Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 07 Lunedì calendario

«UN SOLO DONATORE, NON PIÙ DI 10 FIGLI»


Fecondazione assistita, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in un’intervista al Corriere, frena gli entusiasmi: «Bisogna aspettare le linee guida e alcuni passaggi in Parlamento». E sulle donazioni: «Un limite è necessario per evitare che nascano troppi bambini da uno stesso genitore biologico. Tra i 5 e i 10 è un’ipotesi».
ROMA — «Per partire con la fecondazione eterologa bisogna aspettare le linee guida e alcuni passaggi in Parlamento. I Centri devono aspettare». Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin frena gli entusiasmi. La recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il divieto italiano delle tecniche con l’impiego di gameti esterni alla coppia, non avrà un’immediata applicazione. La donazione sarà gratuita, limite al numero di donazioni per evitare la nascita di bambini in un certo senso «fratelli». No ai cataloghi per scegliere le caratteristiche genetiche del genitore biologico. Sì al diritto dei bambini di conoscere le loro origini. «Ci sono ancora molte questioni organizzative e di tutela della salute da chiarire — dice Lorenzin —. La legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita era pensata per la fecondazione omologa, dunque con cellule della coppia. Questa è una nuova attività».
Come state procedendo?
«Domani si riunisce un gruppo di lavoro di circa 20 esperti da me nominati per affrontare una serie di problemi e garantire qualità e sicurezza ai cittadini. Le loro osservazioni mi serviranno a valutare le possibili e eventuali misure anche normative. Ho stabilito per questa fase istruttoria la scadenza del 28 luglio. Tempi rapidi».
È un modo di fare melina?
«No. C’è una sentenza della Consulta da rispettare e noi dobbiamo eseguire assicurando però il massimo delle garanzie ai pazienti: cercheremo di assimilare il meglio dagli altri Paesi che hanno iniziato prima di noi. Al centro dell’attenzione genitori e bambini».
Che ne pensa dell’eterologa?
«Non ne voglio pensare nulla perché sono il ministro della Salute e non posso essere influenzata da nessun tipo di ideologia. Le mie opinioni personali restano fuori».
Il suo partito, l’Ncd, chiede un intervento del Parlamento. E lei?
«Io non posso fare tutto da sola. Ci sono questioni importanti che le sole linee guida, di carattere tecnico, non possono risolvere. Parlo dell’identità biologica del bambino. Dal Parlamento bisognerà passare per recepire le direttive europee».
Come avverrà la selezione dei donatori?
«Saranno più stringenti i test infettivi, ad esempio per Aids e epatite. Verranno introdotti test genetici obbligatori che per l’omologa non erano previsti. Resta fermo il principio dell’anonimato».
Ci sarà un numero massimo di donazioni?
«Un limite è necessario per evitare che nascano troppi bambini da uno stesso genitore biologico. Tra i 5 e i 10 è un’ipotesi. Inoltre una donna che decide di dare in dono i suoi ovociti non può subire troppe stimolazioni e dobbiamo preoccuparci che non venga sfruttata. Indicheremo quante raccolte di gameti possono essere fatte da una stessa persona e con quale intervallo fra l’una e l’altra. Pensiamo a un codice unico nazionale, previsto già da una legge, che permette di contare le diverse donazioni. Sarà regolamentata anche la cosiddetta egg sharing cioè la possibilità che donne sottoposte a cure antisterilità mettano a disposizione gli ovociti in sovrannumero. All’estero sono previste delle agevolazioni sul piano dei costi per queste volontarie».
La coppia potrà scegliere il donatore?
«Assolutamente no. Niente cataloghi con le caratteristiche estetiche di chi da i gameti. Chiederemo solo garanzie di tipo sanitario e sarà previsto un consenso informato dettagliato e rigoroso. Un’altra questione aperta. Il limite d’età della donna che si sottopone all’eterologa. A mio parere dovrebbe essere uguale a quella prevista per l’omologa (circa 52 anni, ndr )».
E la delicata questione dei rimborsi?
«La legge parla chiaro. La donazione di gameti in Italia è libera, volontaria e totalmente gratuita come in Francia. Niente indennità forfettarie come in Gran Bretagna e in Spagna. Solo lo stesso rimborso spese riconosciuto ai donatori di midollo che è equiparato a quello di sangue».
Sarà possibile la doppia eterologa, cioè la possibilità di creare embrioni con ambedue i gameti non appartenenti alla coppia?
«Sì sarà prevista, con accorgimenti particolari. In un secondo momento dovremo disciplinare la questione dell’adozione degli embrioni».
Il bambino avrà diritto a risalire alle proprie origini cioè ai genitori biologici?
«È un punto fondamentale che andrà approfondito e sarà incluso nel consenso informato. Legislazioni straniere tendono sempre più a garantire il diritto a conoscere la propria identità e il diritto all’anonimato dei donatori è caduto in diversi Paesi in seguito a contenziosi legali».
Caso Pertini, l’ospedale romano dove è avvenuto uno scambio di embrioni. Una donna partorirà due gemelli appartenenti ad altri genitori. La giurisdizione è carente? Che fare?
«È un caso spinosissimo di cui dovrebbe occuparsi il Parlamento soprattutto ora che i figli della provetta sono tanti e saranno sempre di più con l’avvento dell’eterologa. Ci sono sentenze in contraddizione. Sarebbe bene prevedere in caso di scambio a chi appartengano i bambini».
Margherita De Bac