Franca Giansoldati, Il Messaggero 5/7/2014, 5 luglio 2014
ASSOCIAZIONE ESORCISTI
IL CASO
CITTÀ DEL VATICANO
I tempi in cui alcuni esorcisti inviavano a Papa Wojtyla accorate lettere per sollecitargli un intervento sono lontani. «Santità lavoriamo come topi nelle fogne». Espressioni forti e toni esasperati, ma all’inizio degli anni Novanta, l’operato dei cacciatori di Satana non era sempre apprezzato dai vescovi, appena tollerato nelle diocesi, come se l’argomento fosse un tabù capace di produrre un certo imbarazzo. Come se il demonio fosse una superstizione, frutto dell’ignoranza o, peggio ancora, l’immagine becera riverberata dalla produzione hollywoodiana che a partire dagli anni Settanta aveva prodotto cult movie tipo Carrie lo sguardo di Satana, l’Esorcista, Rosemary’s baby, Il Presagio. Papa Wojtyla cercò di porvi rimedio ordinando alla Congregazione del Culto Divino di preparare uno studio approfondito in materia; piano piano, coi tempi lunghi della Chiesa, il lavoro degli 007 anti Lucifero è andato avanti fino all’ultimo tassello, di questi giorni: l’istituzione di un albo per raccogliere i 250 sacerdoti che hanno l’abilitazione all’esercizio di una pratica ritenuta necessaria eppure altamente scottante. Già. Perché la fatica numero uno di un esorcista è riuscire a capire natura del disturbo, se si ha di fronte un indemoniato vero o se si tratta di una manifestazione di origine psichiatrica. Uno dei più noti esorcisti italiani con alle spalle centinaia di casi risolti felicemente, padre La Grua, scomparso due anni fa, diceva di «non credere a priori nella possessione demoniaca». Ecco perché raccomandava di «andare alla ricerca scrupolosa e attenta di prove che, attraverso la celebrazione del rituale esorcistico, permettevano di formarsi una certezza in merito».
TABÙ
I 250 esorcisti dell’Aie, Associazione internazionale esorcisti, oggi posseggono uno statuto giuridico grazie a decreto firmato il 13 giugno da Papa Francesco, in base al canone 322, paragrafo 1 del Codice Canonico. L’idea di riunire in associazione gli esorcisti venne a don Amorth, altro veterano nella lotta al demonio. A partire dagli anni Ottanta si trovò subissato di richieste di aiuto mentre si diffondevano a macchia d’olio pratiche occulte. Un numero crescente di fedeli ritenendosi in pericolo o minacciati, si rivolgevano a lui. «La segreteria telefonica era sempre piena di messaggi, di richieste di soccorso». A livello ufficiale, però, non se ne parlava ancora tanto. A rompere il tabù su un tema così sconvolgente fu Giovanni Paolo II che un giorno, al termine di una udienza del mercoledì, volle aiutare una ragazzina romana, Nicoletta, nel cui corpo albergavano diversi demoni. Il monsignore che la condusse in una saletta attigua all’aula Paolo VI faticava a trattenerla con l’aiuto di due gendarmi. Una forza sovrumana sembrava essersi impossessata di quella giovane minuta che vomitava parole orrende contro Dio, la Madonna e la fede. Wojtyla gli praticò un esorcismo, pronunciando la frase di rito, aspergendola di acqua benedetta fino a quando la piccola Nicoletta non si placò. Dopo quell’intervento furono necessari altre sedute per guarirla del tutto.
RITUALE LATINO
Di lì a poco il Vaticano aggiornò il rituale latino, pubblicando una nuova versione a cura della Congregazione del Culto Divino. Allo stesso tempo alcune università pontificie presero a organizzare periodicamente dei corsi di aggiornamento. «Bisogna smettere di considerare Satana e il satanismo come un tema tabù all’interno della Chiesa, in cui è sottovalutato o addirittura censurato». Anche Papa Francesco è di questa idea. Sin dalle prime omelie mattutine a Santa Marta, Bergoglio ha citato spesso il diavolo, commentando le letture, riflettendo sui mali odierni, la cui radice può essere condotta all’azione nefasta del maligno. Francesco il demonio lo combatte senza risparmio, lo dice apertamente; non lo ritiene affatto un mito, ma una presenza reale, insidiosissima. Anzi. Il più ingannevole nemico della Chiesa. L’anno scorso in piazza san Pietro non ha esitato a recitare una preghiera di liberazione davanti a un indemoniato. Padre Juan Rivas, sacerdote messicano ricorda: «Gli ho detto che questa persona aveva subìto più di dieci esorcismi. Allora lui gli ha posto le mani sulla testa e a quel punto abbiamo sentito un rumore terribile, come il ruggito di un leone. Coloro che si trovavano lì lo hanno udito perfettamente. Anche il Papa lo aveva sentito, così come gli uomini della sua scorta e una ragazza poco distante da noi». Insomma, altro che fantasie. Fortuna che da oggi c’è l’AIE.