Carlantonio Solimene, Il Tempo 4/7/2014, 4 luglio 2014
GULLOTTA NON CREDE A BERLUSCONI: «SOLO PAROLE, PER I GAY NON FARA’ NULLA»
Il suo «coming out» è stato uno dei primi nel mondo dello spettacolo italiano. Leo Gullotta, attore e doppiatore, per anni tra le star più amate del «Bagaglino», dichiarò la sua omosessualità nel 1995, quando l’argomento in Italia assomigliava ancora un tabù. A quasi vent’anni di distanza aspetta ancora una legge che gli permetta di avere gli stessi diritti delle coppie etero. E, con l’aria di chi si è già scottato troppe volte, resta piuttosto scettico sul cambio di clima: «Se ne parla periodicamente - spiega - ma poi non succede mai nulla. Un Paese non cambia da un giorno all’altro».
Gullotta, cosa pensa delle parole di Berlusconi sui diritti civili degli omosessuali?
«Penso che sia tratti solo di una mossa mediatica. È difficile credere a una simile giravolta da chi per tutta la vita ha detto il contrario e si è comportato di conseguenza».
Lei ha conosciuto da vicino Berlusconi, ha lavorato a Mediaset per tanti anni.
«Io sono un artista, presto il mio lavoro ma questo non vuol dire leccare il fondoschiena. Non mi fido, questa è la verità, Magari Berlusconi avrà davvero cambiato idea, chissà, magari è stata l’età. O forse è un modo per riavvicinarsi all’elettorato dati i tempi che corrono».
Vede un clima più favorevole alle rivendicazioni omosessuali?
«Se il clima si modifica sono contento. Per ora vedo un clima di attesa e di speranza. C’è Renzi che sta lavorando e ha il consenso, è una persona che vuole guardare al futuro in modo diverso. Vedremo tra qualche mese se ci saranno risultati tangibili».
La società è pronta per l’estensione dei diritti civili?
«Per essere pronta una società lo deve dimostrare. Questo paese è stato reso omofobo, razzista, cattivo. Ci vorrà tempo. Non si possono cambiare opinioni e percorsi da un momento all’altro, soprattutto se guardiamo a tutti i fatti "pesanti" che accadono intorno a noi. È un paese malato... Io mi auguro di poter vivere sempre di più una società civile che dà diritti a tutti. Ma ci vuole del tempo. I segnali all’italiana, i politici che un giorno dicono una cosa e quello successivo cambiano idea, servono solo a destabilizzare ulteriormente i cittadini, a confonderli».
In realtà oggi c’è già una proposta in Parlamento. Prevede l’estensione di tanti diritti, fatta eccezione per l’adozione.
«Sarebbe un buon passo in avanti, lo spero. Ma non vorrei che oggi questo argomento facesse comodo e poi, come è già successo tante volte, non se ne riparli più per anni. In Parlamento stanno lavorando? Stanno discutendo? Ecco, aspetto che finiscano di discutere e che portino a galla qualcosa di concreto».
Magari è cambiata anche la sensibilità della Chiesa...
«Ecco, io credo che Papa Francesco sia il più politico di tutti. È capace di lanciare segnali straordinari, penso al messaggio sull’immigrazione, a quello sulla lotta alla mafia. Sa comunicare il bene, è une persona eccezionale».
I politici seguiranno il suo esempio?
«Mah... Se potevano essere influenzati dal Papa, si sarebbero già mossi da molto tempo».
Cosa consiglierebbe a un giovane omosessuale? Emigrare o «fidarsi» dell’Italia?
«No, non gli direi mai di lasciare questo Paese. Non bisogna vivere in "riserve indiane". Semmai gli suggerirei di credere in se stesso, di essere sereno, di confrontarsi in maniera sana con tutti. L’importante è non arrendersi e ogni tanto fare un sorriso».