Ernesto Corvetti, Lettera43 7/7/2014, 7 luglio 2014
DALLA CINA COL PALLONE
Quattro ore chiusi in uno studio notarile per limare e controlimare le clausole. Ecco l’ultimo atto dello sbarco nel calcio italiano della Cina che ha appena messo le mani sul Pavia, squadra di LegaPro. Da venerdì 4 luglio, il club è passato all’Agenzia per l’Italia, il distaccamento italiano del fondo di investimenti cinese Pingy Shanghai Investment.
A gestire l’operazione che ha portato la famiglia Zanchi a cedere il 90,5% delle sue quote, sono stati il presidente di Pingy Zhu Xiaodong e l’amministratore dell’Agenzia per l’Italia Wang Qiangming. I quali hanno finora presentato garanzie bancarie per 1,2 milioni di euro.
Ora manca solo la fidejussione che può consentire al Pavia di iscriversi al campionato, dopo che nella stagione 2013-14 il club è arrivato ultimo in Prima divisione e s’è salvato solo grazie alla rivoluzione della categoria che ha impedito alla squadra di retrocedere.
Per far capire che hanno intenzioni serie, Zhu e Wang sono già andati dal neosindaco Massimo Depaoli, spiegandogli di voler comunicare i loro progetti d’investimento di volta in volta. Il Pavia ha però scelto di continuare ad avere un management italiano. Nel ruolo di direttore generale e sportivo è tornato Massimo Londrosi, già autore della cavalcata del club dall’Eccellenza alla LegaPro. Mentre in panchina spazio a Riccardo Maspero, ex conoscenza del calcio che conta grazie alle sue presenze con le maglie di Cremonese, Torino e Fiorentina.
Per arrivare ad acquistare la formazione lombarda, i cinesi si serviti dell’ex giornalista della Gazzetta dello Sport ed ex direttore unico del Giro d’Italia Angelo Zomegnan, che ha rivestito il ruolo di consulente affinché il Dragone potesse sbarcare tra il Ticino e il Po.
Ma in città si vocifera già che Pingy abbia ben altre mire. «Sono interessati soprattutto a entrare in affari con l’università, il policlinico San Matteo e nel settore dell’enologia, utilizzando il calcio come collaterale», spiega a Lettera43.it Claudio Gariboldi, giornalista della Provincia Pavese.
L’interessamento imprenditoriale cinese per il calcio non deve stupire. Per esempio Jack Ma, guru di internet e fondatore di Alibaba, si è buttato nel pallone acquisendo di recente per 1,2 miliardi di yuan (circa 190 milioni di dollari) il 50% del Guangzhou Evergrande, la squadra allenata da Marcello Lippi, orgoglio nazionale e attuale detentrice della Champions League asiatica.
Il presidente Xi Jinping, poi, è un grande appassionato di pallone e sembra sia molto deluso dalle performance della nazionale che attualmente occupa la 103esima posizione nel ranking Fifa e il Mondiale 2014 lo deve guardare in televisione.
D’altra parte il calcio Oltremuraglia non gode di buona salute visti gli scandali legati a giri di scommesse e partite truccate. Ecco perché a Pavia sono giustificati i sospetti che Pechino abbia mire che vanno oltre l’acquisto del club.
Sembra, infatti, che il fondo del Dragone voglia sfruttare la possibilità di utilizzare il pallone come veicolo per sbarcare in qualche business appetibile. Tanto che ha già intravisto nell’opportunità di rilevare la squadra la strategia per iniziare a sviluppare contatti e dare vita a importanti relazioni. Insomma, anche il calcio, per i cinesi, è politica.
Il business pavese del fondo Pingy potrebbe davvero guardare all’università (l’ateneo è 11esimo secondo la classifica 2014 pubblicata da Il Sole 24 ore) sia per il know how ospedaliero (il San Matteo è per esempio un polo d’eccellenza per il bypass dell’aorta, secondo lo studio dell’Agenzia nazionale per i servizi nazionali del 2013) sia per il settore enologico, business che in Cina sono in forte crescita.
Da tempo circolano, infatti, in Italia investitori cinesi che stanno comprando intere cantine vinicole e con la popolazione in costante invecchiamento e l’inadeguatezza del sistema sanitario, Pechino ha bisogno di aggiornare le proprie conoscenze mediche.
Nonostante il vero buisness sia altro, la Cina non vuole però perdere l’occasione di aver voce anche nel calcio. Tanto che, si dice, i nuovi proprietari del Pavia vogliano importare nell’ex Impero Celeste il know how del pallone. E il club appena rilevato vanta un eccellente staff tecnico da sfruttare. Sarebbero appunto stati offerti contratti molto ricchi per coloro che vorranno trasferirsi Oltre muraglia per dare qualche lezione di calcio.
Se sulla carta il futuro del Pavia sembra roseo, così potrebbe non essere nella realtà. I precedenti cinesi nell’Europa del calcio, infatti, non sono entusiasmanti.
Carson Yeung, il magnate di Hong Kong che si era comprato il Birmingham City, club della Premier league inglese, nel 2009, ha lasciato tutte le cariche nel club a febbraio, per poi essere condannato a sei anni da un tribunale dell’ex colonia britannica per riciclaggio.
Il figlio e il cognato di Yeung sono rimasti nel consiglio d’amministrazione del club, che nel frattempo è retrocesso in Championship (l’equivalente della nostra Serie B), dove si è classificato 21esimo nella stagione 2013-14.
Sempre Oltremanica, c’è Vincent Tan, proprietario del Cardiff City. Il tycoon con passaporto malese, ma di sangue cinese, è meglio noto per avere cambiato colore della maglia alla squadra - da blu a rosso - scatenando le proteste dei tifosi. Una scelta che non sembra aver giovato al club.
Il Cardiff è retrocesso dalla Premier alla Championship e Tan pare intenzionato a far dietrofront sui colori sociali.
In Portogallo c’è Yang Qi, imprenditore del Guangdong che ha rilevato il Mafra, club di seconda divisione.
Per ora non sono stati segnalati particolari problemi per il club lusitano. Se non che Yang è riuscito a piazzare nella rosa della squadra ben tre giocatori cinesi.
Chissà che anche il Pavia, oltre a esportare le conoscenze, possa dare ospitalità a qualche talento grezzo di Pechino che potrebbero seguire l’esempio di Ma Mingyu, che nel 2000-01 fu ingaggiato dal Perugia.
Poi c’è anche Wang Jianlin, presidente del conglomerato immobiliare e dell’intrattenimento Wanda, già uomo più ricco della Cina con un patrimonio personale da 8,6 miliardi di dollari e grande appassionato di calcio.
Oltre a investire nella Federazione del suo Paese, è sponsor di club spagnoli (Atletico Madrid, Valencia e Villarreal) che in cambio di soldi consentono alle promesse del pallone cinese di allenarsi nei propri settori giovanili. Inoltre in passato Wang è stato associato all’acquisto della Roma, oltre che ad alcuni club inglesi.
Prima del Pavia, infatti, è stato il club capitolino a finire nelle mire dei cinesi. Chen Feng, imprenditore con un patrimonio di circa 45 miliardi di euro e partecipazioni nel settore turistico, in compagnie aeree e alberghi, sarebbe dal 2013 in trattativa per avere una quota della squadra. Per ora è stato tutto congelato, anche per richiesta di Cheng, impegnato in altri progetti.