Cristiana Lodi, Libero 5/7/2014, 5 luglio 2014
IN IRPINIA STRADE E CASE FANTASMA COSÌ HANNO DIVORATO UNA FORTUNA
Gli scheletri delle fabbriche abbandonate ancora prima che venissero completate, perché nascevano sulla carta, arrivavano i soldi e quindi si spariva. Le case ridotte a scatole vuote e le strade inutili: tutto questo rende sì l’idea di una ricostruzione e di uno sviluppo che in realtà, in Irpinia, non ci sono stati neanche a distanza di trentaquattro anni dal terremoto devastante. Ma a colpire il forestiero che arriva ad Avellino è anche o soprattutto il Mercatone, che da queste parti viene definita la “maledizione” che ancora danna e danneggia gli avellinesi. Doveva essere un supermercato nel cuore della città. La maggioranza degli esercizi commerciali è stata deportata lì dopo il sisma, ma è subito fallita perché non è stata costruita la strada che doveva portare al Mercatone.
Un progetto sbagliato, simbolo del ladrocinio e del dolore serpeggianti in questa terra mai guarita dalle ferita di una spallata sismica costata cifre con tanti numeri pingui. E troppi punti oscuri. Ventinove miliardi di euro, la stima ipotizzata a oggi. Di fatto un conto aperto che, forse, nessun ragioniere dello Stato o Corte dei conti riuscirà mai a quantificare in modo preciso e definitivo. Come lo spreco incontrollato che ancora tracima lungo queste terre e attanaglia il Paese.
Perché qui, nel «porto delle nebbie» per usare le parole di Indro Montanelli, a oltre sei lustri dal fatto, ancora viene nominato il «commissario straordinario per il terremoto». Anzi, i commissari per «l’emergenza» terremoto, reiteratamente incaricati di completare opere mai finite o mai cominciate.
Il primo era stato il sottosegretario democristiano Giuseppe Zamberletti, chiamato d’urgenza (a un mese dal sisma) dall’allora ministro Virginio Rognoni a gestire l’emergenza. Era dicembre 1980. Quattro anni prima, il commissario Zamberletti aveva rimesso in piedi il Friuli raso al suolo da una magnitudo pari al 6,4. Dopo di lui, dal 2003 è arrivato l’ingegnere Filippo D’Ambrosio, con il mandato di realizzare «ogni ulteriore intervento necessario al completamento degli interventi infrastrutturali di cui all’articolo 32 della legge 219/1981». E con D’ambrosio è stato “rinnovato” anche Roberto Sabatelli, investito invece di gestire i lavori della cosiddetta Pavoncelli bis; ossia dodici chilometri di galleria idrica che dovrebbe integrare o sostituire la prima galleria Pavoncelli, esistente dal 1900. Un’opera dichiarata vulnerabile sismicamente, nonostante in oltre cento anni sia sopravvissuta senza fare una grinza a qualsiasi tremore, onda o scossa, di qualunque magnitudo. Al commissario Sabatelli, già con il precedente governo Monti, si riconosce un «compenso annuo onnicomprensivo lordo pari allo 0,25 per cento dell’importo delle opere da appaltare (110 milioni di euro), cioè 275 mila euro».
I due Uffici per l’emergenza del terremoto irpino avranno un costo di 400mila euro.
Con una piccola norma contenuta nel Decreto sviluppo, sembrava che l’incarico dei commissari “straordinari” si chiudesse il 31 dicembre 2013. Entro quella data, grazie a un emendamento del M5S (firmato anche dalla Lega) al decreto Milleproroghe, i commissari infatti avrebbero dovuto essere rimossi, con tanto di liquidazione delle ultime pendenze, consegna dei beni e chiusura dei rapporti con le amministrazioni. Niente da fare. Il Consiglio dei ministri, lo scorso aprile, ci ha regalato la novità del rinnovo. Valido fino a dicembre 2016. Anche se i commissari mettono le mani avanti e promettono: le opere rimaste in sospeso saranno completate entro il 2017. Abbastanza per chiedere e ottenere un’altra proroga? Si vedrà.
Intanto per giustificare l’ulteriore spesa, Filippo D’Ambrosio, è stato nominato commissario ad acta (coadiuvato da 10 dipendenti pubblici gravitanti fra Salerno e Roma) per la costruzione della bretella stradale Lioni-Grottaminarda. Superstrada che dovrebbe unire gli omonimi svincoli della A16 Napoli-Bari e della A3 Salerno-Reggio Calabria.
Costo dell’Ufficio del commissario: 100 mila euro. Stipendio dell’ingegnere D’Ambrosio: 65 mila (fino al 2005 era di 36 mila). Oltre alla strada, la struttura commissariale presieduta da D’Ambrosio aveva l’onere di realizzare 71 progetti, tra cui 20 aree industriali per le quali vennero stanziati 5.500 miliardi di euro. Sessanta di quelle opere risulterebbero completate e collaudate. Le altre sono state divise in sette lotti e sono ancora lì, come il Mercatone. Una città nella città, perché qui accampano poveri e clandestini.