Carlo Antonio Biscotto, il Fatto Quotidiano 5/7/2014, 5 luglio 2014
REGOLE DI SOPRAVVIVENZA PER IL MATRIMONIO DAVVERO FEMMINISTA
Laura Bates, fondatrice dell’osservatorio sulle discriminazioni di genere Everyday Sexism Project e autrice di Everyday Sexism, si è divertita a raccontare sulle pagine del Guardian come sarebbe o, meglio, come potrebbe essere un autentico matrimonio femminista. Il primo interrogativo è apparentemente semplice eppure già gravido di conseguenze: matrimonio e femminismo sono conciliabili o sono condizioni che, in qualche modo, si escludono a vicenda? Chi ha vissuto negli anni ’60 ricorderà che per un certo periodo il matrimonio fu considerato un imperdonabile cedimento ai riti e alle regole della borghesia benpensante.
Oggi non è più così, ma per molte donne l’anello di fidanzamento e la fede nuziale continuano a rappresentare un simbolo di possesso da parte dell’uomo e il fatto di prendere – come accade in moltissimi Paesi anche europei – il cognome del consorte, costituisce una deplorevole perdita della propria identità.
Laura Bates ammette di essere cresciuta con donne alle quali veniva l’orticaria al solo sentire la parola ”matrimonio” e donne che non pensavano che alla torta nuziale e all’abito col velo fin dalla più tenera età. Ora che sta per sposarsi tocca a lei fare i conti con i confetti, l’intimo da sposa, la lista degli invitati, la composizione dei tavoli, gli addobbi floreali e via dicendo. Comunque qualche dritta, a cominciare dal fidanzamento, ce la dà. Il fidanzamento per la donna è la parte più facile. Fa quasi tutto l’uomo. È lui che deve andare a comprare l’anello ed è lui che deve fare la domanda di rito: “Amore, mi vuoi sposare?”. In fondo questa parte si può persino saltare a pie’ pari. I dolori cominciano con l’abito. Bianco, colorato, verginale, stravagante, volutamente sciatto? E con l’abito la domanda delle cento pistole: quanti chili deve perdere una donna per entrare nell’abito da sposa e trotterellare tra i banchi della chiesa senza sembrare una palla di neve che ruzzola sul fianco di una montagna? Sembra incredibile eppure in quello che dovrebbe essere “il giorno più bello della vita” la maggior parte delle donne hanno un solo, tremendo nemico: la bilancia. D’altro canto nessuna donna vuole somigliare ad una meringa sul punto di esplodere o alla moglie dell’omino della Michelin.
Forse, scrive Laura Bates, in mezzo a questa corsa ad ostacoli il cui traguardo è ”sì, lo voglio”, una donna – non dico una femminista, una donna – dovrebbe fermarsi a riflettere e chiedersi: di chi è questo matrimonio? Se le donne non cercano di coinvolgere il loro partner il matrimonio finisce per diventare uno spettacolo organizzato dalla donna cui, a sua insaputa, partecipa il futuro sposo in veste di spettatore con posto in prima fila. La donna, scrive ancora Laura Bates, deve fare tutto, correre da una parte all’altra della città, ricevere e fare centinaia di telefonate, risolvere una infinità di piccoli e grandi problemi. Quanto all’uomo, a meno di cambiare idea all’ultimo momento, farà la concessione di presenziare. E che dire della cerimonia? Chi sceglie di sposarsi in chiesa – anche se è una femminista convinta – fino a una ventina di anni fa non poteva fare a meno di sentire la parolina magica: “Obbedienza”. A chi? A Dio, ovviamente. Ma anche al marito. Per fortuna questa barbara usanza sembra passata di moda. La si tira fuori, un po’ impolverata, dal cassetto solo dietro richiesta degli sposi. Ma questo vuol forse dire che oggi le mogli sono legalmente autorizzate a disobbedire? Lasciamo stare perché il discorso sarebbe troppo lungo. E d’altro canto – lo ammette a denti stretti la stessa Bates – chi ha il coraggio di gettare alle ortiche il simbolismo romantico che nelle chiese di ogni fede ammanta la cerimonia di un qualcosa di soprannaturale, unico, irripetibile... irripetibile ovviamente fino al matrimonio seguente.
Ogni cerimonia che si rispetti finisce con il lancio del bouquet. Non sarebbe ora di finirla con l’idea che solo le ragazze debbono sgomitare sbavando nella speranza di afferrarlo e quindi di trovare marito? Laura Bates avanza una proposta: facciamo partecipare anche i maschietti e vinca il migliore.
Carlo Antonio Biscotto, il Fatto Quotidiano 5/7/2014