Il Messaggero 5/7/2014, 5 luglio 2014
DAI CALABRESI AI NAPOLETANI, TUTTA LA MALA A CACCIA DI QUEL BOTTINO
LA RICERCA
ROMA Lo volevano tutti, in tanti avevano cercato di agguantarlo, in qualche caso arrivandoci davvero vicino. Eppure, il misterioso tesoro di Gennaro Mokbel, valutato attorno ai cinquanta milioni di euro, come l’oggetto del desiderio di un romanzo d’avventura, è sfuggito per anni ai piani della criminalità organizzata, romana e non, che da ogni parte ha cercato di impossessarsene.
IL GARAGE SFONDATO
Il primo tentativo risale ai giorni immediatamente successivi agli arresti della banda protagonista della truffa Telecom Sparkle. Il bottino arrivava a due miliardi di euro (parzialmente recuperati, con la restituzione di una parte dell’Iva delle aziende e con sequestri e confische di denaro, appartamenti e opere d’arte). Tra i cinquantacinque indagati finiti in carcere c’era anche Massimo Massoli, il gioielliere di fiducia del capo dell’organizzazione, Gennaro Mokbel. Massoli, scrivevano i Ros, «presiedeva alle attività di reinvestimento nel settore da parte dell’associazione, materialmente recandosi ad Anversa e a Hong Kong per visionare e acquistare diamanti e altre pietre preziose con denaro proveniente direttamente da conti correnti austriaci». Sua la gioielleria in piazza Campo de Fiori, il cuore della capitale, dove gli investigatori trovarono 4 milioni di euro in diamanti, nascosti nel doppio fondo della cassaforte. Subito dopo il suo arresto, nel marzo 2010, qualcuno ha pensato bene di sfondare il garage di sua proprietà a caccia, probabilmente, del nascondiglio che contenesse le pietre grezze.
IL FURTO IN VILLA
Passa poco più di un anno ed ecco il secondo tentativo. Il processo che vede tra gli imputati anche il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia, poi assolto, è appena cominciato e Mokbel subisce un furto. Una strana intrusione nella casa di campagna di sua moglie, Giorgia Ricci, nei pressi di Formello. Il custode giudiziario dei beni della coppia denuncia che gli autori dell’insolitaeffrazione si sono persino premurati di smontare tutti i caloriferi. Non è chiaro se e cosa abbiano trovato, ma stando alle ricostruzioni della dda di Roma è un dato certo che proprio in quel periodo Mokbel comincia ad avere dei problemi con gli ambienti dell’estrema destra romana vicina alla criminalità. Qualcuno, di alto livello, gli avrebbe fatto capire di volere una parte del bottino incamerato con la truffa e da allora le antiche amicizie si sarebbero definitivamente rotte.
I «NAPOLETANI»
Infine, nel 2012, il primo tentativo di rapimento ai danni del suo cassiere, «pupillo» come diceva lui stesso, e uomo fidatissimo, Silvio Fanella. Il commando, composto di uomini provenienti dal clan Arena, è stato inviato a presidiare la vecchia abitazione del broker da Roberto Macori, l’ex autista di Mokbel. Dalle conversazioni registrate nell’automobile con cui vorrebbero organizzare l’azione (bloccando la strada in pieno giorno, nel popolare quartiere di Testaccio) si capisce che la preoccupazione principale è evitare che qualcuno arrivi sulla preda prima di loro. A parlare e a raccontare dell’azione andata male è Aniello Barbetta, che si confida con un tale Cocò Bevilacqua, candidato ad organizzare un secondo tentativo. «Questo qua (probabilmente Macori ndr) voleva che facevamo subito prima che se lo acchiappavano pure i napoletani a questo qua hai capito! Se lo acchiappavano i napoletani lo facevano parlare prima i napoletani, se lo acchiappavamo noi lo facevano parlare questi qua, gli uomini che stavano con lui».
Nell’informativa del Ros di Potenza, c’è un’altra intercettazione in cui si parla della presenza di uomini della Guardia di finanza che avrebbero dovuto partecipare all’azione (il dialogo è precedente a blitz fallito). Al telefono con Barbetta c’è Giovanni Plastino, legato direttamente a Macori: «Tu ora se in caso te lo devi fare domani sera... questi qua loro stanno fino a domenica qua, compare, i finanzieri, ti stai pure tu. Dici che sei impegnato, ci stiamo insieme fino a domenica, ti faccio dare i soldi che ti dovevano dare. Hai capito compare? Se lo fanno i Finanzieri si fregano tutto loro compare, io non voglio perdere un lavoro di questi! Siccome se lo vogliono fare pure i napoletani e se non ci stiamo noi se lo fanno...».