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 2014  luglio 08 Martedì calendario

«TRE STIPENDI IN PIÙ IN TASCA» PASSERA SFIDA IL ROTTAMATORE


Ponte, cantiere, costruzione. Corrado Passera si è rimesso l’elmetto che ha idealmente indossato quand’era ministro delle Infrastrutture per raccontare nel libro «Io siamo» cos’è Italia Unica e il suo progetto alternativo a Matteo Renzi. In duecento pagine, che domani usciranno in libreria con Rizzoli (a 15 euro), l’uomo che e lo spiega con dovizia di particolari ha trasformato le Poste a cavallo del 2000 mette in campo i suoi trent’anni di esperienza per ridare una speranza e un sogno agli italiani. Il suo programma spazia dalle quote fucsia al bonus badante, dalla raccolta differenziata obbligatoria per tutta Italia alla valorizzazione degli immigrati, dalla lotta al contante per contrastare la grande criminalità fino a una nuova architettura statale, fondata solo su Comuni, un ente intermedio (una specie di macroprovincia) e Stato. Ma il clou del manifesto elettorale dell’ex amministratore delegato di Intesa Sanpaolo è la manovra da 500 miliardi che potrebbe sbloccare lo stato depressivo in cui versa il Pil. Gli 80 euro di Renzi, sostiene Passera, non bastano. Serve una scossa.
«Ogni volta che ho osato accennare a queste cifre mi hanno ripetuto: è impossibile, i soldi non ci sono, già per recuperare il paio di miliardi richiesti dall’abolizione della seconda rata Imu si è dovuto raschiare il fondo degli ultimi barili... Ora, questo libro – scrive il fondatore di Italia Unica – è l’occasione giusta per dimostrare che le mie proposte non solo sono fattibili, ma rappresentano l’unica strada per rimetterci in piedi». E i vincoli imposti da Bruxelles? Questa montagna di denaro «non metterà a rischio i conti pubblici, anzi, aiuterà a renderli sostenibili, agendo positivamente sul debito e sugli obblighi che abbiamo preso con l’Europa». E allora andiamo ad analizzare le voci che potrebbero far decollare l’Italia: Investimenti. «Grottesco: non abbiamo utilizzato ben 30 miliardi di euro» di fondi strutturali Ue «relativi al periodo 2007-2013. Per il prossimo periodo di sette anni (2014-2020) riceveremo circa 70 miliardi». Il «grosso» di questa cifra, «ai quali potremmo cercare di aggiungere anche i 30 non spesi entro il 2013», potrebbe dunque essere «concentrato su interventi davvero strutturali: per completare i grandi corridoi europei e soprattutto per collegare il Sud al resto d’Europa, e quindi per ammodernare le ferrovie e i porti meridionali, mettendo davvero il Sud al centro del Mediterraneo in chiave europea. Ma anche per gli interventi sostanziali contro il dissesto idrogeologico e per la lotta al digital divide». E per «tutte le opere che producono un risparmio energetico». Inoltre «dobbiamo incentivare gli investimenti privati. Il modo migliore per farlo è un forte credito d’imposta, almeno quinquennale, per gli investimenti in ricerca e innovazione». Somma da destinare: «almeno 15 miliardi».
Più soldi in tasca alle famiglie. «E’ possibile dare in busta paga fino a una mensilità netta in più in cambio di una maggiore produttività (...) Le aziende che lo desiderano potranno avere a disposizione per esempio fino a ottanta ore lavorative in più, non gravate di tasse o di contributi, sia per il lavoratore sia per l’azienda». Un’ulteriore mensilità «potrebbe derivare da accordi aziendali di aumento della produttività da remunerarsi con programmi di welfare aziendale (dai buoni pasto agli abbonamenti del trasporto pubblico fino ai buoni acquisto)». E ancora «un’altra mensilità potrebbe derivare dalla possibilità offerta a tutti i lavoratori dipendenti di ricevere in busta paga la quota ora accantonata per il Tfr, a sua volta defiscalizzata e decontribuita». «Qualcuno dirà si chiede lo stesso Passera ma se il lavoro già manca, che senso ha lavorare di più? Siamo la seconda potenza esportatrice della Ue.
Ci sono molte aziende che sarebbero ben felici di produrre di più e di pagare di più i dipendenti». Ma non «a questi costi».
Debiti commerciali. «Monte aziende sono gravate da debiti e hanno sempre maggiori difficoltà ad accedere al credito». Certo che se lo Stato non paga, tutto è più complicato. «A oggi tali debiti ammontano ad almeno 100 miliardi». Ebbene, «un modo per archiviare questo capito c’è. Si tratta del meccanismo utilizzato in Spagna: si crea una società veicolo che anticipa il pagamento ai creditori della Pa e che poi si rifà nei confronti delle diverse amministrazioni. La Ue ha già dato il suo placet. Quello che potremmo aggiungere rispetto alla Spagna è capitalizzare la società veicolo con l’apporto di 20-30 miliardi di attivi pubblici».
Più credito alle aziende. Si può aumentare «la potenza di fuoco della Cassa Depositi e Prestiti» anche qui «rafforzando il capitale attraverso l’apporto di 20-30 miliardi di attivi pubblici» per farla lavorare come la tedesca KfWper «finanziare lo sviluppo e per il credito a imprese e famiglie». «A disposizione» ci sarebbero «100 miliardi di ulteriore credito all’economia».
Meno tasse. La sintesi è semplice quanto suggestiva: «dimezzare l’Ires sulle aziende» e abbattere del 30% l’Irap e 20 miliardi in meno di balzelli sulle famiglie. Il tutto coperto da un’equivalente riduzione della spesa.