Piero Ostellino, Corriere della Sera 5/7/2014, 5 luglio 2014
I NUOVI PERBENISTI NEL PAESE IMMOBILE
Un giornalismo, di estrema destra e di matrice squadrista, che si comporta come se l’Habeas corpus – il complesso di garanzie per l’accusato approvato dal Parlamento inglese nel Seicento e che sta a fondamento della civiltà del diritto occidentale – fosse un purgante e descrive ogni imputato come un condannato, confondendo la giustizia con il linciaggio; una classe politica culturalmente opaca e politicamente imbrogliona, che non sa, o non vuole, far risalire le cause della corruzione e del malaffare all’eccesso di intermediazione pubblica nella sfera privata e, perciò, non fa le riforme; l’interesse ad attribuire gli scandali alla disonestà personale di alcuni politici e ad identificare, quindi, il rimedio nella magistratura.
Queste le cause che hanno prodotto l’italiano, laico, democratico, antifascista, politicamente impegnato d’oggi; il «nuovo resistente» che, facendosi forte dell’idea di giustizia che giornalismo e politica gli hanno propinato e lui ha introitato senza porsi domande, maschera dietro un surreale legalismo – se Craxi è morto all’estero è perché era colpevole ed era scappato per non finire in galera – l’incapacità di pensare con la propria testa, e di capire, nonché una forte intolleranza para-religiosa, il proprio moralistico fanatismo ideologico e politico.
È il Perbenista; il cittadino esemplare, che non sa, e neppure vuole sapere altra spiegazione perché scoppino tanti scandali che quella che gli viene fornita da chi ha interesse a nascondergli la verità. È il prodotto della «questione morale» inventata da Enrico Berlinguer – il comunista chiamato a far fronte a problemi più grandi di lui, ma anche tanto abile da truccare le carte a proprio vantaggio – per tenerne accuratamente fuori il Pci, finanziato dall’Urss! È l’italiano che non ha ancora capito come vanno le cose. Insomma, un perfetto idiota. È persino inutile, a questo punto, dire che quella che sta attraversando il Paese è una crisi culturale, una sorta di «circolo vizioso» i cui fattori si sono alimentati in passato, e ancora si alimentano adesso, l’un l’altro senza fine, impedendo ogni via d’uscita... anche perché, restarne allineati, conviene a tutti. È la concezione del mondo che aveva il Pci, secondo la quale, per risolvere la corruzione dilagante, bastava cambiare gli uomini, passando da quelli, democristiani e socialisti, al governo, a quelli comunisti all’opposizione senza cambiare le regole del gioco. Come è, poi, accaduto, non per via elettorale, come sarebbe stato fisiologico, ma per via giudiziaria, grazie alla magistratura.
Che piaccia o no, Matteo Renzi è, ancorché indirettamente, debitore di questa operazione. Il ragazzone fiorentino è, d’altra parte, troppo furbo, cinico e innamorato del potere, per non aver capito che bisogna uscirne. Ciò che promette quotidianamente non ha altro obiettivo che far dimenticare che cosa sono stati l’Italia e la sinistra fino a ieri. Ci sta riuscendo anche grazie ai Perbenisti, creati alla bisogna e spuntati nel frattempo, che gli fanno da megafono... E questa sarebbe l’Italia che cambia ? Per favore...