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 2014  luglio 05 Sabato calendario

YACHT, BENTLEY, REGALI ASCESA E DECLINO DEL TENENTE COLONNELLO


ROMA — Nel 2011, quando era un potentissimo deputato del Pdl, scampò all’arresto per l’inchiesta P4 grazie a sette franchi tiratori nascosti tra gli scranni di Montecitorio. «Mi sono salvato per il rotto della cuffia...» ammise Marco Mario Milanese con un sorriso, che la diceva lunga sul passato e sul futuro. Tre anni dopo il futuro è arrivato e non promette più il comfort di una suite newyorchese o il rombo delle auto di lusso alle quali era abituato. L’uomo che per un decennio fu il consigliere politico e l’«ombra» di Giulio Tremonti è stato arrestato dalla stessa Guardia di Finanza che lo ha visto, ragazzo, fare incetta di encomi solenni e poi, adulto, vendere informazioni coperte da segreto.
La carriera dell’ex tenente colonnello nato nel 1959 a Milano da genitori irpini di Cervinara è costellata di successi improvvisi, lastricata di soldi e funestata da inciampi giudiziari, di cui la presunta mazzetta da 500 mila euro del Mose è solo l’ultimo di una lunga serie. Nel maggio del 2012 è indagato per associazione a delinquere e corruzione con l’accusa di aver oliato una legge sul gioco d’azzardo. Prima ancora il suo nome era spuntato nelle indagini sugli appalti Enav e sui presunti fondi neri di Finmeccanica. Bei tempi, per così dire, in cui Milanese tenta il colpaccio: disfarsi di uno yacht da nababbi acquistato in leasing, farlo pagare ad altri in cambio di nomine e appalti e intascare una sonante «cresta» di 250 mila euro.
Vanesio e ambizioso ha il fisico del body guard, ma gli piace assai anche mettere lauree in cornice e pazienza se una delle tre risulterà falsa, smentita dal rettore di Trieste. Nel 2013, dopo una condanna in primo grado e un rinvio a giudizio, è ancora così potente da tornare a insegnare alla Scuola superiore di economia e finanza, dove era entrato grazie a una leggina di Tremonti. Ieri sera sul sito della prestigiosa istituzione accademica compariva ancora il suo nome, pur tra i «professori attualmente non in servizio».
La sua passione è il lusso. Per fare la dolce vita Milanese «si muove in spregio delle leggi», scrivono i giudici di Napoli nel 2011. Nei suoi garage entrano ed escono Ferrari, Aston Martin, Porsche, Bmw, Bentley... Negli armadi delle sue dimore trovano posto camicie slim e abiti attillati di alta sartoria: va in palestra, si sente in forma e gli piace mostrarlo. Le cronache rivelano di orologi preziosi acquistati nelle gioiellerie di Capri, di proprietà in Costa Azzurra e dei regali choc con cui Marco Mario conquista la portavoce di Tremonti, Manuela Bravi: gemme favolose, un’opera di Mirò e una puntatina a New York da 58 mila euro, ovviamente a spese altrui. Per stupire la sua compagna, per la quale ha divorziato dalla moglie, nel 2009 Milanese si sistema in una suite stellare del Plaza e festeggia il Capodanno con Sabrina Ferilli, Flavio Cattaneo e Christian De Sica, amici della coppia estranei alle sue avventure giudiziarie.
Il maxiconto del «cinepanettone» lo paga Paolo Viscione, il grande accusatore che nel 2011 ha raccontato ai giudici di averlo riempito di regali e denaro per aggiustare un’inchiesta a suo carico. «Marco è uno scapacchione» disse l’avvocato di Cervinara, un ragazzotto con poca testa e tanta fortuna.
Con Tremonti è colpo di fulmine. Milanese inizia come caposcorta e presto ne diventa il segretario particolare. «Quando ha cominciato era quasi un pezzente» raccontano in via XX Settembre, dove pure gli riconoscono velocità, efficienza e il talento di stupire il «capo». Via via il potere aumenta e cresce l’arroganza. Milanese diventa il plenipotenziario delle nomine pubbliche e conta più di un viceministro. Il manuale Cencelli è la sua bibbia, il conto in banca lievita grazie a una ragnatela vischiosa di appalti, dazioni, scambi di favori. Nel 2008 si ritrova deputato. Nel 2011, quando i pm di Napoli emettono per l’onorevole del Pdl l’ordinanza di custodia cautelare per corruzione, rivelazione del segreto di ufficio e associazione per delinquere, la Bravi si sfoga con il Corriere : «Milanese prima di entrare in Parlamento guadagnava anche 800 mila euro l’anno. E che, non si può comprare un gioiello prezioso o permettersi una casa?». Le case, appunto. Quella in Campo Marzio, dove abitava Tremonti e per la quale Milanese sborsava 8.500 euro al mese, gli è costata incursioni della magistratura e la fine, a colpi di carte bollate, dell’amicizia chiave della sua vita: un anno fa l’ex consigliere ha chiesto all’ex ministro un risarcimento da 175 mila euro per l’affitto mai pagato.