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 2014  luglio 04 Venerdì calendario

LA BANDA DEI QUATTRO PER IL “RINNOVAMENTO”


Quelli di Gino Paoli erano quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo; loro sono quattro amici (al mar) che vorrebbero salvare il calcio: se non proprio nell’interesse di tutti, nell’interesse della loro bottega. La notizia (copyright Gazzetta dello Sport) è che Adriano Galliani (Milan), Claudio Lotito (Lazio), Urbano Cairo (Torino) e Enrico Preziosi (Genoa) si sono dati appuntamento, questo weekend, a un ristretto G4 a Forte dei Marmi: all’ordine del giorno, l’elezione del nuovo presidente federale – prevista per l’11 agosto – dopo le dimissioni di Tutankhamon Abete, la mummia che per 7 anni ha assistito senza battere ciglio allo sfascio del movimento dopo una vita trascorsa a far finta di nulla come vice di Carraro nell’era Calciopoli. Ebbene, sapete chi sarebbe il supereroe che i “4 amici” hanno individuato per dissotterrare il calcio dalle macerie che lo ricoprono? Superman? L’Uomo Ragno? L’Incredibile Hulk? No. Il supereroe risponde al nome di Carlo Tavecchio, detto Stravecchio un po’ per l’età non propriamente acerba (71 anni), un po’ per essere stato tenuto a invecchiare in botti di rovere, nelle cantine della Lega Dilettanti, in attesa – un giorno – di essere imbottigliato in un “magnum Figc”. E il giorno, finalmente, sembra essere arrivato.
Perché tutto cambi affinché nulla cambi, Stravecchio è perfetto. In dote porta il 34% dei voti dei Dilettanti; ma siccome calciatori e allenatori, che assieme fanno il 30%, spingono per l’elezione di Demetrio Albertini (43 anni, ex calciatore e attuale vicepresidente Figc dimissionario), il voto della Lega di A a favore di Tavecchio, più quello della Lega Pro di Macalli, taglierebbe la testa al toro. Chi bazzica un po’ il Palazzo parla di 11-12 club pro-Stravecchio; ma 8 o 9 remano contro, e tra questi ci sono Juventus, Roma e Fiorentina: mica bruscolini considerando che dall’alto (del Coni) a benedirli c’è Malagò. Il piano dei “4 amici”, ad ogni buon conto, è semplice: Tavecchio presidente federale, Lotito vice (e supervisore della Nazionale), Macalli (77 anni) secondo vice e Max Allegri – uno che è rimasto nel cuore di Galliani: tre anni fa gli assicurò che Pirlo era finito - nuovo c.t. Ma come, eccepisce qualcuno, Albertini è un ex milanista, è giovane e ha già maturato esperienza dirigenziale: perché non dovrebbe piacere a Galliani & c.? Persino Barbara Berlusconi, come sempre in distonìa con Galliani, ha detto: “Basta coi vecchi, largo ai quarantenni”. La risposta l’ha data Lotito ieri al Foglio: “Te l’hai letto Kant? Kant – ha spiegato Lotito - dice che ce stanno il noumeno e il fenomeno. Il fenomeno è ciò che appare, il noumeno è invece la realtà. Ecco, Albertini è kantianamente un fenomeno”. Traducendo: Albertini è un tipo chiacchiere & distintivo; Stravecchio invece ha il pelo lungo e anche se ha fatto collezione di piccole e odiose condanne, per un dirigente, chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Lo pensa Galliani (2 anni d’inibizione poi ridotti a 9 mesi per Calciopoli), lo pensa Lotito (2 anni e 6 mesi ridotti a 4 mesi nel processo sportivo, 18 mesi di reclusione nel processo penale di Calciopoli; altri 2 anni per aggiotaggio) , lo pensa Preziosi (1 anno e 6 mesi per evasione fiscale, svariate sanzioni in campo sportivo a cominciare dai 5 anni con proposta di radiazione per l’illecito di Genoa-Venezia). Unico vergine, al momento, il solo Urbano Cairo. Ma è giovane del ramo: si farà.
Tavecchio for President, dunque: con Lotito, Macalli e Allegri come propaggini. “Nei gangli dello stato ce devi mettere la gente tua, de fiducia – esemplifica in modo efficace Lotito -. Come fa Renzi che ce mette tutti fiorentini”. Se poi risultasse impossibile risolvere il tiro alla fune tra Stravecchio e Albertini, una soluzione-3 ci sarebbe: il 66enne Lello Pagnozzi, il super-burocrate federale ed ex commissario Figc che non piace e non fa schifo a nessuno, quello che ai tempi di Calciopoli venne intercettato al telefono con Moggi. Pagnozzi gli aveva sbrigato la grana-doping di uno juventino appena impiegato in nazionale (ehm!). Moggi: “Se tu avessi qualche sbandamento a vita, ti mandiamo le medicine, eh?”. Pagnozzi: “Io non campo sempre! Eh eh, hai capito? Perché purtroppo me devi mantenere in vita, come dire, con una certa attenzione. Con una certa cura. Dandomi le medicine giuste al tempo giusto, dandomele prima che mi ammalo e non dopo che mi ammalo”. Moggi: “Avvisaci prima perché ti mando 10.000 medici a curarti”.
Tutto molto bello. E allora, di cosa ci preoccupiamo? Stravecchio o Pagnozzi, Pagnozzi o Stravecchio, il calcio italiano è in una bara (pardon: in una botte) di ferro.

Paolo Ziliani, Il Fatto Quotidiano 4/7/2014