è andata in soffitta. È rimasto lo spirito di avventura (la Guardia Forestale, per esempio, propone ai figli dei propri agenti soggiorni nelle proprie sedi e percorsi di studio e tutela dell’ambiente), la preferenza per il mare, la tendenza a ripetere (due famiglie su tre chiedono di nuovo di iscriversi l’anno successivo) e l’arte di arrangiarsi che ha portato nei decenni decine di migliaia di ragazzini a fare i conti col vestirsi e addormentarsi da soli, e mangiare quello che c’è.
La colonia è, anche, un antidoto all’Italia mammona, soprattutto ora che l’età della prima vacanza da soli si è abbassata a 6 anni. L’Eni, che negli anni ‘50 aveva affidato a un grande architetto come Edoardo Gellner la progettazione delle case di vacanza aziendali, le ha mantenute, mentre Fiat collabora da anni con Keluar, un tour operator specializzato, e propone evergreen come Marina
di Massa (su Facebook spopolano i gruppi di chi l’ha frequentata e vorrebbe ritrovare i compagni di una certa estate…) o novità come l’inglese, ritenuto ormai indispensabile nel welfare progettato da un gruppo internazionale. Unicredit lavora su due binari: da un lato il fai-da-te con il voucher offerto dall’azienda, con decine di convenzioni tra le quali spiccano quelle con Wwf, Gulliver e STS, dall’altro i progettipilota già realizzati a Milano e Bologna, che si chiamano “novanta giorni” e propongono ai dipendenti-genitori un qualificato pronto soccorso nel periodo delle vacanze scolastiche, trasferendo i nidi aziendali accanto al loro ufficio. Il Comune di Torino vive il suo giorno-clou il 16 aprile, quando si aprono le iscrizioni ai soggiorni, e centinaia di dipendenti chiedono un’ora di permesso per iscrivere i figli alle destinazioni che vanno da Bardonecchia a New York, mentre il Comune di Milano ha adottato un complesso ma democratico sistema di sorteggi
che consente anche ai dipendenti che non vivono in città di mandare i figli in colonia, e include anche la scelta dei compagni di stanza.
Il welfare aziendale resta, comunque, un fiore all’occhiello per i grandi gruppi. Il Gruppo Hera, multiutility leader nei servizi energetici e ambientali in Emilia Romagna, ha inserito i soggiorni estivi nel proprio “diversity managment”: non è solo opportunità per i piccoli, ma serve a conciliare famiglia e lavoro per i genitori. «Aiuta le madri a rientrare dopo una maternità e migliora la vita di tutti — spiega la manager Susanna Zucchelli — L’azienda paga la metà dei costi, e ora a Palazzuolo sul Senio c’è anche un camp residenziale in inglese».
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Vera Schiavazzi, la Repubblica 8/7/2014