Valentina Errante, Il Messaggero 5/7/2014, 5 luglio 2014
A CASA DEL “PUPILLO” MILIONI IN DIAMANTI
MA UN ALTRO TESORO È NASCOSTO ALL’ESTERO –
IL CASO
ROMA Eccoli i “serci”, i diamanti che tutti cercavano. Il tesoro di Gennaro Mokbel, che è costato la vita a Silvio Fanella. I militari del Ros e gli uomini della Squadra mobile di Roma lo hanno trovato ieri mattina: trentaquattro buste colme di pietre preziose, nascoste in un’intercapedine nella casa di famiglia del contabile ucciso due giorni fa. Poi gli orologi e mazzette di dollari ed euro. Ma di tesoro potrebbe anche essercene un altro, i conti non tornano ancora. E altri soldi potrebbero essere custoditi all’estero, forse negli Emirati Arabi, dove gli investigatori li stanno ancora cercando.
IL SEQUESTRO
Quel segreto, Silvio Fanella l’aveva custodito per anni. Pensava di averla fatta franca dopo il rischio corso nel 2012, quando per quei milioni, sottratti agli investigatori, avevano tentato di sequestrarlo. Due giorni fa non è andata allo stesso modo, quelli che volevano i soldi hanno bussato alla sua porta. Forse se l’aspettava, perché, nonostante i divieti, aveva una pistola e ha reagito. Eppure, anche se il commando avesse messo a soqquadro la casa, sfondando i muri, i soldi non li avrebbe trovati. È morto così, Fanella, mentre il tesoro era al sicuro, in una casa di campagna dove nessuno, finora, l’aveva cercato. Nella vecchia abitazione dei nonni, intestata alla madre, a Pofi, in Ciociaria. È lì che ieri mattina sono arrivati Ros e Polizia. E’ lì che, custodito nel sottotetto e in alcune intercapedini, hanno recuperato trentaquattro buste piene di diamanti, quelle che i carabinieri e la procura di Roma hanno cercato per anni. I pm avevano seguito i soldi. I bonifici per più di 26 milioni di euro, agli atti del processo che ha portato alla condanna a 15 anni per Mokbel, raccontavano quale strada avesse preso una parte del denaro della mega truffa Fastweb-Telecom Sparkle. I soldi scomparsi erano stati trasformati in diamanti, pietre provenienti dai giacimenti africani, in Uganda, lavorate nei laboratori dell’Estremo oriente, o acquistate in Olanda. Ma i diamanti, quelli veri, di cui si parlava nelle intercettazioni e nelle carte, sono rimasti nascosti per tutti questi anni. Gli investigatori non sanno se il tesoro sia tutto qui, nascosto nell’intercapedine della casa di campagna dei nonni di Fanella. L’ultima traccia dei diamanti era stata lasciata in una cassetta di sicurezza a Hong Kong, fin lì li avevano seguiti gli inquirenti, attraverso le conversazioni intercettate, ma poi erano stati spostati per finire a Pofi. Dove, forse, erano arrivati soltanto di recente. Il valore di ciascuna busta deve ancora essere quantificato. Adesso saranno i periti a stabilire la purezza dei diamanti e a il se il sequestro, del quale fanno parte cinque orolologi Rolex, uno dei quali tempestato di brillanti, e mazzette da 284 mila dollari e 188 mila euro, chiuda definitivamente i conti fatti durante le indagini. Qualcuno dice che ogni busta potrebbe valere un milione di euro.
IL RESTO DEI SOLDI
Il sospetto è che un pezzo del tesoro manchi ancora. E che una parte possa essere finito negli Emirati Arabi. Il Ros era arrivato fino a Dubai. Ma le risposte alle rogatorie inviate dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo che, con i pm Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti, ha coordinato l’inchiesta Fastweb-Talecom Sparkle, non sono mai arrivate. Al conto e alla spartizione dell’organizzazione criminale mancavano fino a ieri 150 milioni di euro. Cinquanta soltanto della parte che sarebbe spettata a Mokbel e ai suoi fidatissimi, Fanella e Luca Breccolotti, entrambi condannati a nove anni in primo grado. Quei diamanti, che negli ambienti della criminalità nera tutti cercavano, sarebbero un pezzo del tesoro. Adesso bisognerà anche stabilire se quel tesoro, in questi anni, sia stato intaccato, se sia sempre stato nella casa di Fanella e quanto manchi al conto. La ricerca degli altri soldi continua.
LE PERQUISIZIONI
La casa di Pofi non era mai stata perquisita. Eppure quella di famiglia, appartenuta ai nonni del cassiere dell’organizzazione era sempre stata nella disponibilità dell’indagato, imputato e condannato. Tanto che Fanella, ucciso due giorni fa per quei diamanti, quando era ai domiciliari, aveva chiesto di poter trascorrere proprio lì le festività. Ieri i militari del Ros, su mandato dei pm Ielo e Cascini, hanno perlustrato anche il terreno adiacente la casa con un georadar. Perché, secondo gli inquirenti, mancherebbe ancora una parte del bottino. I militari lo hanno cercato anche a Fabro, in provincia di Terni, nella casa del padre di Fanella. Ma lì non hanno trovato nulla.