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 2014  luglio 04 Venerdì calendario

INCOLMABILE SPREAD TRA CAMPANIA E FRIULI


C’è l’imprenditore, con i suoi limiti e le sue qualità. C’è l’impresa, con il suo profilo tecno-produttivo e le sue caratteristiche patrimoniali e finanziarie. E c’è l’ambiente – istituzionale e fisico – in cui quest’ultima opera. Ambiente che può stimolare o deprimere. Alimentare il delicato organismo aziendale o assorbirne energie fino a comprometterne il metabolismo.
La ricerca "Aree di sviluppo industriale e nuovi modelli organizzativi", curata dall’economista Francesco Izzo per conto dell’Unione industriali e della Camera di commercio di Napoli, adotta il metodo della comparazione qualitativa fra due imprese del tutto affini, che si trovano a essere insediate in due ambienti formalmente analoghi, nella sostanza diversissimi.
Le due aziende – entrambe del settore meccanico, entrambe di non piccolissima dimensione – operano una nel consorzio industriale Asi di Napoli, l’altra nel consorzio industriale Ponte Rosso di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone. Quella campana ha 50 dipendenti e aderisce al consorzio dal 2006. Quella friulana ha 35 addetti e vi aderisce dal 2003.
Dunque, si tratta di due casi ben strutturati, le cui valutazioni risultano interessanti per cogliere le differenze – profonde e radicali – fra le varie aree di un Paese che, in toto, avrebbe bisogno di rivisitazione e di un ammodernamento delle policy di sviluppo locale, di cui i consorzi sono una parte non irrilevante.
Il primo problema riguarda i servizi fondamentali forniti. In un mese, qual è il numero medio di interruzioni dei servizi? Se lavori in Friuli zero. Non ci sono interruzioni né del servizio elettrico, né della rete idrica, né della rete internet. Il tuo processo produttivo, i collegamenti con i clienti, perfino il bagno dove i tuoi operai vanno a lavarsi le mani, non hanno problemi di sorta. Se, invece, ti trovi in Campania, non è così. In media, ogni mese, per una volta e mezza ti salterà la corrente, internet non funzionerà e manco l’acqua avrai. Per la semplice regola della media, questo vorrà dire che, se un mese ti capiterà una volta, il mese dopo ti succederà due volte. Con tutti gli effetti del caso sulla produttività aziendale e sull’interiorità dell’imprenditore e dei suoi collaboratori.
Lo "spread" fra Nord e Sud in generale e fra Campania e Friuli Venezia Giulia in particolare si coglie ancora di più quando ai titolari delle due imprese sono chiesti dei giudizi sulle infrastrutture che accolgono (e che dovrebbero sostenere e favorire) le loro imprese. Valutazioni esprimibili sulla classica scala da zero a dieci.
L’imprenditore di Napoli – impietrito dalla insoddisfazione e dunque molto frustrato – è impietoso. Soddisfazione della rete viaria interna all’area? Zero. E per il collegamento con il centro urbano, presumibilmente Napoli? Sempre zero. E quale è il giudizio per la sorveglianza e la vigilanza? Di nuovo zero. L’imprenditore di San Vito al Tagliamento, invece, vive una realtà del tutto diversa. Soffre un poco di isolamento, visto che dà una insufficienza (cinque) ai collegamenti con il centro urbano (probabilmente Pordenone), ma la realtà della sua area industriale è ben organizzata: la rete viaria interna merita un bel nove. Ma, soprattutto, non ha nessun problema di "tranquillità": il suo giudizio su sorveglianza e vigilanza vale otto. La divaricazione fra le due imprese tipo diventa enorme sui servizi alle persone che lavorano nelle aziende.
Nel caso campano, non c’è nulla: no ristorazione, no spacci aziendali, no servizi per l’infanzia, no sale riunioni, no aree verdi attrezzate. Nel caso friulano, invece, c’è tutto. E, a parte un due assegnato allo spaccio aziendale, tutti gli altri servizi erogati alle persone ottengono una votazione compresa fra nove e dieci.
Non c’è soltanto il problema dei servizi alle imprese. C’è anche la questione dei servizi di base alle imprese, per esempio la gestione dei rifiuti e delle acque: l’imprenditore di Napoli vive in una realtà in cui il consorzio Asi Napoli non ha impianti comuni di depurazione e non ha trattamenti comuni degli scarti delle lavorazioni; l’imprenditore del Friuli sì e giudica sufficiente (voto 6) questi ultimi, dando addirittura 9 al funzionamento dei primi. Per fortuna a Napoli si trovano i servizi di depurazione delle acque reflue e di smaltimento dei rifiuti, anche se l’imprenditore – per nulla contento della loro qualità – assegna un misero 1 (9 e 7, invece, per il suo alter ego settentrionale). Nell’Asi di Napoli manca, invece, il riciclo delle acque, che è presente – ma con una valutazione insufficiente (5) – nel caso friulano.
L’imprenditore friulano non è per niente soddisfatto dei servizi di consulenza (assegna 1 all’assistenza tecnica, finanziaria e legale e 4 al marketing e alla comunicazione). Almeno, lui, ce l’ha. Come – al di là delle valutazioni – ha il servizio postale, le linee di trasporto dedicate, il trasporto commerciale, l’area di smistamento delle merci. Cose che, il suo alter ego campano, semplicemente non ha.

Paolo Bricco, Il Sole 24 Ore 4/7/2014