Simone Filippetti, Il Sole 24 Ore 5/7/2014, 5 luglio 2014
MEDIASET CEDE IL 22% DI D+ A TELEFONICA
MILANO.
Arriva la pax televisiva sulla Spagna. Mediaset dice addio alla pay-tv Digital+. Vende a Telefonica il suo 22%, incassa dai 345 a 365 milioni. E poi potrebbe rimanere con un piede nella piattaforma, fornendo contenuti alla tv iberica. E sempre Telefonica, che quindi diventa il dominus assoluto salendo al 100% di D+, sarà probabilmente il socio industriale per Premium, la pay-tv in Italia di Mediaset. Niente arabi (si era parlato di Al Jazeera dell’emiro Al Tani) o francesi (Canal+ di Vivendi), ma saranno gli spagnoli gli alleati nella pay-tv. Secondo l’agenzia Radiocor-Il Sole 24 Ore, gli spagnoli sarebbero disponibili a versare 100 milioni per entrare in Premium con una quota del 10%.
A PierSilvio Berlusconi, numero due del Biscione, potrebbe dunque riuscire il colpo di vincere su entrambi i tavoli: incassare, ma non dire addio alla Spagna, e quindi al polo europeo della pay-tv, cosa che sarebbe stata un suicidio industriale. Perché Mediaset si sarebbe ritrovata con una pay-tv mono-paese (e quel paese è l’Italia dove la crisi è infinita). Il tutto mentre l’arci-nemico Rupert Murdoch crea una sorta di super-Sky europea.
Già due giorni fa dalla Spagna all’Italia rimbalzavano i rumors di un accordo ormai fatto: Mediaset vende e stipula però un accordo commerciale per dare contenuti a D+. In più, come contropartita, Telefonica entrerebbe come socia di Premium, la pay-tv del Biscione. Che questa fosse la strada imboccata è indiscrezione che circola ormai da qualche giorno. Ieri sera l’annuncio ufficiale di Mediaset Espana. L’epilogo arriva dopo varie inversioni di rotta. All’inizio sembrava che Mediaset fosse intenzionata a restare in D+ in una coabitazione 50-50 con gli spagnoli. Che invece vogliono essere padroni assoluti. Ecco farsi avanti la tentazione della vendita, ma al momento della decisione, ecco che arriva un rinvio di due settimane. Cambiano ancora le carte in tavola: un nuovo accordo.
Quello misto vendita-fornitura. Il prezzo pagato da Telefonica, legato ad alcune clausole, potrà arrivare fino a 365 milioni, 10 in più di quanto offerto in un primo momento. Nel dettaglio: 325 milioni vengono riconosciuti immediatamente (che comprendono 30 milioni come contropartita della rinuncia a esercitare il diritto di prelazione sulla quota detenuta in D+), mentre altri 10 verranno conteggiati non appena Telefonica definirà l’acquisto, ormai certo, del 56% di D+ da Prisa. Altri 30 milioni verranno versati se Canal+ raggiungerà nei prossimi 4 anni un determinato livello di abbonamenti.
Telefonica è disposta a pagare fino a 55 milioni in più rispetto ai patti (300 milioni). Come dire di no. Prendersi tutta D+ costerà 1,1 miliardi agli spagnoli. Ce ne vorranno altrettanti, stimano gli analisti, per ristrutturare D+. Il gioco vale la candela per un gruppo già zavorrato da 45 miliardi debiti? Di sicuro Mediaset ne uscirebbe come il vincitore morale: incassa (e porta a 650 milioni il suo tesoretto) ma non abbandona la Spagna. Lo scotto da pagare è l’addio al sogno di una pay-tv paneuropea, nella quale potrebbe entrare Al Jazeera. Ma l’ingresso di Telefonica compenserebbe il contraccolpo. Non solo: si ridisegnerebbe anche lo scacchiere. Due settimane fa, quando Murdoch ha annunciato un accordo con Telecom Italia Media per affittare canali sul digitale terrestre, la mossa era stata letta come una sorta di dichiarazione di guerra e un attacco a tenaglia degli spagnoli (azionisti di maggioranza indiretti di Ti Media). Da una parte Telefonica liquida Mediaset dalla Spagna, dall’altro apre le porte a Sky per fare concorrenza diretta a Mediaset. Ora cambia tutto. Se l’intesa Telefonica-Mediaset su Premium si concretizzerà con queste cifre, la valutazione implicita del 100% di Premium - che nel 2013 ha registrato ricavi caratteristici per 550 milioni - sarà intorno al miliardo di euro: una cifra senz’altro molto elevata, per un business che finora ha perso soldi (400 milioni cumulati e la promessa di un pareggio quest’anno).
Simone Filippetti, Il Sole 24 Ore 5/7/2014