Vittorio Sabadin, La Stampa 8/7/2014, 8 luglio 2014
MITROKHIN, ARMI DEL KGB NASCOSTE IN TUTTA EUROPA
L’Unione Sovietica aveva nascosto intorno alle principali città europee depositi di armi e di radio a lunga gittata che dovevano servire a contrastare, favorendo una insurrezione popolare, colpi di stato di destra. Intorno a Roma, indicati in una mappa con i nomi in codice «Kollo», «Fosso» e «Bor» c’erano tre di questi nascondigli, che potevano essere aperti solo da personale addestrato perché erano protetti da trappole esplosive.
Il materiale portato in Europa dall’ex archivista del Kgb Vasilij Mitrokhin non finisce mai di stupire. Maneggiati per molti anni solo dai servizi segreti occidentali, che hanno scoperto decine di spie al soldo dei sovietici, i dossier sono da ieri in buona parte disponibili al pubblico, dopo che il Churchill Archives Centre dell’Università di Cambridge ha deciso di declassificarne 19 su 33.
Mentre la Nato disseminava l’Italia di depositi di armi con l’operazione Gladio, tesa a contrastare una rivoluzione o un’invasione comunista, i sovietici facevano lo stesso con l’obiettivo opposto. Mosca aveva piazzato fucili, pistole e bombe a mano – rivelano i documenti di Cambridge – persino nella neutrale Svizzera, con un deposito nascosto vicino a una cappella alla periferia di Berna. C’erano spie in ogni paese, compresi quelli del blocco sovietico. Tra i maggiori sorvegliati, anche un prete polacco, Karol Wojtyla, il futuro Giovanni Paolo II, sospettato di pensieri anticomunisti.
I dossier resi noti entrano nel dettaglio delle vite delle spie più leggendarie, il cui mito, che ha ispirato film e romanzi, crolla miseramente davanti alla realtà. Guy Burgess, ad esempio, era perennemente ubriaco e dimenticava i dossier più scottanti sul pavimento dei pub. Donald Mclean era incapace di mantenere un segreto abbastanza a lungo. L’unica spia britannica degna dell’elogio dei sovietici è stata l’insospettabile «nonnina» Melita Norwood, che ha passato a Mosca per anni segreti atomici senza essere mai sospettata. È morta nel 2005, nella sua casa, a 93 anni.
Mitrokhin ha offerto nel 1991 la sua documentazione prima all’ambasciata degli Stati Uniti di Riga, in Lettonia, dove non è stato creduto, e poi all’ambasciata inglese, dove è stato subito invitato a fermarsi per un tè. Parte del contenuto dei dossier è stata resa nota in un famoso libro dallo storico Christopher Andrew. Le informazioni sull’Italia sono state consegnate dai servizi inglesi al Sismi tra il 1995 e il 1999, diventando oggetto di una commissione parlamentare. Quasi tutti i depositi di armi italiani sono stati scoperti, dopo qualche iniziale difficoltà di localizzazione dovuta ad un errore nel trasformare le yard in metri.
L’autenticità dei documenti è ancora messa in dubbio da alcuni storici, che giudicano incredibile l’intera vicenda. Mitrokhin ha affermato di averli copiati uno per uno, nascondendoli in cartoni del latte sepolti sotto terra nella sua dacia in campagna. Ha viaggiato più volte indisturbato dalla Russia alla Gran Bretagna, portando con sé i dossier, senza che nessuno avesse il minimo sospetto. Sembra impossibile. Ma molte delle informazioni che ha fornito si sono rivelate esatte, da quelle sui depositi di armi alla capillare presenza di spie nelle società occidentali. Mitrokhin è morto nel 2004, ma i suoi parenti vivono sotto falso nome in Gran Bretagna e, si dice, custodiscono altri archivi. Le sorprese non sono finite.
Vittorio Sabadin, La Stampa 8/7/2014