Chiara Daina, il Fatto Quotidiano 7/7/2014, 7 luglio 2014
LA CHIAMANO AUSTERITY MA È UNA TAGLIOLA MORTALE
Dopo quattro anni di austerity, la Grecia è costretta a fare i conti con la vita. Chi l’avrebbe mai detto che la mortalità potesse salire ai livelli del secondo dopoguerra? Nel 2012 si sono registrati 116.670 morti, la cifra più alta dal 1949, circa 20 mila in più rispetto al periodo pre-crisi (esplosa nel 2008), di cui un terzo causato dal divieto di accesso alle cure. La stima si legge nell’articolo uscito su Lancet, rivista scientifica di riferimento per la comunità internazionale, a firma di Nikolaos Vlachadis, medico della Scuola nazionale di sanità pubblica di Atene. I numeri sono da bollettino di guerra: su 11 milioni di abitanti, oltre 800 mila hanno perso l’assistenza sanitaria gratuita perchè rimasti senza un lavoro, unica garanzia per godere del diritto alla sanità. Secondo l’Istituto di statistica ellenico, dal 2008 è diminuita la speranza di vita in quasi tutte le fasce di età: sotto i cinque anni, tra i nove e i 35, e over 55.
La mortalità infantile, la più impressionante, è schizzata addirittura del 43 per cento in due anni, tra il 2008 e il 2010. Al culmine della crisi economica, quando il Governo di Antonis Samaras inizia la serie di tagli drastici alla spesa pubblica, cinque madri ogni centomila muoiono al momento del parto (cinque volte di più rispetto al 2003). Per non parlare del tasso di nascite, precipitato del 15,2 per cento. Non stupisce, visto che la disoccupazione quasi si è triplicata, passando in un batter d’occhio dal 13 al 27 per cento. E con i giovani più di tutti appesi al filo della precarietà, non poteva che alzarsi l’età delle donne che ha il primo figlio: a 40 anni (più 11,7 per cento) ma soprattutto oltre i 45 (più 36 per cento).
A causa di manovre lacrime e sangue il contesto sanitario greco è da Apocalisse. In poco tempo, lo Stato ha falcidiato il budget per la salute al sei per cento del Pil, da cinque anni con il segno negativo (da meno 0,8 nel 2009 a meno 3 nel 2013), tanto che oggi è la più bassa di tutta l’Unione europea. Solo per citare una mossa da brividi: il colpo di forbice del 25 per cento, tra il 2009 e il 2011, al fondo per gli ospedali pubblici. L’ordine arriva dall’alto: la Troika (Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Unione europea) chiede di ridurre la spesa farmaceutica da 4,37 miliardi nel 2010 a 2,88 nel 2012 fino ai due miliardi quest’anno. L’effetto è stato catastrofico. Il ticket per le visite ambulatoriali è cresciuto da 3 a 5 euro. Ce n’è uno anche per i ricoveri ospedalieri: 25 euro a notte. Si paga per avere alcuni farmaci, che prima erano mutuabili. Addirittura da quest’anno ha un prezzo anche la prescrizione medica (un euro l’una). Un’operazione per togliere un tumore all’intestino invece costa 12 mila euro.
Intanto malattie che si credevano debellate sono ritornate a seminare stragi. Come la malaria, assente da quarant’anni: molti ospedali non hanno i soldi per comprare gli spray contro la zanzara infettante. Tra chi fa uso di droghe l’incidenza del virus HIV è cresciuta di dieci volte dal 2010 al 2012, quella di tubercolosi invece è raddoppiata. E poi la ricomparsa della sifilide.
I casi di depressione sono triplicati e i suicidi sono cresciuti del 45 per cento dal 2007. Anche il diabete fa paura: “La gente povera- spiega Nikitas Kanakis, medico greco di Doctors of the world - si nutre soprattutto di pane e pasta, alimenti a basso costo, che però provocano l’aumento di glicemia nel sangue”. Doctors of the world, organizzazione internazionale non-profit, in Grecia soccorre oltre mezzo milione di cittadini che non hanno i mezzi per curarsi. “Nel 2013 abbiamo fatto 9 mila vaccini a sei mila bambini, il triplo rispetto all’anno precedente - sottolinea il medico -. Oggi il 60 per cento dei nostri pazienti sono greci, fino al 2010 erano solo l’8 per cento”.
Il Governo Samaras tace e se può fa finta di niente. “Abbiamo chiesto un incontro al ministro della Salute Adonis Georgiadis - continua Kanakis - ma non ci ha mai risposto. Noi non possiamo sostituire il sistema sanitario nazionale e contare solo sulle donazioni”. Un passo in avanti è stato fatto il primo luglio quando il Governo greco ha annunciato che coprirà dal 75 al 90 i costi delle cure per chi ha perso il lavoro.
Il bilancio resta impietoso e l’austerity forzata si è trasformata nella peggiore trappola della sopravvivenza per i greci.
Chiara Daina, il Fatto Quotidiano 7/7/2014