Amedeo La Mattina, La Stampa 4/7/2014, 4 luglio 2014
PSICODRAMMA IN FORZA ITALIA E VERDINI FINISCE ACCERCHIATO
Una riunione così non si era mai vista. Berlusconi che dice di non avere mai chiuso un accordo con Renzi su un Senato non eletto dal popolo («mi sono concentrato di più sulla legge elettorale»). Verdini che a quel punto perde le staffe, se ne va sbattendo la porta della sala della Regina, poi ritorna e racconta che invece quell’accordo c’è, eccome. Il vulcano esplode quando Brunetta chiede di prendere tempo, cambiare i patti su un punto: «Il Senato deve essere elettivo, non di secondo grado con sindaci e consiglieri regionali. Chiediamo alla Finocchiaro (la presidente della commissione Affari costituzionale del Senato ndr) di sospendere le votazioni in attesa di una nostra decisione. Renzi ha cambiato sei volte idea sulla legge elettorale e una ventina sulla riforma costituzionale: avremo diritto anche noi di avere un po’ più di tempo...». E questo dovrebbe essere proposto dopo che in mattinata, a Palazzo Chigi, il Cavaliere aveva detto a Renzi «Matteo stai tranquillo, voteremo le riforme». Romani, l’altro capogruppo che dovrebbe portare la «buona novella» alla Finocchiaro, risponde «non se ne parla, questo è un suicidio collettivo». Minzolini che replica «il suicidio collettivo è quello che ci proponi tu e Denis (Verdini ndr): alla fine Renzi incassa quello che vuole e ci porta lo stesso a votare e saremo asfaltati, ma lo capite o no?». «Ma siamo impazziti - sbotta furente Verdini - siamo al secondo tempo della partita e andiamo a dire all’altra squadra che si ricomincia tutto daccapo?».
Verdini ha il volto rosso fuoco, parla in maniera talmente agitata che la Santanché si preoccupa: «Oddio, se continua così gli viene un infarto». Ma Capezzone non ha pietà: «Non possiamo accettare che Renzi ci dica “facciamo in fretta, veloci”, e noi pieghiamo la testa come cagnolini». In tutto questo Berlusconi è cupo in volto. A chi gli fa notare che l’uscita dai mondiali dell’Italia è una sconfitta per Renzi, lui risponde che il vero sconfitto è lui visto che le quotazioni di Balotelli sono precipitate. E poi non c’è solo la riforma costituzionale da valutare: c’è la legge elettorale che costringe i piccoli partiti ad allearsi con F.I. E c’è anche la possibilità di una buona riforma della giustizia: Renzi ha promesso che si farà insieme.
Uno scontro così aperto e plateale di fronte a un attonito Cavaliere non si era mai verificato in un’assemblea di parlamentari azzurri. Uno scontro drammatico sulla linea politica da tenere rispetto alle riforme e al governo. Una cosa del genere si era vista solo nel Pdl quando Berlusconi decise di abbandonare le larghe intese con Letta e ne venne fuori la scissione di Alfano. Non siamo alla rottura dolorosa del 2013, anche perché ai «ribelli» non passa per l’anticamera del cervello di abbandonare il partito. Però la battaglia cruenta c’è stata, sono volati gli stracci, il Cavaliere non è riuscito a convincere un bel pezzo dei suoi della bontà delle sue intese con l’amico Renzi (gli interventi contro sono stati una ventina).
Per la prima volta nei capannelli dei tanti «resistenti» (non certo davanti al vecchio capo che non ruggisce più) si sono sentite parole irriverenti: «Questa è una resa incondizionata a Renzi. Berlusconi ci vuole immolare sull’altare degli interessi della sua azienda». Sono stati passate ai raggi X le dichiarazioni di Piersilvio Berlusconi: un vero endorsement politico. «Cosa c’è dietro tutto questo?». Le risposte che gli oppositori si sono dati è sulla bocca di tutti: il Cavaliere teme per le sue aziende, teme per se stesso e per suo figlio (i processi Ruby e Mediatrade).
C’era molto non detto all’assemblea di ieri a Montecitorio. Paure, timori, necessità di ridurre il danno. «Noi non dobbiamo temere niente, una grande forza politica non teme nulla», spiega Brunetta che sottolinea una mezza vittoria. Ieri infatti non è stato deciso nulla: la riunione è stata aggiornata a martedì prossimo. «Decidere insieme nell’unità - insiste Brunetta - ma una cosa è sicura: non ci possono essere fughe in avanti». È Berlusconi che decide di rinviare tutto perchè rimane «colpito» dalla raffica di interventi contro (anche quelli dei senatori Bonfrisco, D’Anna, Caliendo) che si susseguono dopo il suo intervento nel quale spiega le intese chiuse in mattinata a Palazzo Chigi con il premier. E invece no, il giocattolo gli si è rotto in mano e l’asse Verdini-Romani, al quale è stato chiamato a dare mano forte Gasparri, ha tremato.
L’ultima parola spetta al Cavaliere, ma il timore di Verdini è che alla fine Berlusconi dirà «andiamo avanti con le riforme insieme a Renzi, ma non sono io a volerlo: è Denis che insiste tanto...». La stessa cosa fece quando ruppe le larghe intese e buttò la colpa sui falchi, i soliti Verdini, Santanché e Fitto. Già Fitto: in tutta questa baraonda risulta non pervenuto.
Amedeo La Mattina, La Stampa 4/7/2014