Giampaolo Cadalanu, la Repubblica 5/7/2014, 5 luglio 2014
VISORI IMPERFETTI E MOTORE ROVENTE ECCO LE FALLE DEL SUPER-AEREO
Il tabù l’ha infranto, una volta e per tutte, il colonnello Michael Pietrucha, pilota veterano di F-15 e analista per il giornale dell’Aeronautica americana. Ha paragonato l’F-35 al Comanche, l’innominabile, un elicottero Stealth progettato per essere talmente fantastico che alla fine, dopo 22 anni di lavoro avviato, il Pentagono decise di rinunciarvi. I tecnici avevano scoperto che se il Comanche avesse caricato tutte le apparecchiature previste dai progettisti, non si sarebbe nemmeno alzato in volo. Il colonnello Pietrucha si è chiesto se non sia il caso di pensare a un’archiviazione definitiva anche per il progetto “Joint Strike Fighter”, così da evitare di gettare via i soldi dei contribuenti Usa in tempi di budget magri.
«Invece che un caccia affidabile, operativo in grande quantità dal 2014, l’F-35 continua ad arrivare tardi e costa più del previsto », scrive il colonnello, segnalando che «ritardi del programma, prestazioni insufficienti, costi in crescita» si uniscono a una concezione strategica superata e dovrebbero spingere a «riesaminare la partecipazione dell’Air Force al programma».
Il Joint Strike Fighter è un aereo concepito in tempi di Guerra Fredda che — scrive il colonnello Pietrucha — ha come missione quella di penetrare le difese antiaeree più avanzate e lanciare ordigni teleguidati sugli obiettivi critici di un avversario di pari forza. Ma a seconda degli scenari ipotizzati, sostiene l’analista, la US Air Force sarebbe indebolita schierando un solo modello di caccia. Il giudizio è senza appello: l’aereo ha avuto troppi guai, offre performance modeste. Insomma, è il progetto nel suo complesso che suscita dubbi, anche fra gli esperti canadesi, olandesi, australiani, persino britannici.
Gli incidenti di gioventù, dicono i tecnici, sono comuni per tutti gli aerei, tanto più se sofisticati come i caccia computerizzati di quinta generazione. Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, invita a non considerare preoccupanti gli incidenti delle scorse settimane. «Tutti gli aerei hanno avuto guai all’inizio: ricordo il prototipo N° 6 dell’Eurofighter, che precipitò nel 2002, costringendo i piloti a lanciarsi. Venti giorni fa è successo lo stesso a un Sukhoi russo. Ma io sono sicuro: i problemi tecnici verranno risolti dal primo all’ultimo».
In realtà però la serie di difficoltà tecniche registrata dall’F-35 fa davvero pensare che il progetto sia nato sotto una cattiva stella. O, per essere più prosaici, che le ambizioni dei progettisti siano poco proporzionate alle reali capacità produttive. «I problemi che nascono non vengono sistemati prima che ne sorgano di nuovi. Non ci possiamo permettere una inaffidabilità complessiva come quella mostrata dal progetto F-35. Anche chi non è pacifista dovrebbe chiedere un riesame del programma», taglia corto Francesco Vignarca, portavoce della campagna “Tagliamo le ali alle armi”.
Quando la Lockheed ripara il sistema di aggancio difettoso per i jet destinati alle portaerei, spuntano limitazioni nei visori del casco di comando. Mentre si lavora sulla vulnerabilità verso il maltempo — quasi una beffa per un aereo che si chiama Lightning , fulmine — saltano fuori addirittura crepe nella fusoliera, indice di debolezza strutturale. E mentre si cerca di venire a capo dei problemi rilevati nel sofisticatissimo software di gestione, bisogna ripensare anche al motore Pratt & Whitney, rumorosissimo, che nella versione a decollo corto arriva al punto da “fondere” l’asfalto delle piste e anche in quella “tradizionale” si scalda fino a rischiare di prendere fuoco, come nell’ultimo incidente.
C’è chi, come Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore della Difesa, sottolinea a ragione che è un bene scoprire in anticipo tutti questi problemi, perché ai tempi dell’F-104 i guai tecnici costavano la vita ai collaudatori. Ma alla fine lo stillicidio di difetti e aggiustamenti progressivi, con i costi sempre in crescita, spinge a chiedersi se il vantaggio strategico stimato del caccia di quinta generazione valga effettivamente la spesa, o se invece non sia già stato colmato dalle industrie dei possibili “avversari”.
Tanto più che la tecnologia Stealth dell’F-35, tanto segreta che gli americani non si fidano nemmeno di farla conoscere all’alleata Italia, potrebbe essere — dicono gli esperti — già finita in mano ai cinesi, pronti a renderla superata prima ancora che sia operativa.
Giampaolo Cadalanu, la Repubblica 5/7/2014