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 2014  luglio 05 Sabato calendario

“GESTIVA TUTTO GIULIO ORA NON DORMO PIÙ”

[Marco Milanese] –

Io non ho preso un euro, facevo solo da segretario. Giovanni Mazzacurati si era messo d’accordo con Giulio Tremonti, non aveva bisogno di pagare me”. E poi, quasi rassegnato: “Io non dormo più perché penso che qualcuno domani mattina può venirmi a prendere”. Marco Milanese, dopo aver digerito la notizia di essere indagato dall’ennesima procura italiana, stavolta quella di Venezia, non si sarà stupito più di tanto quando ieri ha visto gli agenti che lo aspettavano fuori da un ristorante romano. Adesso l’ex braccio destro di Tremonti si trova nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, lo stesso che ospita il colonnello della Guardia di finanza Fabio Massimo Mendella, arrestato giorni fa nell’ambito di un’altra inchiesta, della Procura di Napoli, in cui è lo stesso Milanese è accusato di corruzione.
Avevamo incontrato Milanese il 18 giugno scorso, in un bar di Roma, nella zona di Ponte Milvio dove vive. Ha qualche chilo in più, non indossa la cravatta come al solito, né la giacca. Ed è molto nervoso, parla per mezz’ora, senza fermarsi. Un fiume in piena che giura di non aver preso un euro dalla cricca del Mose. “Non riesco a capire come sia possibile. Va bene la casa di Tremonti, va bene l’orologio, ma pure il Mose no”. Sì, Milanese è coinvolto in diverse inchieste. Secondo i magistrati napoletani avrebbe fatto parte anche di una presunta cordata di potere con alcuni delle Fiamme gialle.
Per episodi diversi, ma nell’ambito della stessa indagine, a Napoli sono indagati Mendella, Emilio Spaziante (sotto inchiesta anche a Venezia) e il comandante in seconda Vito Bardi. Di quest’ultimo Milanese dice: “A me sembra una brava persona. Un bonaccione, poi se a Natale gli fanno un pensiero... ma che faccia parte di una cricca, mi sembra un po’ troppo”. Non sapeva però che i magistrati napoletani stavano indagando anche su di lui. Milanese ha guai anche a Roma, dove è accusato di finanziamento illecito a Tremonti nell’ambito dell’inchiesta (appena chiusa dal pm Paolo Ielo) sull’affitto pagato nella casa in via Campo Marzio utilizzata dall’ex ministro, che per questa accusa ha patteggiato.
A Venezia Milanese è accusato di aver ricevuto denaro in cambio di pressioni per far autorizzare le delibere Cipe per il Mose. “Il Mose non si può fermare – spiega Milanese fornendo la sua versione – lo sapevano tutti. Perché se si ferma perdi miliardi messi prima, perdi il lavoro fatto. Dopodiché dai verbali letti sui giornali, non da un’altra parte, il signor Mazzacurati dice: ‘Vado da Tremonti che mi rassicura, mi dice quali sono le soluzioni, dopo vedo Milanese’. In un altro verbale aggiunge: ‘Do i soldi a Milanese, ma poi mi sono pentito perché non ha fatto niente’. Sì certo, mi dà 500 mila euro così. Il ministro era Tremonti, il viceministro con la delega al Cipe Gianfranco Micciché, Vincenzo Fortunato fa l’ordine del giorno e poi io mi prendo i soldi. Non capisco. L’unico problema che c’era sul Mose è che il ministero delle Infrastrutture aveva un miliardo a disposizione, e voleva altri 400 milioni da Tremonti. Il quale ha detto che i 400 milioni li dovevano prendere da quel miliardo. Ecco, la lotta era tra di loro”.
Milanese parla con decisione: “Tremonti ha rassicurato Mazzacurati e dice: ‘I soldi per il Mose ci sono, ci dobbiamo mettere d’accordo con Matteoli. Perché soldi in più non gliene do’. Questo lo ha detto a Mazzacurati. Quindi non c’era bisogno di corrompere nessuno”. Di quello che è avvenuto nel 2010, quando si discutevano le delibere Cipe per il Mose, Milanese ricorda tutto. “Lo dirò ai magistrati. Una cosa è sicura: Tremonti soldi non ne ha presi e neanche io”. Il suo ruolo quindi sarebbe stato quello di fare da segretario: “Dicevo a Roberto Meneguzzo di non rompere i coglioni, che i soldi sarebbero arrivati. Lui era pressante, chiamava. Tremonti mi diceva ‘parlaci tu con questo, informati e digli che non deve rompere i coglioni’. Facevo il segretario. Ero delegato a dire ‘stia tranquillo, non si preoccupi...’ e per questo io mi sarei preso 500 mila euro? Non è possibile”.
Milanese pensa di essere stato scaricato: “Tremonti è ancora potente, Milanese si può buttare... Oggi (18 giugno, ndr) ero alla Camera, con gente che mi diceva: ‘Ma possibile con il Cipe?’”. Più di una persona parla con i pm di questa mazzetta per Milanese. “Ma è tutto basato su voci. Io non dormo più la notte, penso che qualcuno può venirmi a prendere”.
Questa è la versione di Milanese, che si sfoga con l’aria stanca: “Non sto vivendo più. Ho avuto accertamenti bancari, rogatorie all’estero e non hanno trovato niente. Io non ho soldi, non so come cazzo devo dirvelo. Stavo comprando una casettina con il mutuo. Mi hanno sospeso la scuola, lo stipendio non è uscito più e mi hanno sospeso il mutuo. Non mi sono potuto comprare la casa. È corretto questo dopo 35 anni di servizio per l’amministrazione? È una cosa che mi fa star male, perché se io avessi fatto qualcosa ... mi hanno chiesto di patteggiare 1 anno e mezzo tutti i processi, ma non l’ho fatto. Oggi se tu patteggi sei considerato colpevole. Io però risparmierei di avvocati... Mi viene da piangere, perché devo stare attento a comprare le cose. Guadagnavo 50 mila euro al mese nel 2006, non ero nessuno, facevo il professionista. Ora devo vivere grazie alla mia compagna”. Ma perché non andare a raccontare la sua versione ai pm? “Per fare dichiarazioni spontanee a Napoli, mi volevano arrestare”. Alla fine l’arresto è arrivato da Venezia.
Twitter@PacelliValeria

Valeria Pacelli, il Fatto Quotidiano 5/7/2014