A. Pad., Il Messaggero 08/07/2014, 8 luglio 2014
PENE TROPPO BASSE COSÌ OGGI I PIRATI EVITANO IL CARCERE
IL FENOMENO
ROMA L’estate è la stagione più dura per i morti ”stradali”. E solo pochi giorni fa la stagione è cominciata con quattro bambini travolti e uccisi sulla strada, in posti differenti e a poche ore di distanza uno dall’altro, mentre attraversavano o passeggiavano tranquillamente con i propri genitori. Nel 2014, dall’inizio dell’anno, sono stati vittime di incidenti 26 bambini (9 nel solo mese di giugno). Dieci investiti sulla strada, due mentre erano in bici. Nel 2013 le vittime bambine furono 53. Ma ogni anno è il bilancio di una guerra.
LE PROTESTE
I pedoni uccisi nel 2013 sono stati 3400. La buona notizia è che dal 2000 questa cifra si è dimezzata (erano 8 mila). Però sono raddoppiati i cosiddetti pirati, quelli che uccidono e scappano. Ma cosa succede a chi uccide al volante? Pagano per quello che hanno fatto? E in che modo? L’omicidio stradale ancora non esiste, nonostante se ne parli da tempo. La maggior parte dei responsabili viene processato e condannato per omicidio colposo. «E’ un reato poco considerato - dice Domenico Musicco, avvocato, presidente di una associazione delle vittime della strada, l’Avisl - i giudici dovrebbero immedesimarsi nelle vittime, invece di solito avviene l’opposto, si ritiene che uccidere un pedone, in fondo, possa accadere a chiunque. La gran parte delle sentenze sono sotto i due anni di carcere». Risultato: nessuno va in prigione.
ROMA RICORDA
Friedrich e Stefano sono due eccezioni. Hanno anche condiviso per qualche tempo la cella: entrambi condannati a cinque anni di carcere per avere ucciso al volante della loro auto guidata a folle velocità per Roma. Furono due storie che fecero scalpore nel 2008: nella notte del 17 marzo due ragazze irlandesi, Elizabeth e Mary, furono travolte sul Lungotevere da Friedrich Vernarelli. Alessio e Flaminia, invece, il 22 maggio erano fermi a un semaforo di viale Regina Margherita, quando furono colpiti dall’auto di Stefano Lucidi. Entrambi i colpevoli sono liberi da tempo, ma almeno loro hanno scontato una parte della loro pena. Lucidi, addirittura ha scontato in carcere tre anni perché, pentito, non chiese i domiciliari. Ma sono casi quasi eccezionali.
Di solito i giudici danno il minimo della pena, 2 anni, previsto dall’articolo 589 del codice penale per l’omicidio colposo. Poi però concedono le attenuanti, il che significa una riduzione di un terzo: totale 1 anno e 4 mesi. Molti dei responsabili chiedono il patteggiamento o il rito abbreviato: entrambi i sistemi, che fanno risparmiare tempo e denaro alla giustizia, prevedono la riduzione della pena di un terzo. Questo terzo spesso si somma alle attenuanti. E la pena finale è di 8 mesi. Sospesa, ovviamente.
Giuseppa Cassaniti è la presidente di un’altra associazione di vittime, lei stessa madre di una giovane che fu uccisa da un’auto fuori controllo a Messina nel 1997: «Non solo nessuno va in carcere, ma spesso non pagano neanche i danni. Che consapevolezza ci può essere di quello che si è fatto? Si parla di ”fatalità”». E Giancarlo Bernabei, presidente dell’Associazione Vittime della strada spiega: «I giudici sono convinti che chi uccide al volante abbia una ”colpa” minore, non viene sentito come un reato grave». E’ vero che per chi scappa è previsto l’arresto, ma chi poi si consegna entro 24 ore viene accusato, sì, di omissione di soccorso, ma evita il carcere.
LA PROMESSA DI RENZI
I casi di condanne ”dure” si contano sulla punta delle dita. La più severa fu di 21 anni all’albanese Ilir Beti che uccise due francesi sull’autostrada Alessandria-Genova: andava contromano e al processo dichiarò voleva «fare prima». L’anno scorso, a Gorgonzola vicino a Milano, una ragazza di 16 anni Beatrice Papetti, fu travolta da un’auto che poi si dileguò. Il responsabile, un marocchino di 39 anni, si costituì il giorno dopo e fu condannato a 3 anni e 4 mesi. Ora si torna a parlare, come si è fatto ciclicamente in questi anni, di introdurre il reato di ”omicidio stradale”, con pene da un minimo di 6 a un massimo di 10 anni e addirittura di togliere per sempre la patente a chi uccide. Lo ha promesso anche Renzi nel suo discorso di insediamento. Sarebbe ora di farlo, perché l’estate è solo agli inizi.