Alberto Flores D’Arcais, la Repubblica 7/7/2014, 7 luglio 2014
LE FOTO OSÉ CHE INGUAIANO I VOYEUR DELL’NSA
Ci sono storie d’amore e di tradimenti, di sesso più o meno lecito, ci sono foto di ragazze discinte e bambini nudi, ci sono racconti di problemi familiari, di malattie mentali, di crisi politiche e conversioni religiose, c’è l’ansia per problemi finanziari, ci sono speranze e illusioni. C’è la vita quotidiana di noi comuni mortali in quei file, piccoli esibizionismi e qualche personale segreto. Nulla di pericoloso insomma, certamente niente che avesse a fare con la “sicurezza nazionale”, al massimo “gossip” da bar o da reality show.
Non devono averla pensata così gli agenti della National Security Agency, quelli che — in nome della difesa degli Stati Uniti contro terroristi di ogni genere — hanno spiato (e spiano) mezzo mondo, come ampiamente rivelato dallo scandalo Datagate e dai files che la “talpa” dei servizi Edward Snowden ha diffuso a mezzo stampa. Anche le nuove rivelazioni, rese pubbliche dal Washington Post, arrivano dall’analista (eroe per molti, traditore per tanti) fuggito a Mosca.
Con una differenza rispetto alle altre, un punto che apre le porte a nuove polemiche e discussioni sulla sottile linea rossa che divide la Security dalla Privacy: il numero di persone (cittadini americani o stranieri) totalmente estranee ad indagini e sospetti supera di gran lunga (oltre il 90 per cento dei casi) quello di terroristi (veri o presunti). Tutti finiti, «per motivi di sicurezza», sotto le lenti d’ingrandimento degli agenti Nsa.
Agenti un po’ voyeur, almeno a leggere i resoconti del quotidiano statunitense, i cui reporter per mesi hanno passato al setaccio oltre 160 mila email e sms intercettati dalla National Security Agency e quasi 8 mila documenti sottratti a ben 11 mila account online. Forse la noia (spiare mezzo mondo alla lunga non deve essere piacevole), forse qualche pruderie tardopuritana, del resto anche gli agenti (o analisti) segreti sono comuni mortali. Come spiegare altrimenti quelle foto ben catalogate di bellezze in bikini, di modelle in lingerie, di uomini che mostrano i muscoli, di bambinelli nudi che fanno il bagno con le madri in adorazione? E come spiegare quelle tediosissime cartelle mediche, quei curriculum raccolti dai “tagliatori di teste”, i temi scolastici di ragazzini imberbi?
Nove su dieci degli account di Internet presi di mira dagli spioni della Nsa non avevano alcun valore di intelligence, erano di cittadini innocenti «presi nella rete che la National Security Agency aveva piazzato per qualcun altro». Per la verità l’autorevole Washington Post scrive che tra i file intercettati vi sono anche informazioni che hanno grande valore, quali «progetti nucleari di paesi stranieri, accordi in odor di doppio gioco da parte di un alleato, un disastro militare per una potenza non amica, e le identità di hacker che hanno fatto intrusioni nei network informatici americani».
Ma resta il dubbio, cui la Casa Bianca di Barack Obama dovrà prima o poi dare una chiara risposta: fino a che punto la sicurezza può annientare la privacy?
Alberto Flores D’Arcais