Paolo Mereghetti, Corriere della Sera 5/7/2014, 5 luglio 2014
QUANTI GIOIELLI TRA I FILM A EPISODI DA FELLINI HORROR A MANFREDI REGISTA
Li avevano definiti «film per pigri», come se la lunghezza fosse il discrimine dell’impegno. E per molti anni i film a episodi non avevano avuto diritto quasi nemmeno alle critiche. Bocciati in blocco e buttati nel dimenticatoio, cancellando così il fatto che tutti i grandi maestri del cinema, da Fellini a Visconti, da Antonioni a Ferreri, da Rossellini a Pasolini (per non parlare dei «bistrattati» maestri della commedia all’italiana: Risi, Monicelli, Comencini, Scola, Lattuada) si erano tutti misurati con quel tipo di film.
A colmare una lacuna — e a scoprire che anche lì si nascondono autentici capolavori — è arrivato il «Cinema ritrovato» che ha affidato a me e a Goffredo Fofi il compito di scavare dentro una miniera di titoli e di registi. Poteva essere una scommessa azzardata, visto il generale disinteresse, e invece i film che valevano la pena di essere proiettati a un pubblico internazionale erano talmente tanti da esserci dovuti fermare al 1968, lasciando gli ultimi quarantacinque anni di storia patria a una prossima edizione.
Perché questo ribaltamento di orizzonte? Perché i registi — e gli attori — più attenti hanno usato gli episodi come vere e proprie palestre cinematografiche, dove sperimentare stili, temi e idee. Certo, molti titoli sono da lasciare dove erano stati sepolti: troppe volte i film a episodi erano pretesti per tirar fuori dal cassetto barzellette mai diventate vere sceneggiature, per infarcire i titoli di testa di nomi famosi pagati poco perché fatti lavorare pochissimo (quanti titoli sfruttavano le interpretazioni dei cantanti più popolari?). Ma tra tanti film dimenticabili — più di duecento — ce ne sono molti che invece meritano attenzione ed applausi. Per esempio perché hanno permesso di sperimentare generi poco popolari in Italia, come hanno fatto Mario Bava e Federico Fellini con l’horror. E proprio Toby Dammit , dove Terence Stamp prova a «scommettere la testa col diavolo» (come invitava a non fare il titolo del racconto di Edgar Allan Poe da cui Fellini prese spunto) è una delle proposte meno conosciute e più applaudite, perché apre il mondo del regista romagnolo verso temi fino ad allora non scandagliati — come la morte — e dimostra che il «post-moderno» non è certo un’invenzione di Tarantino e Co.
Altri registi hanno usato gli episodi per affrontare temi considerati scottanti, come l’omosessualità, per la prima volta raccontata senza gli spregiativi toni farseschi in Scandaloso , dove Manfredi si ingelosisce dell’attenzione di un villeggiante per la moglie e non si accorge che l’oggetto del desiderio è invece lui. Altri ancora se ne sono serviti per fare i conti con i nuovi linguaggi, mutuati dalla televisione e dalla pubblicità, come Gregoretti nel Pollo ruspante . O per misurare le proprie ambizioni registiche: Ettore Scola ha esordito con un film a episodi (Se permette parliamo di donne ) ma la vera sorpresa della rassegna è stata L’avventura di un soldato , la prima regia di Nino Manfredi, qui anche interprete nella parte di un militare che su un treno corteggia senza parole una procace vedova (Franca Marzi).
Naturalmente non potevano mancare gli episodi costruiti sulla forza degli attori, che spesso nella misura breve sono riusciti a dare una dimostrazione perfettamente concentrata della loro genialità. Così oltre al classicissimo I mostri , all’Oscarizzato I eri, oggi, domani (con lo strip della Loren rifatto anche da Altman), hanno strappato applausi a scena aperta Totò nel funambolico episodio del vagon-lit (da Totò a colori ) e in quello malinconico e poetico di Pasolini (Che cosa sono le nuvole ), Alberto Sordi venditore di bolle di sapone in Accadde al commissariato e presentatore in Guglielmo il dentone . E Tognazzi inquietante professore represso in Controsesso .
E se questi sono forse titoli che dicono molto agli spettatori italiani (ma non agli stranieri: le resse di Bologna lo hanno dimostrato), dentro ai film a episodi si nascondono anche piccoli gioielli da scoprire, come l’unico film diretto da Riccardo Fellini, il fratello di Federico che diresse solo un misconosciuto Storie sulla sabbia , il cui episodio centrale (Anna : la storia di una ragazza che il giorno del matrimonio si accorge si aver sbagliato uomo) è stato la vera «perla rara» della rassegna. A dimostrare come anche in Italia ci sia ancora tanto cinema da ritrovare e riscoprire.