Stefano Montefiori, Corriere della Sera 4/7/2014, 4 luglio 2014
POLITICI E TUTTOFARE, LA RETE DI SARKOZY
I magistrati francesi hanno posto in stato di fermo, interrogato per 15 ore e infine formalmente indagato Nicolas Sarkozy perché avrebbe tentato di corrompere un giudice per avere in anticipo informazioni segrete, in particolare quanto al destino delle sue agende sequestrate dalla giustizia nell’ambito del caso Bettencourt.
Il paradosso vuole che quello sia l’unico affare dal quale l’ex presidente è stato già prosciolto. Il 7 ottobre 2013 i giudici di Bordeaux hanno dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Sarkozy: non ci sono prove che abbia abusato della debolezza della miliardaria Liliane Bettencourt per ottenere finanziamenti alla sua campagna elettorale.
Chiuso quel caso, altri sei ne rimangono aperti. Quello che risale più indietro nel tempo è l’affare Karachi, che riguarda due contratti per la vendita di navi da guerra all’Arabia Saudita e di sottomarini al Pakistan firmati, nel 1994, dall’allora ministro del Budget Nicolas Sarkozy. L’8 maggio 2002 11 tecnici francesi e 3 loro accompagnatori pachistani morirono in un attentato a Karachi, in Pakistan. A pochi mesi dagli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono, l’indagine puntò subito sulla pista terroristica, ma negli anni si è affacciata un’altra ipotesi, quella di una vendetta di intermediari pachistani per la fine del sistema di tangenti che sarebbe stato creato in Francia, tra il 1993 e il 1995, per finanziare la campagna presidenziale del premier Edouard Balladur, sostenuto da Sarkozy. In questo processo, Sarkozy è «testimone assistito», una via di mezzo tra semplice testimone e indagato.
Il secondo affare riguarda i sondaggi dell’Eliseo, commissionati dall’allora presidente Sarkozy al consigliere politico Patrick Buisson senza alcuna gara di appalto.
Il terzo caso è l’affare Tapie: nel luglio 2008 l’allora ministra dell’Economia Christine Lagarde, oggi direttrice del Fmi, con una decisione irrituale scelse di affidare a un arbitrato la questione del risarcimento dovuto dalla banca pubblica Crédit Lyonnais a Bernard Tapie per la vendita di Adidas. La sentenza fu clamorosamente a favore di Tapie, che intascò 405 milioni di soldi pubblici. I magistrati sospettano che l’Eliseo abbia voluto favorire Tapie, amico del presidente.
Quarto affare, il supposto finanziamento da parte della Libia di Gheddafi della campagna presidenziale 2007. Qui Sarkozy ha presentato denuncia contro Mediapart , il giornale online all’origine di molte delle inchieste che coinvolgono Sarkozy.
Quinto, le intercettazioni telefoniche: Sarkozy è sospettato di avere tentato di corrompere il giudice di Cassazione Gilbert Azibert.
Infine, il caso Bygmalion: anche qui c’è di mezzo una campagna elettorale, Sarkozy 2012, per la quale sarebbero state emesse fatture false. Il presidente dell’Ump, Jean-François Copé, si è già dovuto dimettere.
Ce n’è abbastanza — a seconda dei punti di vista — perché un Sarkozy ormai screditato rinunci definitivamente alla vita pubblica. O perché un Nicolas vittima dell’accanimento giudiziario torni alla politica per difendersi meglio.
Stefano Montefiori