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 2014  luglio 04 Venerdì calendario

QUANTI GUAI HA SUA EMINENZA

«Non mi fermo a raccogliere le pietre che sono scagliate contro di me». Qualche giorno fa Tarcisio Bertone ha citato Giovanni XXIII, e non a sproposito: sono almeno due anni che il cardinale, ex segretario di Stato vaticano
e braccio destro di Joseph Ratzinger, è finito nel fuoco incrociato di critiche e scandali, bersaglio preferito dei "corvi" di Vatileaks e di quella parte della curia (i suoi nemici giurati sono il nunzio Carlo Maria Viganò, i cardinali Camillo Ruini e Angelo Bagnasco) che lo indica come burattinaio di business non sempre trasparenti.
L’ultimo putiferio è quello che s’è scatenato sul suo nuovo appartamento. Un attico di 700 metri quadrati più terrazzo mozzafiato, una magione poco consona alle scelte pauperistiche di papa Francesco, che dalla sua elezione vive in 70 metri quadri a Santa Marta. «È una bugia, la casa è grande meno della metà di quanto scritto, ed è stata ristrutturata a mie spese», ha spiegato il camerlengo. «Mi ha chiamato anche il papa,
per darmi la sua solidarietà e sottolineare il suo disappunto per gli attacchi che mi hanno rivolto».
In realtà i metri quadri sono davvero 700: Bertone ha unito due appartamenti attigui, in modo da destinare una parte a se stesso, un’altra a un suo collaboratore e a due suore che lo aiutano nelle faccende domestiche. Non solo. Il cardinale di Romano Canavese, quinto di otto figli e grande tifoso della Juve, ha deciso di arredarlo con gusto: qualche settimana fa sotto il palazzo in molti hanno notato un camion della Roche Bobois (la casa francese di mobili di lusso, famosa per i divani fatti con stoffe
di Kenzo e Missoni) scaricare pannelli per la cucina, un sacco di sedie, un tavolo di design e alcune poltrone. Bertone ama organizzare cene dove suona con la sua pianola Bontempi (pezzo preferito "Io vagabondo" dei Nomadi) e vuole che i suoi ospiti stiano comodi.
Le spine del cardinale, però, non finiscono qui.
È lui, infatti, ad aver avallato il prestito da 15 milioni di euro (alla scadenza convertibili in azioni) che la banca vaticana dello Ior ha fatto alla Lux Vide, la casa di produzione fondata
da Ettore Bernabei, amico di Bertone e vicino all’Opus Dei. Un’operazione avvenuta alla fine del 2012 (già nel 2010 lo Ior avrebbe dovuto comprare azioni della Lux, ma l’allora presidente Ettore Gotti Tedeschi si oppose fermamente) che è stata scoperta dai consulenti americani
di Promontory chiamati dal nuovo numero uno Ernst von Freyberg. «Non esistono risvolti penali sulla vicenda», ha dichiarato il portavoce del Vaticano Federico Lombardi. Epperò secondo
gli analisti a stelle e strisce il prestito si tradurrà in una perdita secca da 15 milioni sul bilancio dello Ior, anche perchè von Freyberg ha deciso
di "regalare" le azioni della Lux in mano
allo Ior a una fondazione di diritto vaticano.
Non è la prima volta che la famiglia Bernabei ottiene un favore grazie, dicono i maligni, all’intercessione di Bertone. Nel 2008 la Fondazione della Banca Carige di Genova (nel cda sedeva Marco Simeon, il lobbista enfant-prodige assai vicino a Tarcisio, al tempo capo delle relazioni istituzionali in Rai) concesse un finanziamento da 300 mila euro alla Lux per la produzione di alcuni dvd della serie "La Bibbia".
Se le operazioni con Lux sembrano regolari,
la procura di Genova sta invece indagando
su un prestito obbligazionario avvenuto
nel febbraio 2010, quando lo Ior comprò dalla Carige 100 milioni di obbligazioni convertibili. Che, alla scadenza, sarebbero dovute diventare azioni. Nel luglio 2011, però, Gotti Tedeschi rinunciò a convertire il prestito in quote
della Carige, così la Fondazione genovese
(ente che controlla il 18 per cento della banca) fu costretta a ricomprare le obbligazioni, «appesantendo – si legge in una nota degli ispettori di Bankitalia che accesero un faro sulla vicenda - «la propria posizione finanziaria». Gli uomini delle Fiamme Gialle ci stanno lavorando, anche per capire cosa intendesse Giovanni Berneschi, ex patron della Carige, quando, in una telefonata intercettata, disse: «Lo Ior? Non puoi regalare da 7 a 9 milioni
al papa. Non c’entra il papa... a Bertone».
Mentre a Roma si indaga pure su una presunta estorsione subita dai Salesiani in relazione a un’eredità (l’ordine di cui Bertone è principale esponente rischia il dissesto finanziario),
lui continua a difendersi su tutta la linea. «Le operazioni sono trasparenti, sempre approvate dal cda dello Ior». I rapporti con Ratzinger restano ottimi, è ancora camerlengo, e se il suo sistema di potere vacilla alcuni uomini di sua fiducia (come il cardinal Giuseppe Versaldi e il direttore del Bambin Gesù Giuseppe Profiti, che gli suggerì di scalare il San Raffaele di Milano attraverso lo Ior) sono ancora in pista. «Aspetterò che passi anche questa», confida
ai suoi, «io, come sempre, ho la coscienza
a posto». Chissà se ce l’ha anche in merito
alla defenestrazione di Dino Boffo.