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 2014  luglio 04 Venerdì calendario

ALTRO CHE OSAMA, È L’ORA DEL CALIFFO


Per molti anni al Qaeda ha guidato il jihad contro gli infedeli dell’Occidente. Morto Osama bin Laden, il suo leggendario capo, che è stato a lungo l’uomo più ricercato del pianeta, la sua organizzazione si è diffusa in Algeria, nello Yemen, in Iraq. La novità è che ora una delle teste dell’idra reclama la sua autonomia e si candida a rappresentare tutta la galassia degli estremisti islamici. I pretendenti al trono di al Qaeda, impegnati in Iraq, hanno cambiato pelle e nome più di una volta. Le loro origini si possono far risalire a un piccolo gruppo estremista giordano fondato nel 1999, confluito in al Qaeda in Iraq nel 2004 e poi autoproclamatosi Stato islamico dell’Iraq nel 2006. Nel 2008 sembrava che fossero stati sbaragliati dagli americani. Ma ovviamente così non era. Abu Bakr al-Baghdadi è diventato il loro capo dal 2010 e annuncia: “Conquisteremo Roma”. Sappiamo con certezza che è nato a Samarra nei primi anni 70 e che ha studiato all’Università di Baghdad. Quando gli Stati Uniti invasero l’Iraq era un religioso sulla trentina, praticamente sconosciuto. Pare sia stato lui stesso a dare vita a un gruppo armato approfittando dell’afflusso di combattenti provenienti dalla Siria e che sia riuscito a conquistare e governare la cittadina di frontiera di Rawa.
A seguito della morte di molti membri dell’organizzazione, ben presto si trovò al vertice di al Qaeda in Iraq. Le forze americane lo arrestarono e rinchiusero in carcere dal 2005 al 2009. Solo nel 2011 Al-Baghdadi fu ufficialmente inserito nella lista dei terroristi internazionali; l’anno passato colse al volo l’occasione offerta dalla guerra in Siria dando al suo gruppo il nome di ”Stato islamico dell’Iraq e del Levante”. Poi all’inizio del 2014 il clamoroso, e per certi versi inatteso, salto di qualità: la proclamazione del Califfato e l’ennesimo cambio di nome: Isis. Le differenze tra Osama e Al-Baghdadi sono molte. Osama elettrizzava i suoi seguaci con la sua retorica, Abu Bakr non ha mai fatto circolare un suo video. La sua autorità si basa sul comando militare e non sulla purezza del messaggio rivoluzionario. La sua ascesa è stata travolgente e devastante per al Qaeda. Zawahiri nel febbraio scorso ha espulso l’Isis da al Qaeda e, per tutta risposta, Al-Baghdadi ha apertamente sfidato l’autorità di Zawahiri. Un’altra differenza va individuata nel fatto che al Qaeda non ha mai controllato il territorio – con la parziale eccezione dell’Afghanistan – mentre l’Isis controlla un territorio pari a due volte la superficie di Israele. Ma quale è l’obiettivo di Al-Baghdadi? Far risorgere uno Stato islamico dal Mar Rosso, a ovest, al Golfo Persico, a est, spingendosi magari fino all’Asia e all’Africa. Le prospettive del Califfato non sono rosee. Gli uomini di Al-Baghdadi hanno molti nemici ed è poco probabile che la maggioranza sciita irachena consenta ai sunniti di imporre un nuovo regime.

Carlo Antonio Biscotto, Il Fatto Quotidiano 4/7/2014