Daniele Manca, Corriere della Sera 7/7/2014, 7 luglio 2014
«ALLEANZA CON GLI SPAGNOLI DI TELEFÓNICA IL PREMIER? MI FAREBBE PIACERE INCONTRARLO»
Che cosa sta accadendo e accadrà a Mediaset? Il capo azienda Pier Silvio Berlusconi che si è sempre tenuto ben lontano dalla politica, anche quella di suo padre, a sorpresa ha avuto parole di apprezzamento per Matteo Renzi. Sul fronte dei contenuti la società si dimostra sempre più aggressiva sul mercato mondiale dove contende ai concorrenti a colpi di milioni i diritti per il calcio, film e serie televisive. E ora si apre a nuovi soci. Certo è già quotata in Borsa. Ma questa volta a diventare compagno di viaggio per l’avventura Mediaset Premium, la piattaforma pay tv che il gruppo di Cologno Monzese vuole aprire sempre più al mercato internazionale, è uno dei maggiori gruppi mondiali della telefonia, la spagnola Telefónica, oggi primo azionista dell’italiana Telecom.
Un tassello che va ad aggiungersi all’intesa per la pay tv spagnola della stessa Telefónica che diventa acquirente dei contenuti Mediaset. «Non dimentichi che in Spagna sulla tv generalista abbiamo una posizione molto importante con Mediaset España. E che, non c’è nulla di concreto, ma stiamo parlando con altri partner che ci possano permettere l’accesso al mercato di lingua inglese, primo mercato al mondo seguito appunto da quello spagnolo», dice Pier Silvio Berlusconi al telefono dalla Liguria, dalla sua casa di Paraggi dove trascorre i fine settimana.
Annuncia l’alleanza con il gruppo guidato da César Alierta, che acquisirà l’11% di Mediaset Premium, mentre l’intero settore televisivo mondiale è in pieno riassetto. In Italia c’è la Rai che il premier Renzi vuole cambiare in fretta, il gruppo Murdoch che potrebbe cambiare pelle a livello europeo, Vodafone che si muove con acquisizioni nel campo dei contenuti in Germania e Spagna, l’ex British Telecom che si è fatta avanti per i diritti del calcio inglese. E ora l’annuncio Mediaset.
Aggressivi a livello internazionale e renziani in casa...
«Voi dei giornali l’avete chiamato endorsement , io quello che continuo a pensare è che Renzi abbia ottime capacità di comunicazione, e che questa non sia solo apparenza ma sostanza. Si è impegnato a fare le riforme, dipende da come e se le farà, ma è normale che un imprenditore e manager come me faccia il tifo».
D’accordo, una grande impresa deve essere governativa, ma un atteggiamento simile non si era avuto non dico con Prodi, ma nemmeno con Monti e Letta. Se non è un endorsement cos’è?
«È il realismo di chi dice che se non si riesce a dare una scossa ai consumi e all’economia entro dicembre, questo Paese non avrà grandi speranze. E se non ci riesce un premier giovane e con qualità che alle ultime elezioni europee ha ricevuto un consenso dal 40,8% degli elettori, sarà un fallimento per lui ma soprattutto per l’Italia».
Ma lei ha incontrato Renzi?
«No, ma se mi capitasse mi farebbe piacere».
Non è che siete rimasti un po’ delusi per il fatto che James Murdoch, figlio di Rupert, accompagnato da Andrea Zappia di Sky Italia, sia stato ricevuto a Palazzo Chigi qualche settimana fa?
«No, quello proprio no. Forse dovevano chiedere qualcosa. L’incontro è avvenuto a ridosso dell’attribuzione dei diritti tv per le partite della serie A...».
Pensiero maligno...
«Vede, spesso noi veniamo vissuti come colossi prepotenti perché il nostro fondatore Silvio Berlusconi è stato capo del governo in Italia. In realtà i colossi non siamo noi. Anzi, siamo stati costretti a difenderci da un attacco che voleva spazzarci via, come dimostra la vicenda dei diritti della serie A».
Ma voi avevate preso i diritti della Champions a colpi di milioni.
«Prima però erano di Murdoch che per due anni ce li ha rivenduti e per il terzo ci ha chiuso la possibilità. Anche qui pura difesa per non essere tagliati fuori. E sulla serie A volevano l’esclusiva totale e abbiamo rischiato grosso, altro che noi prepotenti».
È così che avete deciso di rafforzare Mediaset Premium chiamando in aiuto altri soci viste le perdite.
«Altro falso mito. I 400 milioni di perdite dei quali ogni tanto si legge sono in realtà gli investimenti. Lo stesso calcolo cumulato fatto sui conti di Murdoch in Italia, come sa chi conosce bene i bilanci, porterebbe a una cifra quasi doppia. Quanto ai soci il nuovo assetto di Mediaset Premium ha una natura tutta diversa e nasce da un incontro che è nelle cose tra chi fa telecomunicazioni e chi fa contenuti».
E allora perché non Telecom Italia della quale Telefónica è primo socio?
«Con Telecom avevamo studiato, pensi, 14 anni fa un accordo, poi ci si è messo di mezzo il conflitto di interessi, la poca convinzione... Oggi la situazione è completamente cambiata, l’orizzonte non può e non deve essere più solo nazionale, lo dimostra la stessa estensione del gruppo che fa capo a Murdoch».
E avete chiamato Telefónica...
«A dire il vero ci hanno chiamato loro».
Ha visto il loro numero uno César Alierta?
«Certo! Più di una volta, l’ultima a Milano. Ed è rimasto affascinato dalla nostra capacità tecnologica, dalle piattaforme Premium, dai sistemi di pagamento a Infinity. In più, saper creare contenuti e ideare come veicolarli agli spettatori abituati a muoversi su diverse piattaforme è la nostra forza. Tanto che alla pay tv spagnola di Telefónica forniremo contenuti, canali, oltre a gestire la raccolta pubblicitaria».
Telefónica socio strategico?
«Stiamo parlando anche con altri, la piattaforma è aperta».
Altri, Al Jazeera, Vivendi...
«E non solo».
Ma ci sta dicendo che dobbiamo aspettarci una Mediaset meno legata alla famiglia Berlusconi in futuro?
«L’orizzonte della concorrenza in campo televisivo è chiaramente internazionale. Abbiamo a che fare con concorrenti globali, ricchi di mezzi, molto aggressivi e spietati. Non ci si può non porre il problema di come essere competitivi oggi e in futuro e se un’azienda italiana senza forti alleanze internazionali può farcela da sola. Ma è evidente che non c’è nulla di concreto, se non che Mediaset Premium è una piattaforma alla quale molti sono interessati».
Del resto Internet sta creando non pochi problemi agli editori.
«Più a quelli, mi spiace, della carta stampata. Mentre è molto complementare alla tv: pensi che a fine anno saranno 700 milioni i video Mediaset visti online e tutti con spot inseriti».
Lei li avrebbe dati 4 milioni per tre anni a Floris?
«No. E non ho nemmeno capito perché vada a La7 dove si troverà a competere con Formigli, Santoro, Paragone, Mentana...».
Ultima domanda, domani (oggi per chi legge, ndr) si avrà la sentenza su di lei per i diritti Mediatrade..
«La blocco subito: non le risponderò per rispetto al lavoro che sta facendo il Tribunale».