Alessandro Longo, Il Venerdì 4/7/2014, 4 luglio 2014
AL LAVORO IN CASA SONO IN ARRIVO I ROBOT PERSUASORI
Non solo duro lavoro in fabbrica: nel future dei robot c’è anche la possibilità di influenzare positivamente l’umore e le azioni delle persone. È emerso dalla settima conferenza internazionale sulle tecnologie persuasive, il mese scorso in Svezia.
Gli scopi dei «robot sociali», che rappresentano una nuova frontiera della scienza, sono più pratici di quanto potrebbe sem brare. Il gatto robot (iCat) dell’Università olandese di Eindhoven riesce per esempio a indurre scelte di risparmio energetico nell’uso della lavatrice. Durante un esperimento con un campione di utenti il gatto, grazie all’espressività facciale e a commenti vocali, si è rivelato infatti più efficace dei metodi tradizionali (come i display numerici) nello spingere a consumi più ecologici.
L’Università di Manitoba, in Canada, ha inventato invece un supervisore robot per motivare i lavoratori in compiti noiosi e ripetitivi. E con successo (anche se inferiore alla capacità persuasiva di un «capo ufficio» umano), come si legge in uno studio pubblicato dall’università corredato da immagini a fumetti: una donna grida al robot: «Basta, io mi fermo qui». E quello replica fermo: «È essenziale che tu continui».
La stessa Università lavora per rendere più espressivi i robot domestici, come quelli già usati per aspirare la polvere. E ha scoperto che basta aggiungere una coda all’apparecchio per migliorare l’interazione con chi li usa. Il robot può così manifestare il proprio stato (se ha finitoonodipulire,eancheseha qualche problema) in modo molto chiaro ed espressivo. Un po’ come farebbe un cane.
Ma un robot può aiutare anche ad affrontare una malattia o un handicap? È quanto sta cercando di capire il progetto europeo Aliz-E, con Nao: un robot di 58 centimetri che gioca con i bambini (7-12 anni) ricoverati in ospedale per aiutarli a stare meglio. Ha una voce infantile, sa ballare e giocare a pallone, afferra piccoli oggetti con le mani dalle dita snodate e si muove anche tra gli ostacoli. Tra i posti dov’è stato sperimentato, in Europa, c’è l’ospedale San Raffaele di Milano, da aprile a giugno scorso, con bambini ricoverati per il diabete. In una scuola primaria inglese, nella città di Birmingham (la cui università partecipa al progetto), Nao sta invece aiutando bambini che soffrono di autismo. Il progetto europeo coinvolge in tutto nove soggetti (tra università e centri di ricerca: in Italia c’è il Cnr di Padova) e andrà avanti fino al 2016, con il finanziamento dell’Unione europea.
Secondo gli studi, i possibili campi di applicazione dei robot sociali sono moltissimi: si va dalla sicurezza (per esempio per guidare la folla al riparo in caso di incendio) all’insegnamento. Alcune scuole, a New York e a Los Angeles, stanno già sperimentando Projo, il robot della Columbia University che insegna ai ragazzi sane abitudini alimentari. Ma con un limite ben definito: l’idea, in questi esperimenti, non è mai quella di sostituire gli educatori umani, ma di fornire uno strumento didattico innovativo.