Stefano M. Torelli, Sette 4/7/2014, 4 luglio 2014
I JIHADISTI FAN DI MESSI
La sera della sconfitta dell’Iran ai Mondiali di calcio in Brasile contro l’Argentina, lo scorso 20 giugno, per le strade di Teheran c’era comunque qualche tifoso che festeggiava. La squadra iraniana, infatti, ha sfiorato il miracolo ed è andata vicina allo storico pareggio – per alcuni il risultato più meritato sarebbe stato addirittura la vittoria – con una delle squadre più titolate al mondo. In Iran il calcio è ormai, soprattutto tra i giovani (che rappresentano una fetta importante della società iraniana), uno degli sport più popolari e l’ottima prestazione contro l’Argentina davanti agli occhi di tutto il mondo è stata un motivo di orgoglio nazionale. Ma la stessa partita sembra essere stata seguita con molta attenzione anche da altri spettatori speciali in Medio Oriente: il movimento islamico jihadista dell’Isis (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante), quello che sta mettendo in apprensione l’Iraq e la regione intera per la sua sorprendente avanzata militare e la conquista di parte del territorio iracheno, a suon di massacri contro i soldati di Baghdad. Alla fine della partita Iran-Argentina, un “cinguettio” postato su Twitter da un profilo appartenente all’Isis si congratulava direttamente con la stella argentina Messi per aver segnato il gol della vittoria contro l’Iran. Non solo: il tweet andava avanti con un invito alla “Pulce” a unirsi alla chiamata del jihad. Il tutto suona abbastanza curioso e sembrerebbe quasi uno scherzo, se non fosse che i fatti sono plausibili e molto verosimili. Da un lato, infatti, vi è da tenere in considerazione quanto i militanti dell’Isis, di estrazione radicale sunnita, abbiano tra i maggiori nemici proprio l’Iran, rappresentante dell’Islam sciita, ritenuto una sorta di deviazione eretica rispetto al sunnismo, branca maggioritaria dell’Islam. Dall’altro, molti addetti ai lavori sanno quanto l’Isis sia, dal punto di vista metodologico e della comunicazione, un gruppo all’avanguardia e al passo con i tempi. Ciò vale sia per il messaggio lanciato – il riferimento ai Mondiali di calcio è senz’altro stato un escamotage per attirare quante più persone possibili con uno degli argomenti più in voga al mondo in questa estate del 2014 –, sia per il veicolo, appunto Twitter. È probabile che lo stesso Messi non venga neanche a conoscenza dei complimenti rivoltigli dai mujaheddin iracheni. Ma, intanto, loro si sono fatti un po’ di pubblicità in più. E hanno dimostrato, ancora una volta, quanto il calcio possa essere politicizzato.