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 2014  luglio 05 Sabato calendario

PERISCOPIO


«Siamo a discutere del pelo nell’uovo». «Eh, no. È il pelone nell’ovone». Altan. La Repubblica.

Oggi a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio ha ricevuto se stesso. Amurri & Verde, News. Mondadori, 1984.

Ma come fa Renzi a fidarsi di Berlusconi e viceversa? Jena. La Stampa.

Renzi incontra Berlusconi. Il giovedì c’è la visita dei familiari. Spinoza. Il Fatto.

Matrimonio gay, Alfano chiarisce la posizione dei moderati: preferiamo fermarci al fidanzamento. Maurizio Crippa. Il Foglio.

Rinfacciare ai tedeschi di aver sfondato i criteri di Maastricht per un anno, quando noi siamo fuori dai parametri da quando c’è il Trattato, lo si può scusare come enfasi retorica. Ma confondere il deficit con il debito, è un errore da bocciatura. Franco Debenedetti. Il Foglio.

Lei, Fini, ha deciso di ritornare in politica perché la bocciofila era chiusa? Mi auguro che lei non fondi, come ha minacciato, un nuovo partito di destra perché, in questo caso, non ci toglieremo Renzi dai maroni per i prossimi cinquant’anni. Capisco, lei è un tossicomane della politica e quindi non riesce a smettere. Però, accetti un consiglio, lei deve farsi aiutare. Maurizio Crozza a Ballarò.

Siccome è tutto fuorché stupido, Matteo Renzi ha capito subito come trattare la stampa italiana. Che, geneticamente, è governativa chiunque governi, si accontenta di poco e viene via per molto meno: le basta un titolo al giorno. E Renzi glielo dà, inventandosi una trovata ogni 24 ore. Non una legge o un decreto, che costano fatica e non sono il mestiere suo. ma una slide, un tweet, un hashtag, un selfie. Tanto, quelli, si bevono tutto. L’altroieri i giornalisti italiani erano arrivati in massa a Strasburgo, tutti emozionati, come se il semestre europeo a guida italiana fosse un alto riconoscimento alla Grandeur Renziana e non un evento di routine che si ripete stancamente ogni sei mesi, a turno, per tutti gli Stati membri dell’Ue (nel 2012 toccò persino a Cipro). Renzi sapeva benissimo che la stampa internazionale avrebbe snobbato l’evento, infatti Renzi ha parlato, non tanto ai pochi eurodeputati presenti in aula (in gran parte italiani, con Pittella capoclaque), ma ai telespettatori dei tg. E, alla fine, Renzi ha disertato la conferenza stampa per volare a Porta a Porta. Il discorso scritto (chissà da chi) con le linee programmatiche, conscio che non se lo sarebbe filato nessuno, l’ha lasciato sul tavolo senza leggerlo: troppo noioso (come i decreti che dovrebbero seguire alle slide, e infatti non seguono mai) per affascinare i boccaloni in Patria. Marco Travaglio. Il Fatto.

È la costituzione che stabilisce cos’è la famiglia tradizionale. Ed è soprattutto la società. Quando i nostri soldati morivano in guerra, esclamavano mamma prima di essere ammazzati. Non urlavano altro. Non posso immaginare una famiglia composta da due Ugo. Carlo Giovanardi. Il Fatto.

I procuratori dei giocatori di calcio sono una malattia del sistema. Una volta stavamo facendo una trattativa per un giocatore. Eravamo nel mio studio. C’erano gli avvocati, c’era il mio direttore sportivo, c’erano il calciatore e il suo procuratore. A un certo punto il procuratore mi dice, chiaro e tondo, che l’affare si chiude soltanto se io do a lui 7 milioni di euro. Sette milioni. Praticamente una tangente. Allora io gli dico: «Ma che, ti pigli più del ragazzo?». Così guardo il giocatore negli occhi e gli dico: «E a te, ti pare normale, non dici niente?». Non diceva niente, stava muto. E infatti il procuratore, urlando: «Certo che sta zitto. Lui non pensa. È mio». Ecco i procuratori sono come i negrieri, sono degli estorsori autorizzati. Claudio Lotito, presidente della Lazio. Il Foglio.

«Il povero invidia al ricco, non le possibilità di comportamento nobile, ma le abiezioni alle quali la ricchezza le autorizza». Frase perfetta scritta dal genio di Dàvila in stato eremitico. Lui sì, filosofo sociale; solo i solitari si confermano socievoli. Geminello Alvi, Il capitalismo. Marsilio.

Vadano a istruirsi quelli del ministero dell’istruzione. È un grave errore somministrare ai maturandi un’intervista a Renzo Piano sul «rammendo delle periferie»: l’architetto genovese è diventato famoso strappando un centro storico, quello di Parigi, come se chiunque abbia letto Jean Calire o Guy Debord o Roger Scruton o Roberto Peregalli («Piano ha creato una voragine nel quartiere, interrompendo il tessuto urbano»). Come può, il rinomato sventratore, ancor oggi impegnato nell’erezione di grattacieli nemici di ogni contesto, venire promosso a esperto di rammendi? Meno male che Attila non ha rilasciato un’intervista sulla cura dei prati, altrimenti quelli del ministero dell’istruzione non se la sarebbero fatta scappare. Camillo Langone. Il Foglio.

Tutta l’infelicità dell’uomo deriva dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo. Blaise Pascal.

In una giornata d’inverno a Pietroburgo, il lusso straordinario di un cielo senza nubi, messo lì, non per riscaldare ma per puro godimento degli occhi; lo scintillio delle piste di slitta sulla neve ghiacciata delle ampie vie, i lussuosi grappoli colorati di stoffe portati in giro da un merciaio in grembiule. Vladimir Nabokov, l’inizio del romanzo La vera vita di Sebastian Knight.

La mia filosofia preferita è quella del pagliaccio: saper ridere delle assurdità del mondo. In questo, sono molto messicano. Vivere è una impresa donchisciottesca: sai che morirai ma vai avanti comunque. Rolando Villanzon, tenore messicano. Corsera.

«Sei molto gentile, Bruno. Sembri una persona sensibile». «Oh sì» le risposi, «sono un meccanico e quello che per voi si misura a spanne io lo calcolo in millimetri, a volte in decimi di millimetro». Valerio Neri, Anna e il Meccanico. Marsilio.

La velocità massima dei trasporti era di 60 km all’ora nel 1850, di 160 nel 1900, di 1.600 nel 1950 e oggi gli astronauti viaggiano a 40 mila km all’ora. Alberto Ronchey, Atlante ideologico. Garzanti, 1973.

Ci ho messo tutta la vita / ma ora / cento negri al giorno / d’acqua lustrale aspergo./ Tutt’intorno, / nella giungla convertita, / risuona / il tam tam... / tum ergo. Marcello Marchesi, Essere o benessere. Rizzoli, 1962.

Orgoglio di origine: Il carabiniere al panettiere: «Mi dia un chilo di pane!», «Comune?». «Caltanissetta». Gino Bramieri, Barzellette. Euroclub, 1989.

Meglio un teppista di un buonista. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 5/7/2014