I. B., Il Sole 24 Ore 3/7/2014, 3 luglio 2014
IL CHAIRMAN CHE HA BATTUTO LA CRISI
ROMA
Quando il 27 marzo del 2000 Jamie Dimon fu nominato chairman e chief executive officer di Bank One, la banca aveva un problema: mezzo miliardo di dollari di perdite. Dopo quattro anni sotto la sua guida, il bilancio era risanato e i conti sfoggiavano un utile da 3,5 miliardi di dollari. Nella lettera agli azionisti per illustrare i risultati 2013 del gruppo JP Morgan Chase & co, Dimon ricorda che le azioni di Bank One dal 27 marzo del 2000 - dal suo arrivo - hanno registrato una performance sul total return (+289,8% di guadagno) superiore a quella dell’indice S&P 500 (+57,3%). Altre cifre di questo tenore mostrano l’andamento più che positivo delle azioni JPMorgan Chase & co dal suo incarico di chairman of the board nel gennaio 2007. Una banca, ci tiene a rimarcarlo, che garantisce guadagni e valore per i suoi azionisti.
Dimon cita nella lettera agli azionisti il romanzo di Charles Dickens "Le due città": «era il tempo migliore e il tempo peggiore». Ecco, questo è Jamie Dimon: per macinare utili e guidare una delle più grandi banche al mondo con oltre 200 anni di storia alle spalle, che opera in 100 paesi, con oltre 21mila miliardi di dollari di asset in custodia, 413 miliardi in depositi e 1.600 miliardi di asset in gestione, bisogna esserci sempre, quando le cose vanno male e quando vanno bene, «in good times and in bad times» come dice quando parla dell’Italia.
Dal 2007 al 2014, Dimon ha fatto attraversare alla JP Morgan Chase la crisi dei mutui subprime e delle cartolarizzazioni(dal takeover di Bear Stearns risale la recente maxi-multa a operazioni strutturate), la crisi bancaria e finanziaria, la recessione, il crollo della fiducia nell’euro, la crisi del debito sovrano, il buco in bilancio provocato dalle posizioni in derivati della "balena" di Londra. La compliance (il controllo sul rispetto delle regole) sotto la sua guida è cresciuta enormemente, è divenuto uno dei reparti più strategici. I risultati del primo trimestre di quest’anno sono stati leggermente sotto le attese, con utili per 5,27 miliardi in calo del 19% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e giro d’affari in discesa del 7,7% (poco sotto i 24 miliardi): ma i tempi sono duri.
Dimon resta il banchiere più famoso di Wall Street, tra i più potenti al mondo. L’annuncio del «cancro alla gola curabile» è stato uno shock per i dipendenti e per gli azionisti della banca, per la comunità finanziaria internazionale. Ma il modo stesso in cui ha comunicato la notizia ha dato l’idea che l’unico a non essere rimasto scosso fosse proprio lui: massima chiarezza e trasparenza sul tipo di cancro, sull’esito della biopsia; trasparenza sui tempi (8 settimane di terapia) e sull’impatto per la banca nullo (business as usual), tutto andrà avanti normalmente, senza cambiamenti al vertice, senza un passaggio - neanche temporaneo - di consegne.
I. B., Il Sole 24 Ore 3/7/2014