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 2014  luglio 05 Sabato calendario

TAGLI E SPOT, COSÌ CAIRO HA FATTO RICCA LA7


Chi l’avrebbe mai detto. Un anno fa La7 era un cadavere ambulante che Telecom Italia ha regalato al suo concessionario di pubblicità Urbano Cairo e l’ha anche impacchettata con una dote di 120 milioni di euro perché non fallisse il giorno dopo. Che altro fare con un’azienda che perdeva quasi quanto ricavava dalla pubblicità?
Un anno dopo La7 ha azzerato le perdite e addirittura guadagna, e senza aver toccato un solo euro del tesoretto firmato Telecom. Così Cairo si è potuto permettere di strappare alla Rai Giovanni Floris promettendogli 4 milioni di euro in tre anni, circa il doppio di quanto offriva viale Mazzini. Con il suo Torino Calcio non se lo può permettere, ma con La7 Cairo sembra fare il verso a quei presidenti che intasano lo spogliatoio di campioni senza tenere in considerazione che possono giocare solo in undici.
Nel caso di La7 c’è l’antico problema del calendario: ogni settimana il palinsesto consente solo sette programmi in prima serata. Il nervosismo palpabile di Enrico Mentana è la prova del momento tumultuoso di La7. Sbarcato quattro anni fa come direttore del telegiornale e salvatore dell’Auditel, legge sui giornali le notizie di una trattativa di cui Cairo lo ha tenuto rigorosamente all’oscuro. Alla partita a tre hanno giocato solo Cairo, Floris e il suo agente Beppe Caschetto. Che è anche l’agente di tutte le altre star di prima serata di La7, da Michele Santoro (l’uomo del giovedì sera) a Corrado Formigli (che presidia il lunedì), da Daria Bignardi a Maurizio Crozza (che si dividono il venerdì), fino a Lilli Gruber che con il suo Otto e mezzo , subito dopo il Tg La7, apre la strada ogni sera a tutti gli altri.
Se La7 targata Telecom era diventata un protettorato delle società di produzione esterne (Magnolia ed Endemol su tutte), quella di Cairo si è affidata a Caschetto, vero direttore di rete ombra dopo l’uscita di Paolo Ruffini. Toccherà a lui, in fin dei conti, risolvere gli incastri. A Floris, che non ha ancora ufficialmente firmato il contratto, dovrebbe toccare una striscia quotidiana prima del tg delle 20, con il mandato di fare da traino a Mentana, il quale non gradisce. Il suo tg nel 2013 ha realizzato uno share medio del 7,2 per cento, mentre nel primo trimestre del 2014 è scivolato al 6,3. Un’eventuale risalita andrebbe a tutto merito del nuovo arrivato.
C’è poi il problema della prima serata per Floris. Se gli venisse affidato il talk-show di martedì, stesso giorno di Ballarò, La7 si trasformerebbe in un ininterrotto parlatorio. Il lunedì politici e giornalisti a discutere a Piazza Pulita con Formigli, il martedì da Floris, il mercoledì a La Gabbia con Gianluigi Paragone, il giovedì a Servizio Pubblico con Michele Santoro, il venerdì faccia a faccia con la Bignardi alle Invasioni Barbariche. Se si considerano anche i talk-show della mattina (Omnibus, Coffee Break e L’aria che tira occupano il palinsesto dalle 8 al tg delle 13,30), l’attività principale di Cairo rischia di diventare, al posto della raccolta pubblicitaria, la raccolta degli ospiti, decine al giorno da trasportare preferibilmente con appositi pullman.
Eppure Cairo ci crede. L’investimento su Floris lo considera propizio per importanti ritorni pubblicitari. La7 sembra avere il vento in poppa. Mentre nella prima parte del 2013, quando era in corso la trattativa per la cessione da parte di Telecom, la raccolta pubblicitaria andava malissimo (e c’era sullo sfondo la causa per danni che l’allora numero uno di La7, Gianni Stella, voleva fare alla Cairo Comunicazione), dal giorno in cui la tv è passata di mano i ricavi pubblicitari hanno cominciato a volare. Nel primo trimestre 2014, benché i programmi di punta abbiano tutti perso tra il 10 e il 20 per cento degli ascolti, la raccolta ha toccato i 40 milioni, in crescita del 5 per cento.
Ma il vero miracolo di Cairo è stato il taglio dei costi. Negli otto mesi del 2013 in cui ha gestito la tv e l’ha portata da una perdita di 50 milioni (nei corrispondenti mesi del 2012) a un attivo di 3,7 milioni a livello di margine operativo lordo. Merito di una lesina maniacale che ha spinto gli stessi giornalisti del tg ad affidarsi allo studio legale D’Amati di Roma per rivendicare circa un milione di euro complessivo di competenze contrattuali non riconosciute. Ma il taglio del termos del caffè per gli ospiti dei talk-show non spiega tutto. Se Cairo è riuscito a tagliare i costi di decine di milioni di euro in poche settimane continuando a trasmettere regolarmente, qualcuno dei piccoli azionisti Telecom dovrà pur chiedersi come è stata gestita la tv prima di dire che bisognava regalarla a Cairo perché era un malato senza speranze.
Twitter@giorgiomeletti

Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 5/7/2014