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 2014  luglio 05 Sabato calendario

IL SUO NOME RICORRE IN CONTINUAZIONE, MA TREMONTI NON È INDAGATO


È il “convitato di pietra” dell’inchiesta veneziana: Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia, l’uomo più determinate nel Cipe. “Il problema fondamentale – dice Stefano Tomarelli, ex amministratore delegato di Condotte d’acqua e membro del direttivo del Consorzio Venezia Nuova – era riuscire a convincere il ministro Tremonti che i finanziamenti potessero andare avanti”. E per convincere Tremonti, la “cricca” del Mose, spingeva su Marco Milanese, storico braccio destro dell’ex ministro. A questo serviva, secondo l’accusa e alcuni testimoni, la mazzetta da 500 mila euro destinata a Milanese: a convincere Tremonti. Perché al Cipe s’era “interrotto il flusso dei finanziamenti” e quindi, quella del Cipe, era diventata la madre di tutte le battaglie, come spiega bene Giorgio Baita, patron della Mantovani ed esponente del Consorzio che gestiva il Mose: “Il Consorzio è una macchina che distribuisce un sacco di vantaggi, ma va alimentata a monte, cioè se a monte non c’è il finanziamento la macchina non produce niente...”. Il ruolo di Tremonti diventa centrale: “Quando viene finanziato dal Cipe – continua Baita – lei ha bisogno del Ministro dell’Economia, non ha bisogno di tanti partiti, perché il finanziamento è un atto del Cipe, quindi lei si concentra sul Cipe...”. E con Tremonti il Cipe non va come dovrebbe: “Il Cipe va benissimo fino a che non arriva Tremonti. Si interrompe il flusso dei finanziamenti. Non riesce neanche il pellegrinaggio da Gianni Letta di Mazzacurati (presidente del Consorzio Venezia Nuova, ndr), anzi, il dottor Letta dice: ‘Io non riesco a fare niente… ci siamo scontrati in Consiglio dei ministri col ministro Tremonti… che è stato anche particolarmente sgradevole, accusandomi di avere qualche interesse personale sul Consorzio Venezia Nuova’ e dice a Mazzacurati: ‘Dovete trovare una strada per contattare Tremonti’...”.
“Alla fine tutto viene sbloccato” dice Baita. E la ricostruzione è nella domanda che gli rivolgono i pm – Stefano Ancilotto, Stefano Buccini e Paola Tonini – durante l’interrogatorio: “Lei dice che alla fine il tutto viene sbloccato, Mazzacurati va a Milano da Tremonti, poi riconvoca i soci e dice che la situazione può essere sbloccata con il pagamento di 500 mila euro da consegnare all’onorevole Milanese...”. “È così”, conferma Baita. A fare da tramite, tra Mazzacurati, Tremonti e Milanese è l’imprenditore Roberto Meneguzzo che, interrogato dai pm, risponde: “Non so se Mazzacurati abbia effettivamente pagato Milanese o se li sia tenuti per sé e per la sua famiglia... Non ho mai visto Mazzacurati dare soldi a Milanese... non ho mai avuto da Tremonti, da Milanese e da nessuno richieste di denaro o utilità... quindi è molto difficile che queste persone abbiano chiesto e ottenuto del denaro...”. Nessuno infatti, nelle oltre 100 mila pagine d’inchiesta depositate, sostiene che Tremonti fosse al corrente di quel pagamento di 500 mila euro né, tanto meno, che abbia incassato un solo centesimo. E infatti non risulta che Tremonti sia indagato. Ma è altrettanto chiaro che l’obiettivo della “cricca” era convincere l’ex ministro ad aprire i cordoni della borsa.
È Meneguzzo che – secondo l’accusa – fissa un appuntamento tra Tremonti e Mazzacurati. E al ritorno dall’incontro – dice Baita – Mazzacurati “riconvoca i soci... e dice: ‘Se volete sbloccare il Cipe sono 500 mila euro da consegnare all’onorevole Milanese, almeno una settimana prima del Cipe’....”. A confermarlo, è lo stesso Mazzacurati, in un altro interrogatorio: “Il ministro Tremonti” fornì “ampie assicurazioni ... che il Sistema Mose costituiva un’opera infrastrutturale strategica e d’importanza prioritaria per il Governo”. Poi arriva il contatto con Milanese: “In sostanza Milanese rappresentava che avrebbe assicurato che i finanziamenti, di volta in volta richiesti dal ministero delle infrastrutture, sarebbero stati concessi con positivo parere del Ministero dell’Economia solo se gli fosse stata assicurata la disponibilità di una somma di 500mila euro...”.
a. mass. e da. ve.

dagli inviati a Venezia, il Fatto Quotidiano 5/7/2014