Santo Iannò, il Fatto Quotidiano 3/7/2014, 3 luglio 2014
ATAC ROMA IL TESORO DEL SINDACO REVISORE PIÙ PAGATO DEL MONDO
Dubbi sulla continuità aziendale, cioè sulla stessa sopravvivenza, in assenza di un piano industriale e visto il mancato rispetto dei parametri finanziari. Nella relazione 2013 del collegio sindacale di Atac, la municipalizzata del trasporto pubblico di Roma, c’è il debito da un miliardo e mezzo di euro e il deficit arrivato a 219 milioni. Ma non c’è una parola su Renato Castaldo, sindaco revisore dall’emolumento record, e sulla transazione da oltre 300 mila euro di cui ha beneficiato benché l’azionista unico, il Comune di Roma, avesse espressamente dato parere negativo alla richiesta del dirigente. Il collasso economico dell’Atac è a un passo, come sanno i cittadini della Capitale colpiti quotidianamente dal taglio dei servizi di trasporto, eppure i soldi per accontentare i severi censori delle gestioni passate e presenti si trovano sempre.
Castaldo è stato presidente del collegio dei sindaci e oggi è solo sindaco revisore. Chiamato all’Atac ai tempi di Gianni Alemanno, si è messo in luce come inflessibile poliziotto. Sue, ad esempio, le scoperte sulla partita di freni pagati anche 5 mila euro in più rispetto ai costi standard e sulla “qualità censurabile degli pneumatici” montati sui bus. Il suo emolumento era normale, 60 mila euro all’anno.
Ma quando l’ordine dei commercialisti decide di rivedere il suo tariffario, Castaldo aggiorna il suo, e comincia a consegnare alla municipalizzata che è chiamato a vigilare fatture pesanti con rimborsi chilometrici e onorari: 364 euro ogni volta che si sposta nella Capitale dal suo studio di Napoli, 619 euro al giorno per indennità di trasferimento; 154 euro per ogni ora o frazione spesa tra riunioni, attività istituzionali e collegi del consiglio di amministrazione.
Alla fine il conto presentato è di 554 mila euro per tre anni. Quando l’Atac non riconosce le fatture, e si limita a versargli i 60 mila euro annui previsti nel contratto, Castaldo apre un contenzioso e per risultare più convincente chiede 913 mila euro, anziché i 373 mila delle fatture che non gli sono state pagate. Gli allora amministratore delegato e presidente, Roberto Diacetti e Roberto Grappelli, iniziano il pressing sul Comune affinché rilasci il via libera al pagamento.
Nella lettera inviata nel febbraio 2013 al direttore esecutivo del Comune, Raffaele Borriello, Diacetti e Grappelli sottolineano come l’istanza fosse “supportata da autorevoli pareri”, secondo i quali “detti pagamenti debbano essere calcolati sulla nuova tariffa professionale”.
“Il cda – scrivono ancora Diacetti e Grappelli – intende uniformarsi ai suddetti pareri, salvo diversa determinazione di Roma Capitale che si prega di far pervenire entro 10 giorni”. La risposta si fa attendere un mese, ma è durissima. Antonio Ciavarella, direttore del dipartimento Partecipazioni, e Borriello (oggi nel gabinetto del ministero delle Politiche agricole) contestano la strategia del ’silenzio-assenso’ e la giudicano “scorretta dal punto di vista delle relazioni istituzionali”. Chiedono “cautela prima di un pagamento in eccesso rispetto a quanto stabilito”.
Nel frattempo diventa sindaco Ignazio Marino e nomina al vertice dell’Atac un nuovo Ad, Danilo Broggi, che si ritrova preso tra due fuochi: da una parte Castaldo, pronto a trascinare in tribunale l’azienda, dall’altra il niet dei dirigenti di Roma Capitale.
Broggi sceglie allora la strada della transazione, anche se il suo azionista, il Comune, ha indicato con chiarezza che il compenso non può salire rispetto a quanto pattuito al momento dell’incarico, e poco conta che l’ordine dei commercialisti abbia nel frattempo alzato i tariffari. L’amministratore delegato, nell’accordo tombale, sottoscrive invece che “le inconciliabili e divergenti interpretazioni della norma potrebbero essere risolte solo da una pronuncia giudiziale che le parti intendono evitare”. E così a Castaldo, per il triennio 2010-2012, vengono liquidati 360 mila euro , solo 13 mila in meno rispetto alla richiesta iniziale, che si vanno ad aggiungere ai 180 mila già incassati. In tutto, per tre anni di collegio sindacale, fanno 540 mila euro, 180 mila all’anno. Si consideri che lo stesso Broggi, amministratore delegato dell’Atac di cui Castaldo è sindaco revisore, guadagna 67 mila euro all’anno. Non solo: i sindaci revisori di grandissime società come Eni o Telecom Italia guadagnano nell’ipotesi massima 135 mila euro all’anno.
Interpellato dal Fatto, Castaldo ha detto di non voler rilasciare dichiarazioni telefoniche, “perché spiacevoli”, e si è limitato a una puntualizzazione: “Le basti sapere che, dopo molti pareri legali, ho rinunciato al 25 per cento di quanto richiesto”. Quando ha scritto, insieme agli altri sindaci revisori, che l’Atac “senza un’inversione di rotta” rischia il fallimento, evidentemente non si riferiva a se stesso, sindaco revisore che guadagna il triplo dell’amministratore delegato.
Santo Iannò, il Fatto Quotidiano 3/7/2014