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 2014  luglio 05 Sabato calendario

DE MAGISTRIS SA SOLO BATTER CASSA

[Intervista a Riccardo Realfonzo] –

Il Pd napoletano si rassegni: Luigi de Magistris parla direttamente con «Matteo». È a lui che scrive, s’appella, direttamente, senza filtri. Si conoscono, Luigi e Matteo, questo sì. Da sindaci hanno condiviso gli scranni dell’Anci targata Graziano Delrio. E ora, immemore del passato («di Renzi non condividevo lo spostamento a destra dello schieramento, il linguaggio mi sembrava molto più vicino alle esigenze dei poteri forti che ancora governano. Però rappresentava una novità», ipse dixit all’indomani delle primarie perse da Renzi), cerca continuamente l’interlocuzione con il premier più giovane della storia repubblicana. E chiede. Eccome se chiede.
«Se dovessimo stilare un catalogo delle richieste dovremmo cominciare dalla fine. Dopo Bagnoli, ora de Magistris vuole i soldi anche per abbattere le Vele di Scampìa». Riccardo Realfonzo, economista, eretico ex assessore delle giunte Iervolino e de Magistris, un deluso dalla rivoluzione arancione. Insomma lei non crede in una fase 2 del governo napoletano: «Mah. Quel che vedo è un de Magistris che riesce ad andare avanti solo grazie ai decreti del governo Monti che hanno finanziariamente sostenuto il Comune, ma che ha perso la sua credibilità e quindi si gioca la partita del suo futuro personale. E la lettera e le richieste continue a Renzi sono il modo, improvvisato, per stringere un’interlocuzione diretta con il premier bypassando il Pd locale, senza però avere capacità persuasiva».
Napoli è stata salvata da Monti. «Ma il sindaco ha avuto molta più fortuna della Iervolino. Seicento milioni di euro per i debiti della pubblica amministrazione da rimborsare entro ben trent’anni e col Salvacomuni, 250 milioni di euro, grazie ai quali sin qui ha evitato il dissesto».
All’inizio con Renzi non è stato così tenero, poi c’è stata una svolta. «Ora de Magistris è consapevole che non potrà essere rieletto e cerca la via di uscita. Pensa di non avere la forza per giocarsela di nuovo, ma un piccolo capitale di voti e cerca di farli pesare nelle trattative politiche». Se ci riuscirà si vedrà, nel frattempo bussa a tutte le porte e lei dice, in maniera improvvisata, perché?
«Prendiamo ad esempio Scampìa e il modo in cui cerca di cavalcare demagogicamente la vicenda di Ciro Esposito, arrivando a promettere alla madre una medaglia d’oro. Poi vira e chiede a Renzi, quando verrà il 14 agosto, di firmare pure per l’abbattimento delle Vele. Pensiamo un attimo ai progetti di de Magistris per Scampìa. Ma quali progetti ha de Magistris per Scampìa? Vuole i fondi per abbattere le Vele e farne cosa? Non lo sa. Un sindaco dovrebbe avere un progetto di sviluppo e lavorare per creare consenso. Invece l’idea di de Magistris è: dammi i soldi e poi vedremo. Nel frattempo gli unici suoi progetti cantierabili che ha messo in campo per Scampìa riguardano la costruzione di un sito di compostaggio e un campo rom. Perché un governo dovrebbe dargli i soldi?».
Bagnoli. «Anche lì con quale credibilità parla? Prima ha dichiarato che bisognava internalizzare e liquidare Bagnolifutura, poi l’ha conservata e ricapitalizzata con una ventina di milioni di euro, dopodiché cosa ha fatto? Ha aggredito Fintecna che avrebbe dovuto provvedere alla bonifica e Fintecna ha fatto fallire Bagnolifutura. Un macello e uno spreco di risorse pubbliche. Perciò dico con quale credibilità si rivolge a Renzi? È un modello di improvvisazione e di continui cambiamenti di posizioni».
La lista si allunga: «Potremmo continuare col San Carlo, con il Porto, con tutta la gestione finanziaria del Comune. Quando non si ha una strategia economica seria non si può essere un interlocutore credibile». Al contrario, allora, secondo lei qual è l’atteggiamento di Renzi e del governo nei confronti di de Magistris? «L’idea che ho, deriva dal fatto che Renzi e soprattutto Delrio conoscono bene de Magistris. Penso che abbiano un approccio di correttezza istituzionale, ma sono anche consapevoli degli insuccessi del sindaco. Poi la politica può trovare sempre soluzioni inattese. Due anni ci separano dalla fine della sindacatura e staremo a vedere se avrà un qualche salvacondotto oppure sarà un sindaco non troppo rimpianto e basta. Abbiamo dimenticato Città della Scienza».
Nel frattempo il Cipe ha sbloccato i 33 milioni attesi. «Ma dopo l’incontro a marzo col governo s’è capito che l’accordo raggiunto a livello locale, e cioé di lasciare il museo sul lungocosta entrava in conflitto con la legge. Non è un caso che Delrio ha avocato a sè la questione. La normativa parla di ripristino della linea di costa». E secondo lei cosa ci dobbiamo aspettare dal governo?
«Mi auguro che il governo faccia una sorta di intervento commissariale su questo grande fallimento della politica partenopea». Che è Bagnoli, ovviamente: «Certo. Il mio auspicio è che ci sia. Centinaia di milioni gettati al vento, con la perplessità che alcune opere, come gli impianti sportivi, siano state costruite su un suolo fortemente inquinato». Ha chiuso l’elenco? «Aggiungerei un elemento dirimente. Lettieri in campagna elettorale chiedeva una legge speciale per Napoli, de Magistris si opponeva a qualsiasi intervento straordinario, dopodiché è arrivato a fare il consiglio comunale sotto Montecitorio. Non solo io gli ho sempre detto che era necessario l’intervento del governo, ma scrissi lettere all’allora ministra Cancellieri e a Delrio all’Anci, perché chiedevo un loro intervento. Ma lui mi osteggiava. Ora chiede tutto. Incredibile».

Simona Brandolini dal Corriere del Mezzogiorno, ItaliaOggi 5/7/2014