Giuseppe Caporale, la Repubblica 7/7/2014, 7 luglio 2014
MAFIA, SCIOPERO DELLA MESSA LA PROCESSIONE S’INCHINA AL BOSS
A quindici giorni dall’anatema del Papa contro i mafiosi, a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria, la processione della Madonna si è fermata davanti all’abitazione del boss Peppe Mazzagatti, ergastolano, ai domiciliari. Il ministro dell’Interno Alfano parla di vicenda «deplorevole e ributtante». In Molise, all’indomani della visita del Pontefice, i detenuti del carcere di Larino hanno invece disertato la messa.
LARINO.
Non accettano la scomunica di papa Francesco i detenuti del carcere di Larino e vogliono continuare a prendere i sacramenti. Per questo hanno avviato una protesta contro il cappellano del carcere, don Marco Colonna: «Padre, se non li possiamo più prendere, noi alla funzione religiosa non veniamo più». E lo sciopero della Messa dei cento detenuti della sezione “Alta Sicurezza Tre” è durato diversi giorni, fino a quando il vescovo di Termoli-Larino, Giancarlo De Luca, non ha accettato di officiare di persona la cresima di un boss della ‘ndrangheta. E infatti, ieri mattina, nella chiesa appena ristrutturata del penitenziario molisano, Salvatore Figliuzzi, esponente della cosca di Rosarno, avrebbe dovuto ricevere il sacramento dal vescovo. Ma il tribunale di Palmi, quattro giorni fa, ha scarcerato inaspettatamente il boss per decorrenza dei termini. Così la cerimonia per la cresima del capo della cosca è saltata e la messa del vescovo è diventata l’occasione di confronto per ragionare sulle parole del Papa. «Coloro che nella vita compiono questa strada di male, i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati», aveva detto il Papa durante l’omelia nella piana di Sibari. «La vostra terra tanto bella conosce i segni di questo peccato: l’adorazione del male e il disprezzo del bene comune. Questo male bisogna combatterlo, va allontanato, bisogna sempre dirgli di no perché — aveva aggiunto il Santo Padre — la ‘ndrangheta è adorazione del male e disprezzo del bene comune ». Durante la messa a tutti i detenuti presenti (oltre un centinaio) è stato distribuito il discorso integrale del Papa in Calabria «per chiarire» ciò che aveva detto.
E poi c’è stata l’omelia. «Il Papa non caccia nessuno di voi», ha detto il vescovo. Ad ascoltarlo non c’erano però tutti i detenuti eccellenti del penitenziario. Giuseppe Iovine, per esempio, fratello del boss del clan dei Casalesi, è rimasto in cella.
«Iovine non c’era perché non può stare con gli altri detenuti per ragioni di sicurezza. Il vescovo era venuto per celebrare la cresima di Salvatore Figliuzzi — conferma un responsabile della polizia penitenziaria — ed era una cerimonia prevista da tempo. De Luca è sempre sensibile alle richieste dei detenuti in quanto è stato anche cappellano a Teramo, prima di diventare vescovo».
Per la direttrice del penitenziario, Rosa La Ginestra: «Quello che è avvenuto in questi giorni al carcere di Larino riguarda un aspetto molto personale della vita spirituale dei nostri detenuti, argomento nel quale non possiamo certo entrare noi — spiega — però è stato assurdo parlare di rivolta. Ero presente alla funzione religiosa, ho visto tanti di loro prendere il sacramento della comunione. Altri cantare». Chiosa il vescovo di Campobasso Giancarlo Bregantini: «Quanto successo a Larino dimostra che le parole del Papa scuotono, toccano nel profondo. Muovono le coscienze».