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 2014  luglio 03 Giovedì calendario

DEL PORTIERE CONTANO ANCHE I GUANTI


Scrivo spesso di sport e gioco ogni settimana a calcio. Faccio il portiere, credo di essere almeno in parte ossessionato dai portieri e va a finire che spesso, quando scrivo di sport, scrivo proprio di portieri. Ho scritto di Gianluigi Buffon, di Simon Mignolet, di Nelson Dida, della storia del ruolo da William “Fatty” Foulke a Thibaut Courtois, ma non ho mai scritto di portieri della domenica, cioè in parte anche di me, di quelli a cui non vengono fornite scarpe, divisa, parastinchi e scarpe magari già con il proprio nome sopra, ma che devono girare la città, confrontare peso, materiali, consigli degli amici, prezzo.
Quando ho iniziato a giocare in porta, a 15 anni su campi di terra e sassi, badavo poco ai guanti: dovevano soltanto coprire il palmo della mano, dare quel poco di resistenza in più alle dita in modo che non si piegassero troppo, allargare il perimetro ancora della mano e offrire alla presa della palla quella resistenza, quell’ammortizzazione, quel grip che la pelle viva non sa offrire. I guanti si riassumevano, in poche parole, in “un po’ di gomma”. La gomma, o quella cosa che chiamavo gomma era fondamentale per il grip, molto più dell’ammortizzazione. È per questo che quando capitava di dimenticarsi i guanti – e a tutti i portieri amatoriali è capitato – la soluzione peggiore è quella rappresentata dai normali guanti di lana, quelli che si usano d’inverno, quelli fatti a maglia: la palla scivola in modo irrecuperabile, e anche il tiro più semplice, impossibile da bloccare, deve essere spinto a lato, lontano dall’area, dai piedi degli avversari, dall’incubo (incubo che è anche sfida, pericolosa e quindi attraente) della doppia parata, della chiamata al riflesso immediato dopo la respinta corta.
Con gli anni, con lo studio dei propri limiti e i tentativi di auto-miglioramento, l’abbigliamento è diventato parte della ricerca: se i campi in cui giocavo offrivano un terreno pessimo, dovevo scegliere i pantaloni che potessero offrire una buona protezione sulle ginocchia ma che allo stesso tempo non impedissero alle gambe di piegarsi e lanciarsi in modo completamente libero. Scarpe con cui potessi “spingere” bene, e non scivolare al momento del tuffo, verso i palloni più angolati, bassi o alti che fossero. E i guanti: ho iniziato a prestare attenzione al dorso, e non solo al palmo, perché con il dorso, con i pugni, si respingono i cross alti, i tiri centrali troppo forti, a volte le mascelle o i crani degli avversari in uscite pericolose (e le mascelle e i crani fanno male alla mano, se non è abbastanza rinforzata), e a volte ancora è l’attaccante avversario, quello che non toglie mai il piede, a colpire la palla un istante dopo che tu ci hai messo le mani sopra, durante una mischia e in presa bassa (e quindi colpisce la mano, e non la palla direttamente). Mi è capitato sempre più spesso di andare in porta con due paia di guanti: un paio di guanti-replica di Christian Abbiati, rinforzati, ultra-tecnologici, con il palmo sagomato, il polso libero, il dorso corazzato, le dita steccate per avere la mano già posizionata “a forma di pallone” e le dita impossibili da torcere all’indietro; e un paio di guanti adatti ai campi sintetici più duri, estremamente più “poveri” dei precedenti, ma con il latex (ecco come si chiama) del palmo indistruttibile. Ognuno presentava dei piccoli problemi, e sono questi problemi il motivo per cui andavo tra i pali con entrambe le paia, indeciso fino all’ultimo: se con i primi la palla si addormentava docile sulla mano, il loro peso era però eccessivo, e rallentava le mie braccia; i secondi invece, privilegiando la resistenza sull’erba sintetica (credo siano tuttora i guanti più longevi che possiedo), difettavano in grip.
Per la prima volta, la scorsa settimana, ho provato i guanti (nella foto) che userà Gianluigi Buffon in Brasile. Sono rinforzati, sono colorati (personalmente è un grande pro), eppure sono leggeri: finché dureranno, niente più doppio paio. Le caratteristiche tecniche recitano: “Palmo: 4mm Ultimate Grip / Design:
Regular Cut, classic fit / Dorso: Latex sbalzato per avere più grip nell’uscita di pugno / Polso: Polsino elastico con strap di latex / Caratteristiche: La tecnologia Twin Wrap massimizza il contatto tra latex e palla”. Ho iniziato, e perso con onore, una sfida personale con il 9 avversario, un ventenne che gioca come Robben, monopiede, capace di puntare l’uomo, fintare, accentrarsi e tirare a giro sul secondo palo. Urlavo: «Va solo a sinistra!». Quello tirava comunque, come Robben, e sempre a giro, e sempre sul secondo palo. Qualcuno l’ho parato, spingevo sulle gambe, orizzontale e parallelo al prato, in volo, aspettando il “toc” che speri arriverà della palla sul latex, a volte emettendo istintivi versi bestiali per l’inarcamento della schiena, per lo sforzo dei muscoli dorsali nell’atto completamente irrazionale di decollare. Altri – visto il risultato, molti – li ho dovuti far entrare, a malincuore. Mi è andata bene: la partita prima ne avevo presi dodici. Chiaramente è colpa dei difensori, sempre.