Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano 4/7/2014, 4 luglio 2014
PATROCLOOOO!
Siccome è tutto fuorché stupido, Matteo Renzi ha capito subito come trattare la stampa italiana. Che, geneticamente governativa chiunque governi, si accontenta di poco e viene via per molto meno: le basta un titolo al giorno. E lui glielo dà, inventandosi una trovata ogni 24 ore. Non una legge o un decreto, che costano fatica e non sono il mestiere suo. Ma una slide, un tweet, un hashtag, un selfie. Tanto quelli si bevono tutto. L’altroieri erano arrivati in massa a Strasburgo tutti emozionati, come se il semestre europeo a guida italiana fosse un alto riconoscimento alla Grandeur Renziana e non un evento di routine che si ripete stancamente ogni sei mesi, a turno, per tutti gli Stati membri dell’Ue (nel 2012 toccò persino a Cipro). Lui sapeva benissimo che la stampa internazionale avrebbe snobbato l’evento, infatti ha parlato non tanto ai pochi eurodeputati presenti in aula (in gran parte italiani, con Pittella capoclaque), ma ai telespettatori dei tg. E alla fine ha disertato la conferenza stampa per volare a Porta a Porta. Il discorso scritto (chissà da chi) con le linee programmatiche, conscio che non se lo filerà nessuno, l’ha lasciato sul tavolo senza leggerlo: troppo noioso (come i decreti che dovrebbero seguire alle slide, e infatti non seguono mai) per affascinare i boccaloni in Patria. Meglio favoleggiare a botte di “selfie dell’Europa stanca”, “non siamo un puntino su Google Map”, “mettiamo i puntini sulle i”, “non siamo l’ultima ruota del carro” , “la smart Europe che vogliamo costruire” (senza – beninteso – spiegare come), “i tedeschi non facciano gli splendidi” (la prossima volta dirà loro: “Bella raga’, scialla crucchi, state manzi”). E soprattutto piazzare la trovata del giorno: la “Generazione Telemaco”, copiata da un libro dello psicanalista Massimo Recalcati e destinata a riempire i titoli di giornali e tg. Che puntualmente hanno abboccato. Repubblica: “La missione di Telemaco”. Corriere: “Generazione Telemaco in attesa di crescita”. L’Unità: “Telemaco è un punto di partenza”. La Stampa: “Il fattore Odissea”, “Telemaco, mille geniali metafore”. Messaggero: “Format Telemaco per salvare l’eredità dei padri”. Il Foglio: “L’Odissea di Renzi”. Un poema. Omerico. In assenza di Cazzullo, ancora disperso in Brasile sulle tracce del renziano Prandelli, ecco avanzare le lingue e le bave concorrenti.
Sallusti tripudia per la “Dichiarazione di guerra” ai crucchi maledetti: “Finalmente Renzi manda un vaffa alla Germania”, finalmente un “italiano che reagisce all’arroganza tedesca”, come “non si vedeva dai tempi di Berlusconi con Schulz”, ragion per cui “su questo punto la penso esattamente come Pier Silvio”, ma solo su questo punto. Su La Stampa, Silvia Ronchey scioglie inni omerici al “transfert geniale di Matteo Renzi con Telemaco, che l’ispirazione sia stata mediata dalla musa di uno psicanalista lacaniano o che gli sia venuta direttamente da Omero”. Segue l’epico ritratto dell’Acheo di Rignano sull’Arno: “Alto e squadrato, eloquente e conciso, come figlio di Ulisse e rappresentante dell’evocata ‘generazione Telemaco’, Renzi funziona nell’immagine anche meglio dell’efebico Telemaco televisivo della nostra, se non della sua, infanzia. Soprattutto funziona l’immagine di un’Italia-Itaca in cui anche il locale Parlamento è sopraffatto dai Proci... Ma Atena, dea della ragione, affianca Telemaco e lo rassicura”. E questa dev’essere la Boschi. Il nostro eroe lancia “un messaggio volutamente intriso di antica, dolente e anche umile lucidità mediterranea”. Non può mancare su Repubblica la benedizione della Musa Lacaniana, al secolo Massimo Recalcati, autore del saggio ispiratore Il complesso di Telemaco: “Oggi è il tempo dei figli e del loro viaggio: Telemaco, diversamente da Edipo, non vuole la pelle del padre, non rifiuta la filiazione, non entra in conflitto mortale con i suoi avi. Sa che per riportare la Legge ad Itaca bisogna unire le forze, bisogna rifondare un patto tra le generazioni”. Mica per nulla, l’altra sera, il Telemaco de noantri ha depistato le sirene della stampa estera, inforcato la prima smart-nave e veleggiato verso l’Italia per riabbracciare gli amati avi Bruno&Silvio.
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano 4/7/2014