Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 08 Martedì calendario

IMMIGRATI, LE RIMESSE A 5,5 MILIARDI. COME GLI ITALIANI ALL’ESTERO NEL ’68

Ammontano a 5,5 miliardi di euro nel 2013 le somme che gli immigrati stranieri in Italia hanno inviato alle loro famiglie d’origine, secondo i dati diffusi da Banca d’Italia. Si tratta del dato più basso degli ultimi sette anni e corrisponde a poco più della stessa cifra, attualizzata, che gli emigranti italiani inviavano nel nostro Paese nel 1968 (5,1 miliardi), quando ormai gli espatri annui, grazie al boom economico, erano crollati, posizionandosi sotto le 200 mila unità.
La crisi nel 2013 ha ridotto le rimesse straniere di 1,3 miliardi (-20%) in un anno. A testa ogni immigrato ha mandato mediamente a casa in dodici mesi 1.250 euro, il 25% in meno rispetto al 2012 e ben 800 euro in meno rispetto al 2007, quando la cifra superava i duemila euro. Anche nel 2012 si era registrato un calo, limitato però a un -7,6%. Secondo uno studio della Fondazione Leone Moressa, molto è dipeso dalla Cina che da sempre è il Paese verso il quale maggiormente si indirizzano le rimesse dall’Italia: nel 2012 il peso della Cina era pari al 40% dell’importo complessivo mandato all’estero, mentre nel 2013 la quota si è dimezzata passando a 1,1 miliardi di euro da 2,7.
Più ridotto il calo delle altre nazionalità: filippini -7,3% , marocchini e peruviani meno dell’1%, mentre si registrano gli incrementi degli immigrati del Bangladesh (+ 52%), dell’India (+ 22%) e dello Sri Lanka (+ 62%). Il maggior calo si è verificato nel Lazio (-48%), dove le rimesse si sono attestate a un miliardo contro l’1,2 della Lombardia.
Ma cosa succede nel frattempo agli italiani che hanno cercato fortuna all’estero? Anche se ormai i risparmi rimpatriati pesano in misura inferiore al passato sulla bilancia dei pagamenti e sui conti economici nazionali, in passato hanno rappresentato una fonte di ricchezza non indifferente. Il flusso migratorio iniziato nel secondo dopoguerra, che produceva rimesse nel 1947 pari a 183 milioni di euro (dati attualizzati), esplode tra il 1958 e il 1963, quando il dato annuale delle rimesse raddoppia: da 336,1 milioni di dollari nel 1958 a 638,2 milioni di dollari nel 1963. In dati attualizzati se nel 1950 le rimesse ammontavano a circa 791 milioni di euro, dopo dieci anni erano passate a 3 miliardi e nel 1968 toccavano i cinque miliardi.
Nel corso del tempo il flusso migratorio si è ridotto di pari passo con l’espansione della nostra economia e di conseguenza anche le rimesse hanno rappresentato una percentuale del Pil (Prodotto interno lordo) assai più ridotta. Fino al 2001 quando, in coincidenza con la crisi americana ed europea, il fenomeno migratorio è ripartito. In questo modo dal 2001 al 2011 le rimesse sono aumentate del 33% passando da 359 milioni di euro a 478. Soltanto tra il 2010 e il 2011 sono cresciute del 9,9%, passando da 435 milioni di euro a 478 milioni di euro, per poi attestarsi a 486 l’anno successivo, dato confermato nel 2013.
Ma da dove vengono questi soldi? I dati suggeriscono di guardare con grande attenzione alla realtà europea, perché tre su quattro tra i Paesi in testa alle statistiche sulla presenza italiana nel mondo (Germania, Svizzera e Francia) sono europei, mentre l’unico extraeuropeo è l’Argentina.
Per inquadrare correttamente l’importanza di questo nuovo fenomeno, che è caratterizzato da una emigrazione di livello culturale e professionale più elevato, l’Ispi mette a confronto i dati con altri indicatori economici relativi agli ultimi anni. Confrontando, ad esempio, l’andamento delle rimesse con quello del Pil, emerge che nel periodo 2009-2011 il volume di rimesse dall’estero è aumentato tendenzialmente di anno in anno in modo più cospicuo rispetto al Pil, e quando è diminuito, è calato meno di quanto sia calato il Pil. Ecco come: tra il 2008 e il 2009 il Pil italiano è calato del 5,1%, le rimesse del 4,6%; tra il 2009 e il 2010 il Pil è aumentato dell’1,3%, le rimesse del 5,3%; tra il 2010 e il 2011 l’incremento del Pil è stato dello 0,4%, quello delle rimesse del 9,9% (dati Banca d’Italia).
Se ne deduce che in un momento di crisi economica, come quello che caratterizza il triennio in questione, l’emigrazione può garantire alla bilancia dei pagamenti una risorsa ulteriore per la stabilità.
La crescita delle rimesse dall’estero è da mettere in relazione con la parallela crescita delle partenze degli italiani. Come rileva l’Aire (anagrafe dei residenti italiani all’estero), l’emigrazione ha conosciuto negli ultimi anni un significativo incremento: nel 2009 gli iscritti all’Aire erano 4.028.370, nel 2011 erano passati a 4.208.977 (dati Fondazione Migrantes). Risultato: nel 2011 le rimesse, pari a 1.580.220 milioni di euro, hanno influito sul Pil italiano per lo 0,03%.