Alberto Simoni, La Stampa 7/7/2014, 7 luglio 2014
“NON GLI INTERESSA LA JIHAD GLOBALE VUOLE IL GENOCIDIO DEGLI SCIITI”
[Intervista a Ahmed Rashid] –
«Ma quale Califfo...»
Signor Rashid, lo dice Al Baghdadi. A Mosul ha chiesto a tutti i musulmani di obbedirgli...
«Mica uno può alzarsi la mattina e proclamarsi tale. Proprio lui poi...»
Non è abbastanza titolato?
«Per nulla. Non ha credenziali religiose, non ha studi o conoscenze teologiche dell’Islam, che io sappia non è un ulema o persino un mullah».
Ahmed Rashid, giornalista e analista pachistano nonché l’uomo che ha portato l’Occidente a conoscere il mondo dei taleban, quasi si altera. La storia del califfato, del capo banda dell’Isis che si proclama guida di tutti i musulmani, non la digerisce. E non è il solo vista la levata di scudi fra studiosi islamici e ulema.
Lei ha scritto di recente che l’Isis le ricorda i taleban. Quindi Al Baghdadi è come il mullah Omar?
«No. Il mullah Omar è una guida spirituale islamica. I taleban erano interpreti di una fede molto conservatrice intrisa di leggi tribali, quelle delle zone pashtun a cavallo fra Pakistan e Afghanistan dove sono di fatto nati. La loro è un’interpretazione rigorosa ma anche errata dell’islam ma il mullah Omar è pur sempre un religioso. Al Baghdadi non ha nulla a che fare con questa storia».
Ma allora cosa accomuna Isis e taleban?
«Due cose: la prima è che come i taleban anche Isis ha come obiettivo quello di conquistare un territorio, quello fra Iraq e Siria, così come gli studenti delle scuole coraniche si muovevano fra Pakistan e Afghanistan. La conquista del nord Iraq è avvenuta rapidamente, con una sorta di blitzkrieg, in modo simile si mossero negli Anni ’90 i taleban. Isis però è militarmente più forte dei taleban».
E la seconda ragione?
«L’Isis non ha come obiettivo quello di lanciare una jihad globale. E fino a quando non approdò Bin Laden in Afghanistan, nemmeno i taleban avevano disegni di egemonia globale. Fu quell’evento a dare una svolta».
Scusi, ma cinque giorni fa Al Baghdadi ha diffuso un audio nel quale diceva che avrebbe conquistato Roma e minacciava un nuovo 11 settembre. Non sono proclami da jihad globale?
«Solo propaganda, è un modo per Al Baghdadi di consolidare il suo potere nella regione, in Libano, in Iraq e in Giordania. Lo scopo di Al Baghdadi, il vero pericolo è un altro».
Quale?
«Lo dice lui stesso: una campagna anti-sciiti. Quello cui punta Al Baghdadi è un genocidio. Vuole una popolazione “pura”, sunnita al 100 per cento. Guardi a quello che avviene nelle zone controllate da Isis, la distruzione e l’uccisione di massa di chiunque non rientri nel canone o sotto la voce sunnita.
Anche i taleban e la stessa Al Qaeda sono anti-sciiti.
«Sì, ma nessuno si è mai comportato così brutalmente e ferocemente come l’Isis nello sterminare i non sunniti, siano civili o soldati, curdi o cristiani. Lo abbiamo visto nelle immagini di questi giorni. Per Isis gli sciiti sono la forma peggiore di degenerazione dell’Islam. Ecco spiegata la furia sunnita e la minaccia esplicita di colpire Najaf e Karbala, luoghi sacri per l’Islam sciita. Dovesse Al Baghdadi riuscire nel tentativo di far esplodere bombe in quei luoghi di culto allora il mondo islamico sarebbe scosso da una guerra settaria di dimensioni inimmaginabili. Sarebbe una catastrofe e la rappresaglia al pari di una guerra mondiale».
Alberto Simoni, La Stampa 7/7/2014